Svela le intercettazioni in corso a un indagato, degradato sottufficiale della Guardia di finanza

17 febbraio 2022 | 13:12
Share0
Svela le intercettazioni in corso a un indagato, degradato sottufficiale della Guardia di finanza

Il Tar ha respinto il ricorso contro il provvedimento. Il militare era già stato condannato dalla Corte dei Conti a rifondere le spese per aver reso inutili le indagini

Da maresciallo capo della guardia di finanza a soldato semplice. Questa la fine delle vicenda dell’ex sottufficiale delle fiamme gialle, 52 anni di San Miniato, dopo il percorso giudiziario a suo carico.

L’uomo era stato accusato e poi condannato, sia in primo grado a Lucca sia in secondo grado a Firenze, a due anni di reclusione per rivelazioni di segreto d’ufficio perché avrebbe informato un suo amico imprenditore versiliese di indagini a suo carico e avrebbe consigliato allo stesso di evitare di parlare al telefono perché sotto intercettazione. Nel 2020 poi la sentenza della Cassazione che, confermando le ipotesi accusatorie, riteneva però estinto il reato per sopravvenuta prescrizione. Ma la Guardia di finanza che nel frattempo lo aveva sospeso dopo la pronuncia degli ermellini ha ripreso in mano la sua pratica stabilendo la perdita del grado per rimozione a seguito di procedimento penale, perché la prescrizione non è una sentenza assolutoria ma solo appunto estintiva rispetto alle ripercussioni di tipo penale.

La sanzione della guardia di finanza prevede che d’ufficio la persona venga “ridotta” a soldato semplice in una caserma del ministero della difesa della regione in cui vive. L’uomo dopo essere stato condannato anche dalla Corte dei Conti lo scorso anno a pagare gli oneri sostenuti dal corpo della Guardia di finanza per gli emolumenti corrisposti ai militari impegnati nella effettuazione delle intercettazioni, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali, circa 8mila euro più interessi e spese legali, aveva proposto ricorso al Tar contro la perdita del grado. I giudici amministrativi fiorentini però hanno respinto le sue istanze.

Si legge infatti nella sentenza del Tar di Firenze pubblicata ieri (16 febbraio): “Il ricorso deve essere, in parte, dichiarato irricevibile per tardività ed in parte respinto, in quanto infondato nel merito. La sanzione irrogata non risulta essere caratterizzata da quei “macroscopici profili di abnorme distonia fra condotta e sanzione” rilevabili in giudizio e come, in definitiva, risulti del tutto rispettosa del principio di proporzionalità; si tratta, infatti, di una sanzione espulsiva del tutto adeguata alla gravità del comportamento tenuto dal ricorrente (tentativo di rivelare notizie acquisite durante l’attività di servizio ad un soggetto sottoposto a controlli) e che, per quanto limitato ad una sola occasione, si manifesta come del tutto idoneo a determinare l’applicazione della più grave delle sanzioni”.

L’uomo quale pubblico ufficiale in servizio al nucleo di polizia tributaria della provincia di Lucca, secondo i giudici, ed in quanto tale incaricato dello svolgimento di indagini relative ad intercettazioni telefoniche in un procedimento penale che riguardava una società lucchese, ma con interessi anche e soprattutto in Versilia, era stato accusato dai giudici cittadini “di essersi avvalso, per procurarsi indebito profitto patrimoniale, di notizie d’ufficio le quali avrebbero dovuto rimanere segrete”, informando l’imprenditore della necessità “di non effettuare comunicazioni a mezzo di due utenze telefoniche a lui intestate ed entrambe sottoposte ad intercettazione e di averlo informato sia tramite un biglietto sia tramite un carabiniere”. Da lì la condanna estinta per rivelazioni di segreti di ufficio e nient’altro.

Il caso al momento è chiuso, sotto i diversi profili, a meno di appello al Consiglio di Stato e con differenti pronunciamenti. Si vedrà.