Morto Enrico Pieri, uno degli ultimi superstiti della strage di Sant’Anna di Stazzema

10 dicembre 2021 | 18:36
Share0
Morto Enrico Pieri, uno degli ultimi superstiti della strage di Sant’Anna di Stazzema

Aveva 87 anni ed era malato da tempo: era presidente dell’associazione dei martiri

Morto Enrico Pieri, uno degli ultimi superstiti della strage di Sant’Anna di Stazzema.

Aveva 87 anni ed era malato da tempo. Pieri (nella foto con il presidente Sergio Mattarella) aveva donato all’associazione Martiri Sant’Anna di Stazzema la sua casa d’infanzia, la stessa in cui erano stati sterminati 11 componenti della sua famiglia (genitori, due sorelle, nonni, zii e cugini).

Pieri e Verona

“Nella grande tristezza che oggi ci opprime – questo il ricordo del Parco della Pace e del sindaco Maurizio Veronaquello che possiamo fare è ringraziare Enrico per tutto ciò che ha fatto per Sant’Anna di Stazzema e per un mondo più giusto. Ci sentiamo tutti più soli oggi, ha lasciato un vuoto incolmabile”.

Il sindaco di Stazzema, la giunta e tutto il parco nazionale della pace di Sant’Anna esprimono un profondo dolore e si stringono alla famiglia nel cordoglio.

“Enrico è stato un testimone, ma è stato molto di più – si legge nel ricordo – È stato un uomo che con il suo operato, nel silenzio delle sue amate montagne, ha saputo essere simbolo di un luogo, di un pensiero, di un futuro possibile. Un futuro chiaro nella sua mente, perché chiara era la sua visione di un’Europa forte, stabile, antifascista, un’Europa più umana, di pace e dialogo fra i popoli, di solidarietà fra le persone. Non poteva esserci strada diversa per Enrico, nessuna alternativa era possibile per chi come lui aveva vissuto i drammi delle guerre. Aveva 10 anni, Enrico, quel 12 agosto 1944 quando, nascosto nel sottoscala di casa, assistette al massacro di tutta la sua famiglia per mano dei nazifascisti. E da quello spettacolo osceno, che nessun bambino dovrebbe mai nemmeno immaginare, è proseguita una vita fatta di lavoro, di impegno, di coerenza, di insegnamento. “Ero rimasto solo, ho perso tutta la mia famiglia”: così cominciava il racconto della sua vita, davanti agli sguardi commossi delle migliaia di giovani e adulti che hanno avuto il privilegio di poter ascoltare le sue parole a Sant’Anna di Stazzema. “Della mamma non ricordo la voce”, diceva, quasi a farsene una colpa. Ricordava la fame e le tessere annonarie per i generi alimentari. Ricordava le secchie di rame che utilizzava per andare a prendere l’acqua, ricordava la sua scuola, dove si andava con un pezzo di legno portato da casa per riscaldarsi. Quella scuola dove il fascismo li portava, bambini, ad inneggiare al Duce e al Re, “Vinceremo, Vinceremo, Vinceremo”. Quella scuola che oggi è il museo che ricorda la strage e porta avanti quotidianamente attività di educazione alla libertà e alla democrazia“.

““Per tutta la vita la notte ho sognato che dovevo sempre fuggire, ero inseguito. Avevo un rifugio, dove andavo a pascolare le pecore. Lo usavo per nascondermi, come nel sottoscala. E mi svegliavo” – prosegue la nota – Ma Enrico non è fuggito. La vita lo ha portato a lavorare ed impegnarsi in Svizzera, per 35 anni, dove ha cresciuto il suo unico figlio, Massimo. Una volta tornato in Italia, non si è mai stancato di testimoniare, di mantenere la memoria di quello che era successo.  Le sue parole, il suo racconto, sono state un esempio limpido di quanto valore civile e prescrittivo possa assumere la memoria, soprattutto per i più giovani. Enrico era in grado, nel suo racconto, di metterci dentro un’intera esistenza, di trasmetterla attraverso l’emozione, a rendere il passato presente, il ricordo un vissuto. Aveva un effetto fortissimo su chi l’ascoltava, non solo a recepire gli insegnamenti del passato, ma una spinta ad agire, a raccogliere il suo testimone, a farsi testimoni delle sue parole”.

