Isolato dai compagni dopo essere guarito dal covid, il calvario di un bambino: “Maltrattato e messo da parte”

La denuncia di una famiglia: “Gli hanno gettato addosso l’igienizzante come se dovesse lavarsi dal peccato di aver contratto il virus”
L’igienizzante per le mani gettatogli addosso dai suoi coetanei, “quasi per lavarsi dal peccato” di aver contratto il coronavirus e nessun invito ad una festa di compleanno organizzata dai compagni di banco per festeggiare un amico. E, soprattutto, un “isolamento” che per un bambino lucchese di appena 9 anni, è continuato anche in classe, quando ormai era guarito.
“Piccoli vili atti di bullismo”, racconta la madre che per ovvie ragioni ha chiesto di rimanere anonima. La donna ha trovato però il coraggio di far conoscere la storia del bambino, per sensibilizzare le famiglie e mettere da parte atteggiamenti irrazionali e ingiustificati nei confronti della pandemia.
“L. ha 9 anni ed ha un’unica colpa, se così si può definire: aver avuto il Covid. No, non è una fiaba, anche se una morale alla fine c’è, è cronaca cruda e vile dei nostri giorni, perché ci fa capire che il più contagioso e pericoloso virus non è quello che sta condizionando la nostra vita da più di due anni, ma un altro, ben più duro a morire, quello dell’ignoranza – afferma la mamma -, della cattiveria e del pressapochismo”.
“Questa vicenda poco piacevole, per usare un eufemismo, è accaduta proprio qui nel comprensorio lucchese, tra i banchi di una scuola primaria, proprio lì dove si formano le vite e le coscienze. Il bimbo in questione contrae il Covid – afferma – nulla di particolarmente impossibile in questo periodo, data l’alta contagiosità della variante Omicron, accetta con dispiacere e rassegnazione l’esito positivo del tampone, l’isolamento, le cure casalinghe, le videochiamate e la Dad come unico mezzo di comunicazione e di istruzione. L. vive piuttosto serenamente la sua prigione dorata, scandendo il tempo tra compiti, tamponi e qualche serie tv, aspettando con ansia il ritorno alla vita reale. Arriva finalmente il fatidico tampone negativo: è finita, può tornare finalmente a scuola e riprendere, così, gli abbracci di cui tanto aveva bisogno. Quel lunedì di rientro in classe che tanto desiderava, seppur confortato dall’affetto delle maestre, non risulta proprio come se lo aspettava”.
Sono iniziati qui infatti i problemi: “Si avvicina ad uno dei suoi migliori amici per stringerlo finalmente, ma il piccolo si allontana affermando: ‘stai lontano da me, me lo ha detto mio padre, tu hai il Covid e devo starti distante almeno un metro’. Con gli occhi pieni di lacrime L. risponde: ‘Io non ho più il Covid, sono guarito’. Anche gli altri compagni assumono un atteggiamento piuttosto diffidente, L. soffre in silenzio. Nei giorni successivi non solo l’isolamento, ma piccoli, vili atti che rasentano il bullismo: l’igienizzante tirato addosso per lavarlo dal peccato del Covid, le voci di una festa di compleanno a cui lui non sarà invitato, su richiesta di alcuni genitori, perché lui ha il Covid, nonostante un tampone negativo che ne certifica la guarigione”.
Il bambino soffre, piange e racconta tutto ai suoi genitori. “L’indignazione della famiglia è grande, vengono informate le maestre – raccontano – che la condividono e fanno un appello alla classe per far capire che il loro compagno non ha più il Covid, che non rappresenta il Covid e che il Covid o qualsiasi altra malattia al mondo può capitare a chiunque e che non fa di una persona un elemento da rifiutare, semmai da avvicinare e supportare più forte che mai. L. ha versato tante lacrime, ma ora sta meglio perché si è sentito finalmente coccolato e protetto, si metterà tutto alle spalle, come il Covid stesso, ma non bisogna dimenticare questa vicenda, piuttosto sensibilizzare il più possibile, perché ogni forma di discriminazione va condannata, perché i bimbi sono innocenti ed ingenui, piccoli vasi ancora da riempire di nozioni e buoni esempi, ma se suffragati dalla leggerezza e dall’ignoranza di chi li ha messi al mondo, possono diventare essi stessi piccoli mostri di superficialità e di pregiudizi. Facciamo del nostro meglio per consegnare al futuro una bella umanità, di cui andare fieri. Le scuole e le famiglie, insieme, possono farlo, avendo la meravigliosa possibilità di spargere quei semi che domani diventeranno frutti”.