La bella vita del super boss di cosa nostra in Versilia: “Per Carnevale eravamo sempre lì”

9 marzo 2022 | 15:45
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La bella vita del super boss di cosa nostra in Versilia: “Per Carnevale eravamo sempre lì”

Le dichiarazioni rese ai giudici durante il processo confermerebbero la presenza di Graviano e Messina Denaro tra Forte e Viareggio poco prima degli arresti

Nel processo sulle stragi del ’93, e precisamente a caccia dei mandanti occulti, riaperto dalla Dda fiorentina nel 2017, e nel processo di secondo grado denominato ’Ndrangheta stragista, in svolgimento a Reggio Calabria, la novità reale, al di là di quello che emergerà e diventerà verità processuale, è rappresentata dalle molte dichiarazioni di alcuni pentiti e di due persone che invece non sono collaboratori di giustizia ma hanno il loro “peso”, e uno di questi è addirittura Giuseppe Graviano, il super boss di cosa nostra.

Graviano è stato ascoltato sia in aula sia in interrogatorio dalla Dda di Firenze e dai colleghi dell’antimafia calabrese. I verbali sono momentaneamente secretati ma ciò che invece sta dicendo in udienza è di pubblico dominio, così come alcune rivelazioni di collaboratori di giustizia. La Lucchesia, come abbiamo già documentato in altri articoli, viene fuori spesso nei due processi per via della Versilia, dove sia i fratelli Graviano sia il super latitante Matteo Messina Denaro hanno trascorso le ultime settimane prima di essere arrestati, i primi, e a ridosso della sua latitanza il secondo.

I giudici a caccia di tutti i tasselli mancanti non sottovalutano nessuna traccia anche se non possono nemmeno prendere per oro colato tutto ciò che viene detto da parte di uomini molto abili a mischiare le carte. Ad ogni modo alcuni spunti interessanti che riguardano la Versilia sono venuti fuori e altri probabilmente verranno fuori in seguito. Da segnalare ad esempio la dichiarazione di Giuseppe Graviano: “Se era d’inverno andavo a Courmayeur, viaggiavo e mi muovevo spesso a seconda del periodo, tutti i Carnevale invece me li facevo a Viareggio ma sono stato anche a Venezia, a Riccione e a Forte dei Marmi”.

Giuseppe Graviano parla del suo periodo di latitanza tra il 1984 e il 1994. Ma anche Salvatore Baiardo ha parlato con i giudici nominando la Versilia. Ai pm avrebbe raccontato nuovamente delle vacanze organizzate per i boss palermitani tra Forte dei Marmi, Venezia e la Sardegna. I verbali di Baiardo davanti ai pm di Firenze sono appunto secretati. E non sarebbero gli unici. Perché anche Graviano, come detto, è stato sentito dai pm fiorentini della Dda che indagano dal 2017 sui mandanti delle stragi del ’93, ma anche a Reggio Calabria nel processo d’Appello alla ‘Ndrangheta stragista (iniziato a ottobre scorso) ci sono dichiarazioni dei due. L’inchiesta fiorentina è coordinata dal procuratore capo Giuseppe Creazzo e dagli aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli ed è finalizzata a svelare i presunti mandanti occulti delle stragi.

C’è un filo che unisce le inchieste e i processi di Reggio Calabria e Firenze perché in entrambi i procedimenti ci sono commistioni tra la criminalità organizzata calabrese e quella siciliana soprattutto attraverso i superboss di cosa nostra, i fratelli Graviano. Il pentito Fabio Tranchina, ex autista dei boss di Brancaccio ha detto ai giudici: “Borsoni pieni di soldi, 10-20 milioni in contanti, solo per andare a fare shopping nei negozi di lusso a Forte dei Marmi e in Sardegna, e per puntate nei night-club”. Sono solo alcuni dei particolari dell’ultima estate dorata dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, i boss di Brancaccio arrestati nel dicembre del 1993. A raccontarli è appunto Fabio Tranchina, ex autista e favoreggiatore all’epoca della loro latitanza.

I nuovi verbali sono stati depositati anche nel processo per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, sul quale il collaboratore ha sostenuto però di non sapere nulla: “Giuseppe Graviano non ne ha mai parlato”. Sulla terribile estate del ’93 Tranchina ha raccontato, invece, numerosi dettagli. “Nel pieno delle stragi mafiose che insanguinavano il Paese, infatti, i Graviano, ricercati dagli investigatori, si divertivano, facevano i turisti di lusso tant’è che a Forte dei Marmi andavano sempre in un negozio che vendeva i vestiti di Versace. Una sera volevano concedersi anche una serata nel locale in cui Mina tenne l’ultimo concerto italiano, La Capannina. Ma qui i due mafiosi latitanti vennero allontanati dal buttafuori con queste parole: vi conviene che andate in un locale più avanti che si spende di meno.  Mi ricordo – aggiunge Tranchina – che i Graviano se la presero a ridere perché per loro, questa persona lo disse come se non avessero la possibilità economica di poter pagare l’ingresso. Ma in realtà se la presero molto e non so se in seguito si vendicarono dell’affronto subito. Al momento essendo latitante non fecero nulla davanti a me e agli altri”. Anche Matteo Messina Denaro da uomo libero si trovava in Versilia prima del mandato di arresto e dell’inizio della sua latitanza, tuttora in corso. I giudici antimafia stanno passando al setaccio ogni singola parola detta e ogni singola traccia. La sensazione è che all’interno dei verbali ci siano molte cose scottanti che ancora devono emergere e tenute sotto stretto riserbo investigativo proprio per evitare che elementi così importanti possano essere inquinati. Se ne saprà di più nelle prossime settimane man mano che i processi di Reggio Calabria e Firenze proseguono nelle rispettive attività giudiziarie. Un altro procedimento giudiziario che sempre nelle prossime settimane arriverà davanti al gup di Palermo per le prime decisioni riguarda il cosiddetto procedimento della “mafia dei pancali” che vede coinvolti soggetti, toscani nel ramo del pallets, e la famiglia mafiosa dei Tagliavia sempre di Brancaccio, sempre riconducibile ai Graviano. E I giudici fiorentini avranno chiesto qualcosa in merito anche a questo processo a Giuseppe Graviano in sede di interrogatorio, ripetiamo al momento tiop secret. Chissà cosa c’è scritto in questi verbali secretati. Molti i fili dunque che uniscono la Sicilia ad alcune zone della Toscana. Col passare del tempo potrebbero venir fuori elementi sempre più scioccanti che potrebbero coinvolgere altre persone che hanno aiutato i Graviano anche magari a riciclare denaro. Si vedrà.