Il figlio accusa il padre: “E’ stato lui a sparare al vigile del fuoco”

20 gennaio 2022 | 11:46
Share0

Il 44enne trasferito in carcere, l’anziano ex carabiniere è ai domiciliari. Atteso l’esito del test Stub per capire chi ha premuto il grilletto

“Non ho sparato io”. Gianluigi Ragoni lo ha ripetuto agli agenti del commissariato di Viareggio e agli investigatori della squadra mobile, fin da quando è salito sulla volante, dopo l’irruzione del Nocs nell’abitazione di via Bohéme a Torre del Lago, da cui erano stati esplosi due colpi da una pistola detenuta illegalmente, uno dei quali ha ferito un vigile del fuoco che con altri colleghi cercava di aprire la porta d’ingresso dell’appartamento dove si trovavano padre e figlio per consentire l’esecuzione dell’accertamento sanitario obbligatorio nei confronti del 44enne.

A fare il punto sulla vicenda che ieri (19 gennaio) ha tenuto in ostaggio un’intera via dalle 14 del pomeriggio a pochi minuti prima delle 22, questa mattina (20 gennaio), è stato il questore di Lucca Alessandra Faranda Cordella con il dirigente del commissariato di polizia di Viareggio Luigi Larotonda e il capo della Mobile Luca Scolamiero.

Dopo una giornata di estenuanti trattative, è proprio lui, il figlio, adesso, ad accusare il padre Adelmo, un ex carabiniere in pensione di 90 anni: “E’ stato mio padre a sparare con la pistola”, ha detto il figlio Gianluigi. Parole che dovranno trovare tuttavia le necessarie conferme. Conferme che arriveranno al massimo tra un paio di giorni dall’esito dell’esame Stub, per individuare la polvere da sparo, eseguito sia sul figlio che sul padre.

Il 44enne, nel frattempo, è stato trasferito al carcere di Massa mentre il padre si trova agli arresti domiciliari, a causa dell’età avanzata. Entrambi però sono accusati di tentato omicidio e di detenzione abusiva dell’arma, una Galesi 1930 calibro 6,35 caricata con sei proiettili, due dei quali esplosi e gli altri 4 trovati ancora in canna. L’interrogatorio di garanzia è stato fissato per entrambi domani pomeriggio (21 gennaio) e verrà effettuao in videoconferenza.

“E’ stata una fortuna che sia stata utilizzata una pistola vecchia e di piccolo calibro – ha spiegato il questore – . Con un’altra arma forse avremmo avuto una tragedia. Il pompiere è stato fortunato”. Pistola vecchia, piccolo calibro, e anche i colpi, due, sparati attraverso la porta, hanno salvato il vigile del fuoco, che se l’è cavata con una costola rotta e una prognosi di 1o giorni.

L’arma, che è stata sequestrata dopo il blitz e sarà sottoposta agli accertamenti balistici del caso, è stata trovata in camera da letto, dopo che erano falliti i lunghi tentativi di mediazione con il 44enne, gestiti sul posto dall’agente Martina Di Vincenzo e dal sostituto commissario Roberto Femia.  I due poliziotti hanno infatti stabilito con il figlio Gianluigi un “contatto”, parlandogli, e mettendolo in una condizione di fiducia, come “negoziatori”. Più volte l’uomo è infatti uscito sul balcone a mani alzate, come in apparente segno di resa, calando una sorte di secchio attaccata ad una corda con dentro documenti e bollette. Ore di trattative, dove l’uomo ha alternato momenti di calma ad urla, con minacce di sparare a chiunque si fosse avvicinato e di uccidersi.

“Mi fido solo della guardia di finanza”, ha ripetuto più volte Ragoni, e la poliziotta che lo ha intrattenuto si è finta finanziere, assicurandogli, mentre lo intratteneva, che l’Aso sarebbe stato sospeso. Questo mentre i Nocs, arrivati sia in elicottero, atterrato al campo sportivo di Torre del Lago, che con mezzi su gomma, preparavano l’irruzione, facendo anche un sopralluogo sul tetto mentre l’uomo era sul terrazzo. Tra le richieste avanzate dall’uomo anche quella che venissero chiusi tutti i reparti psichiatrici d’Italia.

Un tentativo di mediazione encomiabile, ma, purtroppo,  rivelatosi vano. Fino a quando attorno alle 21,47 è scattato il blitz con due bombe assordanti fatte esplodere dalle “teste di cuoio”, l’uomo che è rientrato in casa e i Nocs che sono entrati placcandolo a terra.

Il pm titolare del fascicolo di indagine è la dottoressa Lucia Rugani, mentre padre e figlio sono entrambi difesi dall’avvocato Gianluigi Coletta del Foro di Pisa. Per tutti è due l’accusa è di tentato omicidio e detenzione illegale di arma. 

Il figlio Gianluigi si era reso protagonista di un fatto simile anche nell’ottobre scorso, in occasione di un altro tso, ma come precisato dal dirigente del commissariato di polizia di Viareggio all’epoca non aveva sparato, e nell’abitazione non erano state trovate armi. 

Ancora al vaglio degli inquirenti le dichiarazioni del figlio in merito alla pesante accusa lanciata nei confronti dell’anziano padre che, a suo dire, avrebbe sparato al vigile del fuoco, visti i suoi precedenti psichiatrici, infatti, le parole, al momento, restano poco attendibili. Una certezza su chi ha materialmente premuto il grilletto arriverà solo dopo gli esiti degli esami dello Stub.