Ex giudice fallimentare condannato per falso e bancarotta ora chiede il ricalcolo delle spese processuali

1 settembre 2021 | 12:34
Share0
Ex giudice fallimentare condannato per falso e bancarotta ora chiede il ricalcolo delle spese processuali

L’ex magistrato si è rivolto al tribunale di Lucca

Ex giudice fallimentare del tribunale di Firenze, ma residente a Forte dei Marmi, condannato in via definitiva nel 2015 a 6 anni e 2 mesi di reclusione per falso e bancarotta fraudolenta ha fatto ricorso al tribunale di Lucca contro la cartella di Equitalia giustizia per quanto riguarda le spese processuali. I giudici cittadini hanno quindi ricalcolato la somma che l’ex magistrato deve pagare.

Nel processo penale era stato condannato anche a circa 440mila euro di spese processuali, ma ne ha pagate alle fine 137mila e ne dovrà pagare solo altre 5mila. Si legge infatti in sentenza del tribunale di Lucca 547/2021 a firma del giudice Anna Martelli: “Il Ministero della Giustizia riduceva la pretesa creditoria in quanto l’ufficio recupero crediti della Corte di Appello di Genova con nota in data 10 agosto 2018 aveva comunicato che, essendo emersa l’erronea indicazione delle spese relative alle intercettazioni telefoniche dal credito complessivo, come originariamente quantificato, doveva essere decurtata la somma di 300.000 euro. Il Ministero procedeva da una nuova quantificazione della pretesa creditoria decurtando dal totale delle spese processuali di euro 440.539,90 l’importo di euro 300.000,00 e detraendo dalla somma risultante l’importo di 137.581,91 euro giacente al Fug già incamerata. Il nuovo calcolo comportava quindi un credito per le spese processuali residue pari a 2957,99 euro, oltre 820,50 euro per imposta di registro ed euro 1618,50 per contributo unificato. Modificava, pertanto, parzialmente le conclusioni chiedendo di accertare che l’effettivo debito residuo era pari da euro 5.369,99”.

Il Ministero per via dell’errore di calcolo della corte d’Appello genovese è stata costretta a pagare 10mila euro di spese di lite del processo che si è svolto a Lucca per il computo finale della somma che il giudice doveva pagare. L’uomo era finito nei guai con la giustizia nel 2002 quando a seguito di un’indagine era emerso un presunto comitato di affari nel quale, hanno scritto i giudici di primo grado, i professionisti incaricati dall’uomo nelle procedure di fallimento o nei concordati “ritornavano una parte del corrispettivo al giudice”. All’origine di quel “sistema organizzato”, circondato da “un muro di omertà”, c’era, secondo il tribunale di Genova, “un progetto di vita del principale imputato, il giudice, finalizzato a ricavare una vera e propria “scalata sociale” dalla strumentalizzazione dell’ufficio”.

Il tribunale di Genova ha ricostruito lo stile di vita “non monacale” del magistrato e della sua compagna: secondo i consulenti tecnici dell’accusa, fra il 1995 e il 2002 il giudice ha guadagnato, fra stipendio e redditi collaterali, circa 790 milioni di lire, ha speso un miliardo e 833 milioni ed è riuscito a risparmiare 500 milioni. I giudici genovesi ritengono che l’ex magistrato e la sua compagna avessero conti all’estero. Ma, se veramente esistevano, non sono stati trovati. Il giudice fu condannato a 15 anni in primo grado, a 7 anni in Appello e a 6 anni e 2 mesi in Cassazione. La prescrizione ha cancellato gran parte delle 51 imputazioni iniziali. Per alcune l’ex magistrato, 66 anni, è stato assolto. Alla fine è stato condannato soltanto per un falso e per la bancarotta aggravata. Grazie al condono (3 anni), la pena effettivamente da scontare è stata di 3 anni e 2 mesi. Ma poi nel 2018 procura regionale toscana della corte dei Conti lo aveva incriminato insieme ad un altro imputato di un danno erariale di circa 6 mln di euro. L’ex giudice però venne fuori indenne da questo procedimento a suo carico e la magistratura contabile lo assolse respingendo tutte le richieste dell’accusa. Lo stesso ha in corso alcune cause con privati che ritenendosi danneggiati dai suoi comportamenti lo hanno chiamato in giudizio. Si vedrà.