Tentato omicidio ad Altopascio dopo l’esclusione dalla chat Whatsapp, confermata la condanna per due

Carcere per 4 anni e 5 anni e 4 mesi per i due fratelli di origine albanese che nel 2016 mandarono in coma un giovane all’epoca 24enne
Due minuti e mezzo di pura violenza ripresa dalle telecamere di un banca di Altopascio, condannati definitivamente a 4 anni e a 5 anni e 4 mesi per tentato omicidio, due fratelli di origini albanesi. Lo ha stabilito la corte di Cassazione che ha dichiarato inammissibili i due ricorsi confermando le condanne della corte d’Appello di Firenze e del tribunale di Lucca. Per i giudici i due fratelli avevano cercato di uccidere nel 2016 un cittadino di origini rumene per l’esclusione da un gruppo di Whatsapp. La vittima anni fa era stata massacrata di botte in via Cavour ed era rimasto a terra dopo il colpo di un cacciavite affondato nel cranio per dieci centimetri ed era rimasta due mesi in coma, ricoverato all’ospedale di Cisanello.
La brutale aggressione
Le telecamere di sorveglianza della strada riprendono la gang di albanesi in azione: scendono dalle macchine già armati. Impugnano tirapugni, cacciaviti e un punteruolo con cui, sostiene l’accusa, di accaniscono poi contro il cugino del 17enne, che si era fatto accompagnare sul posto dal parente e dal padre per paura di ritorsioni. Anche lui, insieme al genitore, è stato preso a calci e a pugni dalla banda. L’aggredito con grande coraggio ha tentato di difendere entrambi, ma è stato preso di mira. La banda si è accanita proprio contro di lui e quando era a terra uno dei due arrestati, ritengono i carabinieri, lo ha colpito con il punteruolo al cranio. Il giovane allora 24enne è rimasto a terra, poco dopo soccorso da un’ambulanza chiamata dall’amico 17enne e dal padre, anche loro malconci ma non in gravi condizioni. La banda nel frattempo si era già dileguata.
Le indagini
In pochi minuti due pattuglie dei carabinieri sono sul posto e iniziano le indagini. Gli investigatori ascoltano alcuni testimoni che collaborano e forniscono elementi che fin da subito consentono ai carabinieri di dare un volto e un nome ai due principali assalitori, i due fratelli in manette e considerati dagli inquirenti gli organizzatori della spedizione punitiva.
La Cassazione
“In conclusione, entrambi i ricorsi, per le ragioni illustrate, vanno dichiarati inammissibili, dal che discende la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e, in assenza di ipotesi di esonero, al versamento di un’ulteriore somma in favore della Cassa delle ammende, che si stima equo fissare in euro tremila”. Il caso giudiziario è chiuso definitivamente.