Galleria coperta e lavori ‘social’ a S. Concordio, nessun reato
Il gip accoglie la richiesta di archiviazione proposta dal pm dopo l’esposto dei comitati
I lavori per la sistemazione delle aree verdi e per la realizzazione della Galleria coperta a San Concordio non sono stati eseguiti in difformità allo strumento urbanistico, né tanto meno nell’area oggetto dei progetti dei quartieri social si sarebbero verificati depositi illeciti di rifiuti. Il giudice per le indagini preliminari di Lucca, Simone Silvestri, ha infatti accolto la richiesta di archiviazione, avanzata dallo stesso pm Enrico Corucci, che aveva aperto un fascicolo dopo l’esposto presentato da Clara Mei a nome del comitato Per San Concordio e degli Amici del porto di San Concordio, lo scorso 10 febbraio.
Le ipotesi di reato formulate nell’esposto andavano a vario titolo dalla truffa allo smaltimento illecito di rifiuti per i lavori dei quartieri social. Nell’esposto denuncia erano stati tirati in ballo l’architetto Maurizio Tani, all’epoca dei fatti in qualità di dirigente del Comune di Lucca, difeso dall’avvocato Carlo Di Bugno che secondo i comitati avrebbe avallato la conformità urbanistica dei progetti, l’architetto Marco Del Monte, che ha firmato il progetto preliminare di riqualificazione, assistito dall’avvocato Maurizio Campo e Matteo Pizzarani, amministratore della società Avola società cooperativa, assistito dall’avvocato Marica Martinelli, il quale era stato incaricato di lavori per la scarificazione e riqualificazione della strada.
Nell’esposto il comitato aveva ipotizzato la realizzazione di opere non conformi alle norme del regolamento edilizio “previa la loro falsa dichiarazione di conformità” in modo che – aveva sostenuto il comitato – il Comune avrebbe beneficiato di un ingente finanziamento statale. L’altra questione sollevata nell’esposto ipotizzava il “deposito incontrollato di rifiuti costituiti da asfalto proveniente dalla scarificazione del manto stradale”.
Nello specifico il comitato ipotizzava “la realizzazione di opere non conformi alle norme del regolamento urbanistico”, per la realizzazione della galleria coperta. Non solo. Nell’esposto era stato anche ipotizzato un deposito di inerti nell’area dei chiariti. Tutte ipotesi che non hanno trovato conferma dalle indagini e dagli interrogatori disposti dal pubblico ministero che ha chiesto l’archiviazione del caso. Una richiesta accolta dal gup: “La richiesta del pm – si legge nell’archiviazione – merita accoglimento proprio per le valutazioni attinenti l’elemento soggettivo dei reati di falso e abuso di ufficio, oltre che per l’insussistenza del reato ambientale”. “Dalle indagini, spiega il gip Silvestri – non sono emersi elementi sufficienti a sostenere in giudizio la responsabilità penale degli indagati in ordine ai reati loro ascritti”.
Caso chiuso? Il comitato, come ormai noto, ha fatto opposizione all’archiviazione per quello che riguarda l’ipotesi dei presunti reati ambientali.