“Ma Enrico sapeva parlare con la stessa forza anche del presente – ricorda Maurizio Verona – Sindaco di Stazzema e Presidente del Parco nazionale della pace – A Sant’Anna e negli altri luoghi della memoria si è scritta la Costituzione, si è fondata l’Europa, diceva. Esprimeva tutta la sua preoccupazione per la rinascita dei nazionalismi in Europa, per una politica che troppo spesso si fa populista, che non sa opporsi con decisione a rigurgiti fascisti, che dimentica lo spirito liberale e democratico con cui è stata scritta la Costituzione. Enrico Pieri è stato per tutti noi un insegnamento, un vivo esempio di come, soprattutto oggi, i valori democratici ed antifascisti possano e debbano guidare la vita ed il pensiero degli uomini. Ci sentiamo tutti più soli, ha lasciato un vuoto incolmabile”.

“Mai nel suo racconto – prosegue la nota – una parola di odio, nemmeno verso gli uomini che compirono quei massacri. L’orrore stava nell’ideologia, in quel pensiero malato che contagiò milioni di persone. Da Enrico solo messaggi di solidarietà e riconciliazione. Commovente fu l’abbraccio con l’allora presidente della Repubblica Napolitano, al sacrario di Sant’Anna. Enrico fu artefice di quell’incontro storico, nel quale i Presidenti della Repubblica di Italia e Germania resero omaggio alle vittime della strage. Molti e importanti sono stati i riconoscimenti pubblici alla sua testimonianza e al suo impegno ad educare “cittadini consapevoli”. Nel 2011 il parlamento europeo gli aveva riconosciuto il premio quale Cittadino europeo. dell’anno.  Nel 2020 è stato insignito dell’onorificenza di cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Federale di Germania, insieme a Enio Mancini. Nello stesso anno ha ricevuto il riconoscimento dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana “per l’impegno, di tutta una vita, a favore della tutela della memoria, della diffusione della conoscenza storica e della difesa dei principi alla base della convivenza democratica”. Ma i riconoscimenti più belli Enrico li ha certamente ricevuti dai giovani, dai tantissimi ragazzi a cui voleva ostinatamente parlare. Se una scuola saliva a Sant’Anna, Enrico lasciava il suo lavoro nei campi, nel suo uliveto, e saliva, instancabile, con la sua ape. E parlava, con la voce spezzata ancora una volta dall’emozione, e ricordava, e spronava, metteva in guardia dalle ideologie e dai nazionalismi. Per questo Enrico resterà sempre vivo, nella memoria e nei pensieri di tantissime persone. Quello che lascia a tutti noi, come i tanti testimoni di quel periodo, è un grande patrimonio. Adesso tocca a noi, cittadini consapevoli, trovare i modi giusti per non disperderlo. Grazie Enrico per quello che ci hai dato e per quello che continuerai a dare”.

Così lo ricordano il sindaco Bruno Murzi e l’amministrazione comunale di Forte dei Marmi: “Un giorno tristissimo per tutti, ci ha lasciato un grande uomo, un uomo giusto che ha dedicato la sua vita a tramandare la memoria di Sant’Anna, a combattere le ingiustizie e soprattutto a credere nella forza del cambiamento delle nuove generazioni. Grazie Enrico per quello che hai insegnato a tutti noi”.

