“Affari” con cosa nostra e camorra, 8 anni e 8 mesi di reclusione per un 41enne

La Cassazione conferma la condanna per reati commessi tra Lucca e Napoli
Condannato definitivamente a 8 anni e 8 mesi di reclusione per diversi reati commessi tra Lucca e Napoli, considerati in continuazione tra loro dagli ermellini. L’uomo era al centro per i giudici di vicende legate a un patto tra cosa nostra e camorra. Con ordinanza depositata il 29 gennaio scorso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ascoli Piceno, quale giudice dell’esecuzione, aveva in accoglimento della richiesta presentata da Nicola Pagano, 41 anni di Caserta, riconosciuto la continuazione fra i reati di cui alle sentenze pronunciate, dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lucca e in dalla Corte appello di Napoli, passate in giudicato, determinando la pena complessiva di otto anni e mesi dieci di reclusione ed 1000 euro di multa.
E’ stato ritenuto più grave il reato giudicato dalla sentenza pronunciata dalla corte di Appello di Napoli rispetto a quello di Lucca, e la relativa pena base, comprensiva degli aumenti per la continuazione interna a quel giudizio è stata fissata, come nel giudizio di cognizione, in anni sette e mesi dieci di reclusione; per i reati giudicati dalla ulteriore condanna è stato applicato un aumento di anni uno di reclusione. L’uomo era stato condannato con sentenza definitiva nell’ambito del processo su La Paganese Trasporti, l’azienda di San Marcellino che grazie ad un accordo tra clan dei Casalesi e Corleonesi divenne monopolista nel settore del trasporto frutta dai mercati ortofrutticoli di Fondi (Latina), Aversa (Caserta), Giugliano (Napoli) e Pagani (Salerno) alla Sicilia. A processo sono stati condannati anche i capi delle due cosche, Nicola Schiavone, figlio di Francesco Sandokan Schiavone, e Gaetano Riina, fratello di Totò Riina. Pagano – che deve scontare un residuo di pena di un anno e quattro mesi – è fratello minore di Costantino Pagano, il titolare de La Paganese. I due furono arrestati nel blitz del maggio 2010 che portò in cella 68 persone per vari reati tra cui l’associazione per delinquere di stampo mafioso. A Lucca era stato condannato per un reato satellite, dal gip in abbreviato. Ora la Cassazione ha stabilito la pena totale che dovrà espiare. Non è l’unico procedimento che vede alla sbarra cittadini campani a Lucca. Gli intrecci da certi ambienti criminali e la Lucchesia sono da anni al centro di indagini e di tutte le ultime relazioni della Dia.