Dopo due mesi dalla morte di Rebecca la famiglia Cucchi non si dà pace: “Una tragedia che ha delle responsabilità e che si poteva evitare”

22 marzo 2022 | 19:10
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Il 9 aprile l’udienza in tribunale. La rabbia dei parenti per la dinamica dell’incidente e per la poca sicurezza stradale sul Brennero

Sono passati poco meno di due mesi dal tragico 30 gennaio, domenica sera, quando un terribile incidente ha strappato Rebecca Cucchi alla sua famiglia. Un dolore del quale ancora oggi non si riesce a trovare una spiegazione logica e di cui è difficile farsi una ragione. Avvenuto all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno e ad un’età, 18 anni, dove tutto potresti aspettarti, tranne vederla finire così, sull’asfalto di una strada. Ma quella strada, la statale 12, con un nome rassicurante, via nuova per Pisa, con quella parola nuova che potrebbe far presagire l’immagine di sicurezza, è già tristemente nota da anni per il numero di incidenti registrati e perché è diventato il teatro di tragedie che hanno spezzato giovani vite.

Ad oggi il tragico bilancio di quell’incidente non si è concluso soltanto con la morte di Rebecca ma con un altro ragazzo che si trova ancora in coma. Quell’urto fortissimo che ha coinvolto la Volkswagen Polo guidata dal gruppo di amici di Rebecca e un van della Mercedes guidato da un 28enne lucchese, ha fermato il tempo per Rebecca, per i ragazzi che sono stati coinvolti e per le loro famiglie.

Una tragica fatalità che si è svolta in un battito di ciglia e nel momento in cui i fari della Polo hanno illuminato l’altra vettura, era troppo tardi e tutto si è fatto buio. La dinamica dell’incidente è ufficialmente ancora al vaglio degli esperti incaricati e del tribunale e dopo il 9 aprile prossimo, data della scadenza del termine delle perizie del consulente tecnico nominato dal pm, probabilmente si scioglieranno gli ultimi dubbi. Ma i genitori di Rebecca e il loro legale, Cinzia Barbetti, già si sono fatti un’idea chiara e fanno capire che tutti i dubbi emersi ad oggi sarebbero superati dai riscontri al vaglio degli inquirenti. Si parla dell’alta velocità di una delle due vetture coinvolte, forse superiore ai 150 chilometri orari. Un’auto che invade la carreggiata opposta e urtando prima un muretto e poi carambolando dalla parte opposta della strada. Come un proiettile impazzito, l’autovettura, dopo aver rimbalzato agli estremi della carreggiata. si è posizionata di traverso e non avrebbe potuto più essere evitata dall’altra macchina che giungeva in direzione opposta.

Rimane la rabbia, la rabbia di una famiglia che non sa darsi pace per ciò che è accaduto e che pensa che la morte della propria figlia poteva in qualche modo essere evitata.

famiglia Cucchi incidente mortale Brennero

“Rebecca è morta, nessuno potrà restituircela – dice a mezza voce la madre Sandra Mengali – Passare da quella strada è sempre uno strazio, vorremmo che fosse fatto qualcosa per poter salvare la vita di altre persone”. “Quella strada è molto buia, serve un’illuminazione e viene affrontata dalle macchine a forte velocità, per questo ci vorrebbe un autovelox – dichiara il padre di Rebecca, Guido Cucchi – Certo se qualcuno poi guida sotto l’effetto di alcol ci si può fare ben poco”.

I genitori di Rebecca ritengono che esista, a loro avviso, una responsabilità precisa per quell’incidente da parte di colui che era alla guida e che, a giudizio loro e del loro legale, non si trovava in uno stato psicofisico adeguato per condurre un veicolo. “Questa persona non si è nemmeno fatto sentire dopo l’incidente – proseguono – Se fosse stata una persona responsabile avrebbe mandato un telegramma con le condoglianze, magari farsi vedere di persona capisco che non può essere il caso, non si sa come si possa reagire, ma almeno un contatto ce lo aspettavamo. Se proprio lui non ne avesse avuto il coraggio, almeno dai suoi genitori, mi sarebbe sembrato il minimo”.

Alla morte di una figlia si somma anche il malessere per non aver percepito da chi viene ritenuto responsabile di quel tragico incidente, una scusa o una forma di pentimento.

“Purtroppo è ancora peggio – aggiunge il padre – Sappiamo da alcuni amici di nostra figlia che pochi giorni dopo l’incidente questa persona ha festeggiato il suo compleanno e anche lo scorso fine settimana è stato visto in giro a ballare e a bere come se nulla fosse successo. Uno che è rimasto coinvolto in un incidente che ha ucciso una persona e ne ha mandata in coma un’altra, non so come potrebbe stare dentro di sé, io non ce la farei ad avere un comportamento del genere”.

