Piede amputato dopo l’incidente in via Fermi, per la Cassazione il risarcimento non è congruo

Condannata in via definitiva la donna che era al volante dell’auto che ha investito il pedone. La suprema corte ordina di rideterminare l’indennizzo in sede civile
Investito a pochi metri dal luogo di lavoro aveva perso parte della gamba a seguito di amputazione. La donna alla guida dell’auto è stata condannata definitivamente per lesioni colpose gravi. L’Inail lo ha risarcito con circa 500mila euro più una rendita vitalizia ma la cifra non è stata ritenuta sufficiente dai giudici e in altra sede avverrà il conteggio definitivo del danno.
Una vicenda iniziata una mattina di agosto del 2014 e conclusa nei giorni scorsi con la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato definitivamente una donna per lesioni colpose gravi, con violazione di norme sulla circolazione stradale, più la condanna in solido con la compagnia di assicurazione per risarcire l’Inail che nel frattempo ha erogato 536mila euro più un vitalizio all’uomo vittima dell’incidente stradale.
Il 53enne (all’epoca 45enne) è stato investito dalla signora alla guida della sua auto mentre stava andando a lavorare. A seguito del terribile incidente, a pochi metri dal luogo di lavoro, l’uomo ha perduto la gamba sinistra all’altezza della caviglia, amputata per le gravissime lesioni riportate in seguito all’investimento avvenuto in via Fermi a Castelnuovo di Garfagnana. Il dipendente di una ditta di revisioni auto stava percorrendo a piedi quel tratto di strada per andare a lavoro quando è stato letteralmente travolto dalla donna, coetanea e anche lei di Castelnuovo. Durante il processo è emersa la responsabilità della donna che non avrebbe rispettato i limiti di velocità e quando si è trovato davanti l’uomo non sarebbe riuscita perciò ad evitarlo. Da quella tragica mattina l’uomo nonostante i tentativi dei sanitari di salvargli la gamba è stato costretto all’amputazione dell’arto, perdendo per sempre il piede destro. Da allora ha dovuto subire altri interventi e cure mediche per la protesi che da quel momento è stato costretto ad utilizzare per condurre una vita più o meno normale.
L’Inail è intervenuta tempestivamente a seguito del processo di primo grado a risarcire l’uomo e a concedergli anche una rendita fissa mensile vitalizia e ora sarà a sua volta rimborsato dalla compagnia assicurativa. La cifra tra l’altro, come si legge nella sentenza della Cassazione, non è stata ritenuta sufficiente a risarcire l’uomo ma il conteggio definitivo avverrà in sede civile. “Con valutazione corretta e non sindacabile in questa sede le somme erano state ritenute non idonee a soddisfare le esigenze di prevenzione e riprovazione del reato. Ed è noto che i giudice può escludere l’avvenuto integrale risarcimento del danno perfino qualora la persona offesa abbia giudicato congrua la somma offerta dall’imputato, accettando l’offerta risarcitoria”.
La donna è stata anche condannata alle spese processuali e a 3mila euro di ammenda.