Le mani della mafia sulla Toscana, allarme per la possibile nascita di cosche locali foto video

Nel rapporto su corruzione e criminalità l'analisi dei fenomeni: occhio vigile sui fondi per il Pnrr. Le organizzazioni gravitano intorno allo spaccio di stupefacenti e al sistema dei rifiuti

Corruzione e criminalità in Toscana, presentato oggi (1 marzo) nella sala Tobino di Palazzo Ducale il quinto rapporto realizzato dalla Scuola Normale superiore di Pisa per la Regione Toscana. La relazione, come le precedenti realizzate gli scorsi anni, offre uno spaccato della situazione relativa alle infiltrazioni e alla presenza di mafie sul nostro territorio e di fenomeni di corruzione.

mafia in toscana

Come già evidenziato negli anni passati, anche la Toscana non è esente a problemi in questo senso ed in particolar modo sull’infiltrazione mafiosa. Quest’anno, particolare attenzione alla situazione relativa al Covid, che rende più vulnerabili le nostre aziende, con un occhio particolare verso i fondi del Pnrr che potrebbero invogliare anche i vari sodalizi criminali.

“L’impegno della Regione Toscana è costante e viene da anni, non a caso è promotrice del rapporto sui fenomeni di corruzione e criminalità – dichiara la consigliera regionale Valentina Mercanti – L’impegno si è ulteriormente intensificato in relazione a due fattori, il periodo da cui stiamo uscendo, quello del Covid, che rendeva le aziende del territorio più vulnerabili e la fase espansiva verso cui ci stiamo avviando, penso in particolar modo ai fondi del Pnrrr. Le iniziative come quella di oggi le ritengo fondamentali, perché fanno parlare del fenomeno in sé, perché anche il nostro territorio purtroppo non è immune dai fenomeni malavitosi. Dobbiamo cercare di diffondere questo rapporto il più possibile, cercando un dialogo costante con le forze dell’ordine e i nostri amministratori, perché si crea cultura della legalità solo con la buona politica. Buona politica fatta da risposte ai cittadini, risposte in tempi rapidi, servizi sociali che funzionano e luoghi accoglienti. Questi sono i veri anticorpi perché queste persone non si radichino nel nostro territorio, parlarne sensibilizzare e coinvolgere la cittadinanza e questo è lo scopo del lavoro che facciamo oggi”.

“Grazie a tutti i presenti per essere qui e per la sensibilità rivolta a questo genere di temi, che comprendono deviazioni e che certe volte si cerca anche di non vedere fino infondo – dice l’assessore regionale con deleghe alle attività produttive, credito, turismo e commercio, Stefano Ciuoffo – Alcuni generi di mafie, quattro in particolare, sono presenti sul nostro territorio e si sono dimostrate particolarmente interessate agli investimenti, nel gergo chiamate infiltrazioni, mi riferisco per lo più a camorra e ‘ndrangheta. In particolar modo la Toscana è interessata, non tanto dalla presenza di personaggi riconducibili alla criminalità organizzata, ma piuttosto dai così detti fenomeni di infiltrazione. In questi anni il monitoraggio delle aziende è stato costante, anche per il settore tessile, che rappresenta un’eccellenza della Toscana. I fenomeni più gravi legati alla criminalità organizzata sono il traffico di sostanze stupefacenti e la gestione dei rifiuti. Il primo interessa in particolare il porto di Livorno, mentre per il secondo, le mafie si avvantaggiano dalla mancanza di un piano regionale dei rifiuti. Un elemento che crea spazio all’infiltrazione di criminalità organizzata. In Toscana abbiamo un fenomeno di mimetismo delle mafie, le persone che le rappresentano oggi si si vestono in giacca e cravatta e sono esperti in economia, in alcuni casi non sono neanche consapevoli per chi stiano lavorando”.

“Altro tema importante a cui la Regione cerca di dare una risposta è la confisca di beni sequestrati alle mafie – conclude –. Dare nuova vita a questi patrimoni è un impegno che deve coinvolgere tutti, ma non sempre è semplice perché anche gli amministratori locali si trovano in difficoltà, non avendo il denaro necessario per poter intervenire. La Regione Toscana in proposito si impegna a fornire 1,5 milioni di euro ai sindaci che sono in grado di rispondere alla richiesta di reinserimento dei beni sequestrati. La Regione metterà a disposizione per questo scopo 5 milioni di euro dilazionati in tre anni”.

Altro tema importante sono le gare d’appalto, specialmente adesso che stanno per arrivare i fondi del Pnrr: “Volevo porre l’attenzione sul momento che stiamo vivendo, caratterizzato da una ripresa economica che in parte è spinta dai fondi del Pnrr – spiega il presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini -. Proprio per questo ci vuole molta attenzione e contemporaneamente si ha la necessità di accelerare nell’approvazione di certi lavori per poter accedere ai fondi. Per farlo occorre semplificare le gare di appalto. Il Governo in più occasioni ha tentato di farlo ma poi durante le votazioni non c’è stato il coraggio necessario. Con l’arrivo dei fondi, il nostro lavoro di amministratori, nel controllo deve essere ancora più efficace e occorre attrezzarsi per questo momento delicatissimo”.

Andrea Bigalli referente di Libera Toscana spiega che oltre all’infiltrazione mafiosa, piano piano, in Toscana inizia a farsi più pressante la presenza di vere e proprie cosche di malavitosi: “Oltre alla classica infiltrazione di criminalità organizzata che ha caratterizzato anche gli altri rapporti sulle mafie e la corruzione in Toscana, oggi è stato apprezzato anche un radicamento sul nostro territorio – avverte -.Questo vuol dire che siamo vicini anche alla nascita di cosche locali che qui sono nate. Si tratta di un processo che ha già investito e investe tutt’ora anche altre regioni, come Emilia Romagna, Veneto, Lazio e non potevamo sperare di poter rimanere immuni. Il rapporto oggi presentato è un primo passo per conoscere quello che sta accadendo per prenderne visione e per far si che chi ne ha l’autorità, si impegni per fermare”.

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