Truffa la madre superiora con la finta eredità: condannato

Nel mirino di un 50enne il convento di San Cerbone
Condannato in via definitiva per truffa un 50enne di origini siciliane, con precedenti specifici per reati simili commessi anche in altre regioni italiane e per i quali è stato già giudicato e riconosciuti colpevole.
L’uomo insieme ad altri due complici alcuni anni fa era riuscito a truffare la suora superiore dell’epoca del convento di San Cerbone di Lucca. A seguito della denuncia erano stati tutti rintracciati nei mesi successivi anche perché nel frattempo erano stati arrestati in Piemonte per altre truffe. I due complici sono stati giudicati e condannati separatamente, con riti diversi, mentre il 50enne che ha scelto il rito ordinario per la truffa lucchese è stato condannato definitivamente dalla suprema corte di Cassazione che nei giorni scorsi ha pubblicato la sentenza con le relative motivazioni. L’uomo si era finto direttore di un ufficio postale e insieme a un finto notaio e a una finta impiegata aveva contattato la suora per comunicarle che un signore, deceduto poche settimane prima, aveva disposto nel suo testamento un lascito di 130mila euro in contanti, stando ai resoconti processuali, proprio in favore del convento di Lucca. C’erano però da pagare circa 4mila euro di spese per le loro mansioni e dopo l’ultimo degli incontri avvenuti, ovviamente in rapidissima successione, la religiosa firma la finta donazione e come acconto consegna 2mila euro ai tre truffatori professionisti e seriali, come dimostreranno le vicende giudiziarie a loro carico.
I tre dicono che come acconto va bene e si danno appuntamento in un giorno successivo al ricevimento del bonifico da parte del convento per la restante parte dei compensi. Si salutano e vanno via, sparendo nel nulla. Nessun bonifico arriverà mai e la suora in buona fede capisce di essere stata vittima di un raggiro e avverte le forze dell’ordine per le denunce ufficiali. Da lì parte la caccia alla banda di truffatori che vengono rintracciati nel carcere di Torino dove erano finiti a seguito di un arresto delle forze dell’ordine per una truffa simile commessa in Piemonte. Ora alla condanna per i fatti commessi in Piemonte per il 50enne siciliano si aggiungerà quella definitiva per la truffa ai danni del convento lucchese. Si legge infatti in sentenza: “la corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende”. Il caso è chiuso. La prudenza non è mai troppa e probabilmente vista la “professionalità” e l’abilità di alcuni truffatori conviene sempre e comunque avvertire le forze dell’ordine per chiedere un controllo su ciò che sta accadendo perché se sono persone oneste e fatti reali non si opporranno mai a verifiche, viceversa scapperanno a gambe levate. La truffa purtroppo è sempre dietro l’angolo e le capacità di raggiro di alcuni truffatori è realmente elevate. Occhi aperti.