Maxi traffico di cocaina destinata alla Versilia, condanne definitive

1 marzo 2022 | 13:30
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Maxi traffico di cocaina destinata alla Versilia, condanne definitive

I giudici hanno contestato ai 24 imputati anche l’associazione a delinquere

Mega traffico di cocaina tra la Calabria, la Liguria e la Toscana, la Cassazione scrive la parola fine confermando tutte le pene agli imputati.  Anche la Lucchesia nelle carte processuali.

Processo Santa Fe, così fu chiamato all’epoca dagli inquirenti la maxi operazione che ora ha portato a 24 condanne definitive per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; il blitz della Dda di Reggio Calabria era scattato nel giugno del 2015. Insieme alla guardia di finanza avevano partecipato alle indagini pure la Dea americana e la Guardia Civil spagnola. Nel corso dell’operazione erano state sequestrate 5 tonnellate di droga per un valore di un miliardo di euro) nei porti di Gioia Tauro, Genova, Livorno e Vado Ligure, quali snodi per l’arrivo della cocaina importata dal Sud America. Ma nelle carte del maxi processo e della sentenza definitiva della suprema corte di Cassazione oltre alla Toscana c’è anche la Lucchesia, (Viareggio e la Versilia) che sempre più spesso compare ormai nelle sentenze degli ermellini quando si parla di droga e di mafie in Toscana.

La corte d’Appello di Reggio Calabria aveva già riunito i ricorsi per le 21 persone giudicate col rito abbreviato e le altre tre processate col rito ordinario. Delle 34 persone arrestate in 10 sono uscite indenni dal maxi processo tra assoluzioni e proscioglimenti. Le pene più alte ai leader dell’organizzazione, secondo i giudici, Giuseppe e Vincenzo Alvaro entrambi condannati a 20 anni di reclusione. Per la magistratura antimafia, infatti, tutto il business ruotava intorno alle cosche di ‘ndrangheta della Locride e dell’area tirrenica e, in particolare, tra gli Aquino-Coluccio di Marina di Gioiosa Ionica e le cosche Alvaro di Sinopoli e Pesce di Rosarno. Personaggio chiave dell’indagine sarebbe Giuseppe Alvaro, di Sinopoli , arrestato dai finanzieri in una delle sue abitazione del Mugello in Toscana.

Gli ordini dei coordinatori delle varie operazioni per fare arrivare dal Sudamerica la Cocaina in Italia arrivavano agli uomini distribuiti nelle tre regioni italiane tramite dispositivi blackberry e chat criptate che usavano anche server stranieri, canadesi in particolare, per sfuggire agli investigatori. In Toscana, secondo la Cassazioni, gli uomini dell’organizzazione furono rintracciati a Viareggio. La cocaina arrivava al porto di Livorno e poi veniva caricata su diverse autovetture e mezzi per poi essere stoccata, tagliata e immessa sul mercato regionale. Stesso modus operandi per la Liguria e la Calabria. La droga poi finiva in tutta Italia e in parte d’Europa.

Scrivono gli ermellini in sentenza: “Dal contenuto delle conversazioni captate si ha avuto contezza della perfetta sinergia che i diversi soggetti (ognuno nello svolgimento del proprio ruolo) hanno posto in essere, nonché della fitta trama di rapporti tra acquirenti e fornitori dello stupefacente, per non dire poi della sistematicità e della professionalità dimostrata nel trattare ingenti partite di droga. Tutti elementi che denotano una significativa e non usuale capacità a delinquere, nonché una elevata pericolosità sociale da parte degli indagati”. Gli inquirenti dopo aver intercettato e decifrato le chat hanno iniziato a seguire gli imputati e i loro spostamenti e per quanto riguarda la Toscana l’organizzazione aveva scelto Viareggio. Si legge infatti in sentenza: “I giudici della cognizione, dopo aver spiegato il sistema di localizzazione di precisione (positioning) del dispositivo Blackberry, assumono che gli spostamenti del dispositivo radiomobile associato al nickname Poldo, da Sant’Eufemia D’Aspromonte in Toscana, coincidevano con quelli effettuati in data dall’ autovettura Kia. Si è appurato che la vettura in questione era stata rintracciata poi in Viareggio. Da un’altra conversazione in chat intercorsa tra imputati si apprende che il primo utente, localizzato generalmente in Sant’Eufemia di Aspromonte, doveva raggiungere il secondo proprio nella città Viareggio dove si organizzavano le logistiche degli sbarchi di cocaina a Livorno. Sulla scorta delle visure dei sistemi di localizzazione satellitare, infatti, i mezzi usati da alcuni imputati si trovavano in una zona ricompresa tra Viareggio, la Versilia e il confine con la Liguria”. Un’organizzazione che non lasciava nulla al caso, ben coordinata e con uomini e mezzi dislocati nelle zone vicino ai porti di arrivo dello stupefacente. La Cassazione ha scritto ora l’ultima parola sull’ennesimo traffico di droga che vede coinvolta la Lucchesia nel business organizzato per lo sbarco della cocaina nel porto di Livorno da parte dei potenti clan di ‘ndrangheta, e non solo. Non si vedono ma ci sono.