“Perdiamo un pezzo di memoria: una persona che sapeva parlare ai giovani di un dramma e di una barbarie come la strage che nazisti e fascisti consumarono a Sant’Anna di Stazzema il 12 agosto 1944 ma anche illuminarli sull’importanza di sentirsi ed essere europei. Era instancabile e senza dimenticare sapeva guardare al futuro e all’Europa”. Così il presidente della Toscana Eugenio Giani commenta la scomparsa di Enrico Pieri, superstite e testimone, a dieci anni, di uno delle stragi più efferate consumate dai tedeschi in ritirata durante la Seconda guerra mondiale. Quella mattina, nel paese di Sant’Anna allora diviso in più borghetti, soldati guidati da fascisti della Versilia soffocarono infatti in poche ore 560 vite per poi dare quasi tutto alle fiamme: 394 saranno alla fine le vittime identificate.

Enrico Pieri, a gennaio di undici mesi fa, con la pioggia a tintinnare sopra le spalle, lo raccontava dal monte di Sant’Anna che si affaccia sul mare della Versilia ai ragazzi delle scuole toscane nel Giorno della memoria, quello che ricorda la liberazione del campo di Auschwitz. Oggi Enrico Pieri, 87 anni, insignito nel 2020 commendatore all’Ordine al merito della Repubblica, se n’è andato. Era malato, ma fino all’ultimo ha voluto essere in prima linea.

“La vita e l’insegnamento di Enrico Pieri ci spronano ad un impegno ancora maggiore per la salvaguardia e la trasmissione della Memoria, in particolare rivolti alle giovani generazioni: un impegno a ricordare ciò che è stato, a non dimenticare il periodo più buio e vergognoso della storia affinché mai più possa ripetersi – commenta l’assessora regionale alla cultura della memoria Alessandra Nardini -.E delle energie che in questo ha profuso  voglio ringraziarlo”.

Aveva dieci anni Enrico Pieri quel 12 agosto 1944 e riuscì a sopravvivere, unico della famiglia. Ai ragazzi del Giorno della memoria ricordava come 130 giovani come loro, che con la guerra

nulla centravano, furono trucidati sulla piazza davanti alla chiesa del paese. Odio, violenza e devastazione. Chiudersi in se stessi o covare rancore sarebbe stata la reazione più naturale. E sette anni più tardi Pieri infatti emigrò.

“Ma arrivato in Svizzera – ripeteva spesso – capii che non si doveva e non si poteva più odiare. Mi resi conto che la Germania era troppo importante per l’Europa e che eravamo tutti europei: figli di un’Europa nata proprio a Sant’Anna, a Marzabotto o nei campi di concentramento”. Una lezione di vita, che non vuol dire dimenticare: anzi, tutt’altro. Trentadue anni dopo essere emigrato Enrico è infatti tornato a Sant’Anna, ha ricucito lo strappo con un luogo dove ogni pietra gli ricordava dolore e il suo impegno si è profuso nel raccontare, quasi ogni giorno da primavera fino all’estate, ciò che è stato ai tanti giovani in visita. Guardando sempre al futuro e all’Europa. Un insegnamento che rimarrà.

Sergio Mattarella lo aveva nominato commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, mentre la Repubblica Federale Tedesca lo aveva insignito del cavalierato. Nella sua vita non si è mai risparmiato a divulgare nelle scuole quanto accaduto il 12 agosto del 1944 a Sant’Anna di Stazzema: per non dimentare le barbarie naziste e il dolore di chi ha perso i suoi cari.

“La scomparsa di Enrico Pieri mi addolora moltissimo. Con le sue parole e con i suoi gesti concreti ci ha trasmesso la testimonianza di quell’eccidio. Sta a noi tramandarne la memoria e rendere per sempre onore a quelle centinaia di vite uccise per mano nazista”.
Così Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega, sulla morte di Enrico Pieri, che era sopravvissuto alla Strage di Sant’Anna di Stazzema.

A ricordarlo anche il presidente della Provincia, Luca Menesini: “La nostra eredità, oggi, è questa: continuare a raccontare i drammatici fatti di quegli anni e continuare a raccontare che la libertà è certamente un fatto personale, ma è anche un fatto collettivo. Non siamo liberi se facciamo quello che vogliamo, siamo liberi quando facciamo ciò che è giusto per noi stessi e per gli altri. È necessario meno individualismo e maggiore senso di collettività. Grazie Enrico, per la tua testimonianza. Terremo alta la bandiera della libertà e della memoria”.

