E’ anziano e denutrito ma sparisce dal suo recinto: il proprietario del cane condannato al risarcimento

23 febbraio 2022 | 15:13
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E’ anziano e denutrito ma sparisce dal suo recinto: il proprietario del cane condannato al risarcimento

Per il giudice deve pagare le spese all’associazione che lo ha trovato e curato mentre restano un mistero le circostanze della “fuga” dell’animale

Il suo canescappa dal recinto di Lucca e viene ritrovato la sera del giorno dopo in un parcheggio di un supermercato a Massa e Cozzile. Il proprietario lucchese è stato così condannato dal tribunale di Pistoia, in funzione di appello, a risarcire l’associazione animalista che nel frattempo se ne era preso cura e lo aveva anche fatto operare da un veterinario.

Sono tanti i punti poco chiari di questa vicenda ma l’uomo è stato condannato anche in secondo grado a pagare circa 2mila euro alla onlus e 1600 euro di spese legali. Così ha stabilito in sentenza il giudice Elena Piccinni del tribunale pistoiese che ha sostanzialmente confermato la precedente pronuncia del giudice di pace.

Qualche anno fa il cane era riuscito a scappare, a detta del suo padrone, dal recinto dove era in genere custodito a Lucca e la sera successiva era stato poi ritrovato da un cittadino che lo aveva notato accucciato in un parcheggio di un noto supermercato della zona a Massa e Cozzile. Da l’intervento delle forze dell’ordine e poi dell’associazione animalista. Il cane, anziano, appariva malconcio, denutrito e inappetente e grazie alle cure ricevute ha successivamente ritrovato la salute. Solo dopo alcuni giorni e a seguito anche di un’operazione il veterinario si è reso conto di un tatuaggio identificativo dal quale si è riusciti poi a risalire al padrone. Ne è venuto fuori un contenzioso giudiziario nel quale è stato sentito anche lo stesso padrone del cane che ha affermato davanti ai giudici di aver presentato denuncia per la sparizione del suo cane e che non sapeva spiegarsi il motivo della sua fuga o di altro.

Non sono emerse prove in giudizio di un eventuale rapimento del cane né di un suo abbandono da parte del padrone e quindi il cane gli è stato restituito ma a quel punto si poneva la questione relativa alle spese che l’associazione aveva dovuto sostenere per curare il cane, visto che ora si era capito che aveva un regolare padrone, altrimenti la stessa associazione si sarebbe fatta carico di tutte le spese come sempre. L’uomo però si rifiuta di pagare e quindi è stato inevitabile proseguire il giudizio fino al secondo grado per una sentenza di condanna al pagamento. Una storia che pone molti interrogativi irrisolti perché la verità giudiziaria si fonda solo sulle prove raccolte e che poi emergono in aula, la verità reale non sempre corrisponde e altre volte restano tante domande senza risposta ma tant’è. La speranza è che ora il cane stia bene e venga accudito come merita dopo i traumi subiti. Al cane infatti è stata asportata la milza a seguito di qualche forte contusione che per motivi ignoti lo aveva colpito e di cui era rimasto vittima. Si legge in sentenza: “Dunque, si deve confermare il fatto che la condotta dell’associazione sia stata perfettamente in linea con le disposizioni legislative regionali in materia di tutela degli animali provvedendo al mantenimento e alla cura del cane, ponendo in essere i necessari interventi salva-vita. Così come si deve pienamente concordare con il fatto che, dal momento che il padrone ha deciso di riprendere il cane (come da verbale di riconsegna in atti), egli è tenuto al pagamento delle prestazioni. Il tribunale rigetto l’appello del padrone”.

Il giudice in sentenza ha dato anche atto di alcune dichiarazioni inattendibili da parte di alcuni testimoni e di alcune discordanze nei racconti sia delle parti sia di alcuni testi ascoltati in aula che però non è stato possibile verificare. Il caso giudiziario si è concluso.

(La foto è d’archivio)