Intervento “inutile e dannoso’ alla schiena: clinica condannata a risarcire il paziente

7 settembre 2021 | 14:42
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Intervento “inutile e dannoso’ alla schiena: clinica condannata a risarcire il paziente

Un intervento di stabilizzazione vertebrale aveva provocato all’uomo fortissimi dolori oltre che consistenti problemi di deambulazione e determinato la necessità di tornare sotto i ferri

Operato anni fa alla schiena per alcuni problemi alla colonna vertebrale ma per i giudici si trattò di “un intervento inutile e dannoso”, clinica cittadina condannata dal tribunale cittadino a 130mila euro di risarcimento danni nei confronti del giovane paziente lucchese.

Nel 2012 l’uomo si era ricoverato presso una clinica cittadina con la diagnosi di “steno insufficienza discale e compressione radicolare” per poi sottoporsi a un intervento chirurgico di posizionamento di barra e viti. La stabilizzazione vertebrale con viti e barre è un intervento chirurgico che punta a ottenere la stabilizzazione della colonna vertebrale ed eventualmente a risolvere la compressione delle strutture nervose quando presenti.

Per ottenere questi risultati si ricorre all’uso di mezzi di sintesi: si tratta di elementi realizzati in materiali di avanguardia utilizzati per ristabilire il giusto allineamento delle vertebre interessate. Nonostante l’intervento subito l’uomo aveva continuato ad avere fortissimi dolori oltre che consistenti problemi di deambulazione e quindi era stato visitato da un altro istituto clinico che aveva certificato: “Si osserva che permane stenosi scanalare ma soprattutto le viti craniali hanno determinato frattura del piatto vertebrale e sono nel disco”.

In conseguenza del malposizionamento dei mezzi di sintesi nell’intervento nella clinica lucchese aveva dovuto subire un ulteriore intervento riparatore, nel 2013, in un istituto lombardo, e comunque era rimasta una sintomatologia correlata a contrattura della muscolatura paravertrebrale lombare. Il tribunale di Lucca durante la causa di risarcimento danni di primo grado, iniziata nel 2016 e terminata nelle scorse settimane, ha affidato ad una equipe medica alcune perizie che sono state poi utilizzate dal giudice Anna Martelli per emettere la sentenza di condanna nei confronti della casa di cura cittadina.

“Va pertanto posto a carico del chirurgo che effettuò l’intervento del 30 aprile 2012 di aver eseguito un intervento non solo inutile (una semplice stabilizzazione, oltretutto nel caso di specie biomeccanicamente ad alto rischio con impianto “a ponte”, senza artrodesi previa apertura del canale vertebrale non è certamente il modo di trattare una stenosi lombare), ma oltretutto dannoso con produzione di danno anatomico che rapidamente si è concretizzato in crollo somatico con ovvia sintomatologia conseguenziale anche per il contestuale e progressivo, come già detto, inevitabile restringimento dei canali coniugali. Va poi considerato che in conseguenza dell’errata condotta chirurgica si determinò progressivamente il quadro clinico rachideo di oggi (costante e coatta flessione anteriore) nonché il quadro neurologico periferico con i deficit oggi presenti.  Esaminata la documentazione sanitaria in atti, visitato il periziando e sentito il parere dei ctp, riteniamo di affermare la sussistenza di profili di imperizia relativamente all’indicazione e all’esecuzione dell’intervento”.

Da qui la condanna della casa di cura cittadina a 130mila euro di risarcimento danni, più interessi e rivalutazione, nei confronti dell’uomo, più circa 15mila euro di spese legali e di giudizio. L’uomo ora dovrà essere risarcito.