Canapa modificata geneticamente per aumentare il thc, confermato il maxisquestro a un floricoltore versiliese

30 novembre 2021 | 17:02
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Canapa modificata geneticamente per aumentare il thc, confermato il maxisquestro a un floricoltore versiliese

L’uomo è finito al centro di una complessa indagine internazionale: 2,5 tonnellate di prodotto trovate nella sua disponibilità

Confermato il maxi sequestro di canapa sativa a un floricoltore della Versilia.

Il provvedimento di sequestro era stato disposto dagli inquirenti della procura di Lucca nell’ambito di un’indagine riguardante un presunto traffico internazionale di sostanze stupefacenti, organizzato da soggetti di nazionalità italiana e spagnola, che acquisite sul territorio toscano inflorescenze e sementi di basso contenuto di thc (canapa sativa), poi le avrebbero commercializzate in Olanda e Spagna allo scopo di reintrodurle nuovamente in Italia dopo la modifica genetica effettuata proprio in quei paesi.

Una complessa e delicata inchiesta dei magistrati cittadini tuttora in corso che vedrebbe coinvolte persone italiane e straniere. In particolare al 47enne la guardia di finanza su ordine della procura aveva sequestrato nella sua abitazione, oltre ad una serie di documenti, 134,2 chili di infiorescenze con rami, 1063,55 chili di infiorescenze pulite e 1349 chili di infiorescenze con rami già essiccate, per un totale di circa 2 tonnellate e mezzo di canapa sativa.

Oltre al procedimento giudiziario in corso, coperto dal più stretto riserbo, l’uomo ha prima richiesto al tribunale di Firenze e poi alla Corte di Cassazione il dissequestro della canapa ma anche gli ermellini hanno respinto la sua istanza condannandolo anche a 3mila euro di ammenda.

I giudici di piazza Cavour nel sottolineare che nel merito delle ipotesi accusatorie l’uomo potrà difendersi solo nel prosieguo dell’iter giudiziario a suo carico, per quanto riguarda il sequestro hanno rimarcato la correttezze dei giudici di Lucca e di Firenze nel respingere la richiesta di dissequestro. Si legge infatti nella sentenza della Cassazione dei giorni scorsi: “Sulla base di tali principi, il tribunale ha correttamente affermato la legittimità del provvedimento di perquisizione e sequestro impugnato, implicitamente ritenendo, con argomentazione non resa con violazione di legge, che il citato decreto ministeriale del dicastero delle politiche agricole alimentari e forestali del 23 luglio 2020 che ha menzionato la canapa sativa inflorescenza destinata ad usi estrattivi tra le piante officinali, non abbia affatto mutato il quadro normativo, secondo cui permane la rilevanza penale dell’attività di vendita sul libero mercato di estratti dalle inflorescenze di canapa sativa destinati al consumo ed aventi effetti droganti”.

Alla base delle ipotesi dell’accusa l’uomo farebbe parte di un’organizzazione che modifica geneticamente la canapa sativa. Questa evoluzione genetica è il risultato di un procedimento conosciuto con il termine molecular farming ovvero l’uso di piante transgeniche finalizzato ad ottenere una produzione su larga scala di prodotti modificati. Il procedimento di modifica genetica è lo stesso che viene seguito per le normali piante (da frutto e non) di cui si alimenta l’essere umano, con l’obiettivo di fortificarne la fibra e ingrandirne le dimensioni.

Conoscendo infatti il gene, o i geni, responsabili della produzione di thc e inducendone la sovraespressione, è stato possibile selezionare piante a bassa concentrazione e farle diventare successivamente ad alta concentrazione di thc. In alcuni recenti studi del ministero della salute, infatti, stato certificato un aumento considerevole del principio attivo contenuto nelle sostanze: per la marijuana si passa dallo 0,5-1 per cento della pianta non geneticamente modificata al 10-15 per cento di quella ogm, mentre per l’olio di hashish il thc giunge ad una soglia che oscilla addirittura, sempre secondo il ministero, tra il 20 e il 50 per cento.

Le ipotesi sono al vaglio della magistratura. L’inchiesta sulla canapa ogm prosegue.