Rientro in classe tra i banchi vuoti, i dirigenti: “Così la situazione è ingestibile”
La fotografia degli istituti che questa mattina (7 dicembre) hanno ripreso le lezioni in presenza: il 30-40% in meno a causa del covid
Almeno uno studente assente in ogni classe con aule che arrivano a contare il 60% dei banchini vuoti. È questo il riassunto del primo giorno di scuola dal rientro delle vacanze negli istituti superiori del territorio che hanno suonato oggi (7 gennaio) la prima campanella.
Tradite quindi le speranze di un auspicato ritorno alla normalità con le lezioni in presenza, che i dirigenti avevano chiesto a più voci di ritardare almeno di un paio di settimane. Se prima delle festività si contavano sulle dita delle mani gli alunni e i docenti assenti per positività o per quarantene legate a contatti stretti, adesso non basta una pagina di una cartella di posta per contenere le richieste di attivazione di didattica a distanza.
All’Itc Carrara in ogni classe ci sono almeno due o tre alunni in dad per motivi legati al Covid con il 10/15 per cento dei docenti a casa perché in isolamento. Al liceo Vallisneri un’ottantina di studenti non hanno risposto all’appello questa mattina, così come 4 collaboratori e 18 docenti, assenti per positività, ferie e malattia o, in due casi, sospesi perché non in regola con l’obbligo vaccinale. Una situazione che rischia di peggiorare di ora in ora: solo stamani sono più di trenta le richieste di attivazione della dad arrivate alla segreteria dell’istituto. Nelle stesse condizioni anche il ritorno a scuola in centro storico: al Passaglia sono una cinquantina gli alunni che non sono tornati in classe insieme a quattro professori mentre al Machiavelli ogni aula conta in media il 30/40 per cento dei banchini vuoti con picchi del 60 per cento. Numeri approssimativi, certo, ma che fotografano un quadro ben diverso da quello di dicembre.
“Quando siamo andati in vacanza avevamo 5 o 6 casi – ricorda la dirigente del Carrara Alessia Bechelli -. Adesso in media ci sono due o tre alunni a casa per positività o per motivi legati al Covid in ogni classe, che si sommano alle assenze delle quali non sappiamo il motivo. In tanti infatti non rientrano per paura o perché non possono prendere i mezzi di trasporto pubblici. Nonostante questo stamani siamo riusciti a fare lezione in modalità mista, adottando solo qualche piccola variazione di orario, ma gennaio sarà un mese importante per capire quanto potrà essere sostenibile un quadro di questo tipo”.
“Riceviamo moli di segnalazioni di positività: il contagio è aumentato tantissimo più che altro tra i ragazzi, tanti dei quali non sono ancora vaccinati. In ogni classe abbiamo in media il 30/40 per cento delle persone in meno – aggiunge la dirigente del liceo Machiavelli Emiliana Pucci, appena rientrata da far lezione in una classe con 17 assenti -. Tutte le scuole sono nella stessa situazione, alla quale si aggiungono le criticità legate all’impossibilità di alcuni dal 10 gennaio di prendere un mezzo di trasporto perché senza green pass rafforzato”.
A complicare il tutto si aggiungono anche i tanti punti interrogativi legati alle nuove disposizioni per le quarantene scolastiche, annunciate ma non ancora pubblicate in gazzetta ufficiale e che prevedono, negli istituti superiori di primo e secondo grado, l’autosorveglianza per un caso di positività, la didattica a distanza solo per chi ha finito il ciclo vaccinale da più di 120 giorni o da meno di 14 nel caso di due positivi in aula e la dad per tutti con tre studenti positivi. Una regola difficile da mettere in atto, così come sottolineano all’unisono le dirigenti scolastiche degli istituti in questione, perché la scuola non è tenuta a chiedere ai propri alunni il certificato di avvenuta vaccinazione.
“Non è ancora chiaro come dobbiamo comportarci per gestire i casi di positività a scuola – sottolinea la dirigente del liceo Vallisneri Maria Rosaria Mencacci -. Dopo quindici giorni di vacanze oggi ci troviamo con classi dove ci sono anche sei casi di ragazzi contagiati fuori dal contesto scolastico per i quali abbiamo applicato la didattica a distanza mentre gli altri sono tornati a fare lezione in presenza. In tanti ci chiedono di attivare la dad perché contatti stretti di positivi e per i quali a rigor di legge non sarebbe prevista la quarantena se vaccinati ma che dobbiamo comunque accogliere in quanto non possiamo chiedere loro il certificato di avvenuta vaccinazione”.
“Se dall’Asl non riceviamo più alcun tipo di comunicazione, perché le aziende sanitarie in questo momento non riescono più a tracciare a causa del dilagare del contagio, noi ci troviamo le mani legate in una situazione paradossale – aggiunge la dirigente del Passaglia Maria Pia Mencacci -. È difficile far capire all’esterno quanto possa essere complicata e difficile da gestire la situazione sia a livello sanitario, sia a livello burocratico. Spero che al più presto vengano date indicazioni in questo senso, anche perché solo oggi, su 46 classi, non ce n’era una nella quale non ci fosse almeno uno studente a casa perché positivo”.
Tutti motivi che hanno spinto in questi giorni i dirigenti lucchesi a sottoscrivere l‘appello nazionale per chiedere al governo di rinviare l’inizio delle lezioni. Appello rilanciato questa mattina (7 gennaio) anche dall’Associazioni nazionale presidi ai microfoni di Radio Toscana.
“Una parte dei docenti è in quarantena, un’altra parte è in isolamento e poi c’è una minima parte di sospesi dal lavoro perché non erano in regola con l’obbligo vaccinale. Il grosso problema per molti presidi è mettere in classe i docenti, per questa ragione molti di loro e la mia stessa associazione avevamo chiesto di procrastinare l’avvio delle lezioni, non tanto per la gravità della situazione epidemiologica, ma per le enormi difficoltà organizzative che ci troviamo ad affrontare – ha detto Alessandro Artini, referente toscano dell’Associazione nazionale presidi -. Per quanto riguarda i docenti la possibilità di trovare supplenti è sempre più difficile perché fino a qualche tempo fa, per esempio, in Toscana venivano a lavorare molti professori del sud, ma attualmente vi sono delle regioni come la Sicilia che sono loro stesse sprovviste di supplenti. Per questo è difficile far funzionare la macchina della scuola. Avevamo detto di procrastinare l’inizio delle lezioni per svolgere determinati compiti, come uno screening di massa e promuovere la vaccinazione nella fascia degli alunni più giovani”.