Altra situazione che ha fatto infuriare la famiglia di Rebecca è che a questa persona non sia stata tolta la patente immediatamente dopo l’incidente: “Sono passati quaranta giorni prima che gli togliessero la patente e non è stato fermato subito – spiegano entrambi i genitori – Se una persona viene fermata ed è positiva all’etilometro, gli tolgono immediatamente la patente, invece a questa persona non è stato fatto nulla. Siamo dovuti intervenire noi con il nostro legale per bloccargliela. Secondo noi non è stato fatto un buon lavoro”.

Secondo alcuni conoscenti della figlia questa persona sta affrontando un percorso di recupero: “Siamo sicuri che lo stia facendo per richiedere uno sconto di pena – dice la madre di Rebecca – non ci sono altri motivi secondo me, non mi interessa che percorso stia affrontando. Non deve essere una scusa per evitare di affrontare le proprie responsabilità”.

A prescindere dalle responsabilità personali a carico della persona che ha causato l’incidente, che verranno stabilite nelle aule di tribunale, secondo i genitori e il legale della famiglia Cucchi, una certa responsabilità è anche di alcuni enti pubblici. Anas è l’ente che gestisce la statale 12 e il Comune di Lucca era a conoscenza della pericolosità della strada. Il tema è stato al centro di una mozione portata dall’opposizione in consiglio comunale e respinta, ma l’argomento è poi stato discusso in una seduta della commissione lavori pubblici, dove sono stati illustrati degli interventi che saranno presentati ad Anas. Sono previste l’installazione di un autovelox, una rotonda e un attraversamento pedonale, con lo scopo di limitare la velocità.

“Siamo convinti che una certa responsabilità sia da attribuire anche al Comune e ad Anas”, spiegano in genitori di Rebecca. Ma a illustrare la situazione è più precisamente il legale della famiglia, Cinzia Barbetti: “Come è consuetudine fare nel mio studio, abbiamo attivato immediatamente le nostre ricerche, con un sopralluogo immediato con esperti e tecnici nella zona del sinistro. Abbiamo incaricato un nostro consulente tecnico che sta affiancando il consulente del pubblico ministero, l’ingegner Frosi. Adesso stanno ultimando i dettagli sull’esatta dinamica, con le varie complicazioni e le eventuali concause di questo sinistro. Io e il mio studio abbiamo ricevuto un incarico dai genitori di Rebecca che intendono andare a fondo su quelle che sono le responsabilità che prescindono dalle competenze – precisa l’avvocata – Abbiamo parlato di Anas, qui si parla di posizioni di garanzia, posizione di garanzia cdegli enti locali, ed è quello che come studio vorremmo promuovere e affrontare e indagare fino in fondo su questa spiacevole vicenda, che sia di aiuto anche per evitare che succedano altri episodi come questo. Quindi sindacare sulle posizioni di garanzia anche degli enti preposti locali, per quello che si poteva fare. Qui premetto subito soltanto una piccola osservazione, un autovelox, al di là della competenze della strada. Capisco non sia un’operazione semplice, ma può essere benissimo predisposto e autorizzato dal prefetto e quindi diciamo che il Comune, vicino alle vicende accadute su quella strada, avrebbe potuto metterli in azione molto tempo prima. Noi indagheremo se ci siano altre responsabilità. Noi e la procura naturalmente visto che questa situazione va approfondita sotto ogni suo aspetto perché questa cosa non accada di nuovo. Perché non è stato di certo il primo, non è il secondo, non è il terzo. Sono tantissimi gli incidenti e laddove si riuscisse a collegare questi incidenti ad una sorta di responsabilità che va oltre la mera competenza della strada, a chi poteva sapere, a chi sapeva e a chi poteva fare, anche se in minor parte, qualcosa per attivarsi. Potremmo avere nel caso anche l’opportunità di una class action, ma sono tutte considerazioni che si possono fare dopo una verifica concreta dei presupposti”.

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La perdita di Rebecca è una perdita significativa a prescindere, perché era una ragazza giovane di 18 anni e vedere la vita sfumare così è molto atroce – conclude l’avvocata Cinzia Barbetti – In questa famiglia ha una rilevanza ancora più tenera e forte, perché Denise, sua sorella è una ragazza fragile con le sue complessità e problematicità aveva fatto affidamento su sua sorella fantastica e straordinaria con la quale avrebbe fatto un percorso di vita, l’avrebbe aiutata e seguita. Perché Denise con le sue fragilità ha bisogno anche di questo supporto che così gli è venuto a mancare, sia negli affetti sia anche in una prospettiva di vita. Che le auguriamo splendida e lunga a prescindere”.