L’ultima volta che ho visto Enrico Pieri è stato il 25 aprile, a Stazzema, nel luogo dove i nazifascisti avevano commesso una delle loro stragi più tremende. Come ogni anno Enrico ha voluto raccontare ai giovani quello che è stato l’orrore della strage di Sant’Anna, dove lui è miracolosamente sopravvissuto nascondendosi sotto la scala mentre i nazifascisti ammazzavano i sui genitori, le sue sorelle, i suoi nonni. La sua scomparsa, oggi, mi riempie di dolore e lascia a tutti noi un’eredità e un dovere morale enorme: raccogliere il testimone della memoria e continuare a raccontare affinché quell’orrore non si ripeta mai più”. Con queste parole, scritte in post su Facebook, il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo, commenta la morte di Enrico Pieri.

Anche l’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Lucca esprime il suo profondo cordoglio per la scomparsa di Enrico Pieri.

“Superstite della strage di Sant’Anna di Stazzema del 12 agosto 1944 – si legge in una nota – Enrico aveva dieci anni quando le SS tedesche entrarono in paese uccidendone la popolazione. Il giovane Enrico, dal rifugio di un sottoscala che gli avrebbe permesso di sopravvivere, fu testimone della strage che gli portò via tutta la famiglia.  Nei decenni che seguirono, Enrico ha tenuto viva la memoria del tragico evento, passando la sua vita a trasmettere la testimonianza di quanto accaduto a Sant’Anna e portando avanti i valori di pace, uguaglianza e giustizia sociale propugnati dall’Europa unita nata dalle ceneri della Seconda guerra mondiale”.

“Il suo indefesso impegno – spiega l’Isrec – era stato premiato appena poche settimane fa dal Presidente Sergio Mattarella, che il 29 novembre scorso lo aveva insignito dell’onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica. L’istituto e tutti i suoi soci si uniscono nel dolore ai familiari e a tutti i suoi cari, ai quali vanno le più sentite condoglianze”.

Cordoglio anche dal deputato del Pd, Umberto Buratti: “Quando parlava, Enrico, si ascoltava, in silenzio. Erano sufficienti poche parole perché arrivasse al cuore della gente. Era sufficiente la sua presenza per capire che si aveva la fortuna di incontrare una persona straordinaria, in grado di trasmettere i valori fondanti della nostra Costituzione in poche e semplici parole che arrivavano dritte dentro di noi. Enrico è stato un vero uomo di pace e come tale lo ricorderemo. La sua missione era di stare in mezzo ai giovani per raccontare la storia della strage di Sant’Anna di Stazzema e farli riflettere sul presente e sul futuro. Ai ragazzi raccontava anche la sua esperienza da emigrante in Svizzera, dove per tanti anni ha vissuto e lavorato, con le difficoltà e le discriminazioni che subivano spesso gli italiani, invitando alla riflessione sulle migrazioni di questa epoca. Enrico era profondamente europeista e ogni volta ricordava che se in Europa abbiamo oltre settant’anni di pace, lo dobbiamo anche ai martiri di Sant’Anna così come a tutti i martiri della Seconda Guerra Mondiale. Adesso l’impegno da parte di tutti, cittadini e cittadine, associazioni ma soprattutto istituzioni di ogni livello, comune, Regione, Stato, deve essere ancora più forte, ancora più deciso, ancora più concreto. Raccogliamo il testimone e l’insegnamento di Enrico e dimostriamo di meritarlo. Un grande abbraccio e le più sentite condoglianze alla moglie Fiorenza e al figlio Massimo, che Enrico, da emigrato in Svizzera, decise di far studiare in una scuola tedesca. Perché, come diceva, ‘non si può odiare la Germania. L’odio non porta da nessuna parte e la Germania è troppo importante per l’Europa’”.

