Sedici condanne per furto consumato o tentato, la Cassazione conferma il no allo sconto di pena

La difesa chiedeva il riconoscimento della continuazione del reato, già rigettata dal giudice dell’esecuzione penale
Ben sedici sentenze di condanna tutte per furto aggravato o tentato furto, rigettato dalla suprema corte di Cassazione la richiesta di beneficiare del cosiddetto “continuato” il ricorso di una 29enne di origine rumene.
La donna era stata riconosciuta colpevole in 16 differenti procedimenti penali, tutti definitivi, per reati commessi tra Lucca, Livorno, Firenze e Roma dove era stata arrestata l’ultima volta, un paio di anni fa. Al giudice dell’esecuzione una volta che tutte le condanne erano passate in giudicato la donna aveva chiesto l’applicazione della disciplina della continuazione, che prevede uno sconto di pena dopo averle sommate tutte. Ma lo scorso anno tale richiesta era stata rifiutata.
Ora la parola fine da parte dei giudici di piazza Cavour che hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputata, “perché la motivazione del provvedimento impugnato è congrua”. Proseguono infatti gli ermellini nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi: “Il giudice dell’esecuzione, in modo ineccepibile, ha argomentato la propria decisione sul fatto che dalla lettura delle sentenze di merito si evinceva che i reati erano stati commessi in un ampio arco temporale e che, anche quelli commessi a distanza temporale ravvicinata, avevano ad oggetto fatti commessi in luoghi distanti tra loro ed erano stati il frutto di scelte estemporanee. Tra i reati, quindi, non vi era alcun collegamento: non sussistendo quegli elementi sintomatici del medesimo disegno criminoso, che la giurisprudenza di legittimità ha individuato nella vicinanza cronologica tra i fatti, nelle modalità delle condotte, nella tipologia dei reati, nel bene tutelato, nella omogeneità delle violazioni, nella causale, nelle condizioni di tempo e di luogo”.
La donna è stata anche condannata alle spese processuali e a 3mila euro di ammenda.