La società elettrica gli chiede un conguaglio di 10mila euro, ma il contatore è manomesso e il giudice dà ragione al cliente
La sentenza lucchese ha dato ragione alle doglianze di un utente lucchese residente in Versilia
Tre conguagli per un totale di circa 10mila euro, relativi a bollette della luce. Questa la scioccante scoperta con la quale un paio di anni fa un signore di Lucca, ma residente in Versilia ha dovuto fare i conti, anche letteralmente.
L’uomo cerca di capire cosa sia potuto mai accadere ma ha la coscienza a posto e si sente relativamente tranquillo. Pensa ad un errore e inizia un carteggio con la compagnia che gli eroga la luce elettriae senza sospettare all’epoca di dover finire in tribunale per vedere riconosciute le sue ragioni. E soltanto ieri (9 febbraio) il giudice Anna Martinelli, del tribunale di Lucca, ha finalmente posto fine, dopo alcuni anni, a questa incredibile vicenda che si stava trasformando in una vera e propria odissea.
L’uomo infatti non era riuscito in nessun modo a convincere il gestore che doveva esserci una sbaglio in quelle esorbitanti bollette e solo in sede di opposizione al decreto ingiuntivo ricevuto nel frattempo è riuscito a dimostrare la totale assenza di motivazioni valide per un maxi bolletta del genere. In aula, infatti, è venuto fuori che il contatore posto su pubblica via era stato danneggiato da qualcuno ma tale danneggiamento non aveva portato a nessun aumento dei consumi reali di luce elettrica, anzi erano rimasti pressoché invariati negli anni, sia precedenti sia successivi al fatto. La società, invece, rimasta contumace durante il procedimento, a seguito di controlli esterni al contatore aveva ipotizzato un consumo di circa 10mila euro in più di luce, basandosi solo su ciò che indicava il contatore (manomesso e danneggiato) e non sui reali consumi. L’uomo ha poi fatto eseguire tali verifiche e portato in aula tutta la documentazione ed è riuscito alla fine a far luce sull’accaduto.
Si legge infatti in sentenza: “L’opponente eccepiva l’infondatezza della pretesa creditoria che trae origine da una verifica effettuata che aveva rilevato una manomissione del contatore dell’abitazione a seguito della quale la società aveva emesso tre bollette con le quali forfettariamente aveva chiesto il pagamento dell’energia presuntivamente prelevata nei cinque anni antecedenti la verifica. L’opponente deduceva, infatti, che non solo il contatore era posto sulla pubblica via e all’interno di un vano contatore aperto e pertanto manomettibile da chiunque, ma che anche da una valutazione comparativa tra le bollette tanto del periodo precedente quanto del periodo successivo a quello contestato non risultava emergere nessuna variazione anomala nel regime dei consumi con conseguente insussistenza di un danno sofferto dalla società erogatrice. Il tribunale, definitivamente pronunciando, respinta ogni contraria domanda, eccezione o istanza accoglie l’opposizione e per l’effetto revoca il decreto ingiuntivo; condanna la parte opposta al pagamento delle spese di lite in favore di parte opponente che liquida in 1618 euro euro oltre Iva e spese generali e perizie”.
Il caso che aveva tolto un po’ il sonno all’uomo che non aveva affatto consumato tutta quella energia elettrica si può dire concluso perché con queste motivazioni anche una eventuale causa di merito volgerebbe quasi sicuramente a suo favore.