Sono giorni tristi per tutti noi. Enrico Pieri ci ha lasciato”, afferma il senatore di Forza Italia Massimo Mallegni.

Lui – prosegue Mallegni – che è stato testimone involontario della Strage di S’Anna di Stazzema, lui che ha visto trucidare i suoi cari e i suoi amici e tanti tantissimi altri tra donne e bambini, ci ha lasciato. Nella sua lunga vita ha portato la sua testimonianza a tanti giovani, ha trasmesso la voglia di non dimenticare e la necessità di ricominciare. La sua vita è stata un dono per tutti noi e noi dobbiamo proseguire con la sua missione. Ciao Enrico che la terra ti sia lieve”.

Cordoglio anche da Emanuele Filiberto di Savoia: “A nome anche di mio padre e mio personale desidero rivolgere ai familiari di Enrico Pieri, alla città di Stazzema, decorata di Medaglia d’Oro per la Resistenza in Versilia, le nostre più sincere condoglianze per questa grave perdita. Un uomo che ha saputo perdonare i carnefici del suo popolo e della sua intera famiglia, che ha combattuto le discriminazioni nei confronti degli italiani all’estero, coltivando sempre il sentimento della pace. Il suo continuo pensiero per l’educazione dei giovani alla democrazia ne ha fatto un fulgido esempio di amore e rispetto verso gli altri esseri umani, ma soprattutto un maestro del saper perdonare. Uomo della riconciliazione che in modo fermo, deciso, energico e vigoroso ha portato avanti, con un atteggiamento all’avanguardia, un chiaro messaggio di accettazione, di integrazione e di pace. È stato, infine, simbolo di quella sana e orgogliosa resilienza italiana, negli anni che videro migliaia di nostri compatrioti migrare in cerca di lavoro. Alla famiglia Pieri e alla città di Stazzema il mio sincero e commosso saluto”.

“Ci piace pensare – scrive invece l’Anpi di Capannori – che Enrico sia ancora con noi, dentro noi e ci ricordi ogni giorno che commemorare non vuol dire ricordarsi di un qualcosa un giorno l’anno, ma al contrario ricordarci ogni giorno ciò che lastoria ci ha insegnato. Di Pieri – ricorda il segretario dell’Anpi di Capannori – mi piace ricordare un episodio, vissuto in prima
persona come docente. Otto anni fa andai con la classe terza in cui insegnavo storia a S. Anna di Stazzema. Volevamo far toccare con mano a queste ragazze e a questi ragazzi le vicende drammatiche della Seconda Guerra Mondiale e questa ci sembrò la locazione giusta. Dopo aver visitato il sacrario e il museo fummo accolti nella saletta convegni proprio da Enrico Pieri.
Per un’ora e un quarto rimanemmo tutti come rapiti dal racconto di Enrico: parole drammatiche che raccontavano una tragedia inimmaginabile. Una storia vera che lui aveva vissuto e che ci restituiva con una capacità narrativa che ogni “storico” vorrebbe possedere. In tanti anni di insegnamento non avevo mai visto una classe così attenta, interessata e alla fine anche commossa.Enrico li aveva approcciati con semplicità e serenità, ma gli aveva fatto una lezione di storia straordinaria. Alla fine fu sommerso di domande e non esitò a rispondere, spiegare e ad accompagnare. Quando uscimmo io e la collega lo ringraziammo e qui un’altra grande lezione: fu lui a ringraziarci per aver portato la classe a S. Anna, per aver contribuito alla memoria e al ricordo. Questo era Enrico Pieri, un uomo generoso che ha cercato fino alla fine di richiamarci alla memoria, quella vera. Per questo tutta l’Anpi di Capannori nelle persone della presidente Giulia Volpi, del vice presidente Francesco Cerasomma, del segretario Enea Nottoli, di tutto il direttivo e di tutti gli affiliati e simpatizzanti, si sente di stringersi alla famiglia di Enrico Pieri e di ringraziarlo per tutto quello che ci ha insegnato e ci continuerà ad insegnare”.