Da femmina a maschio a 17 anni: il tribunale di Lucca autorizza la modifica del sesso all’anagrafe

Decisione all’avanguardia. Secondo l’orientamento giurisprudenziale “ognuno ha facoltà di scegliere la propria identità di genere sulla base della percezione della propria sessualità”
Cambiare sesso quando si è ancora minorenni, Lucca si dimostra ancora una volta all’avanguardia in materia. Dopo il caso dello scorso anno arriva una seconda sentenza, sempre tra le prime in Italia, del tribunale di Lucca che autorizza il cambio di sesso per un minore.
In questo caso la ragazza di 17 anni, della Versilia, da ieri è stata autorizzata alla rettificazione anagrafica del sesso e potrà chiamarsi col nome maschile che ha scelto, dopo un rigoroso iter giudiziario che ha previsto anche l’intervento dei genitori, di due perizie mediche e del pubblico ministero a tutela dell’interesse del minore. La ragazza è quindi diventata un ragazzo anche a tutti gli effetti di legge.
Al momento non ha ancora deciso se sottoporsi o meno anche a un intervento di tipo chirurgico ma sta seguendo un percorso “verso l’obiettivo primario del cambiamento di sesso in senso maschile realizzato attraverso la valutazione psicologica e futuri trattamenti medici come terapia ormonale ed interventi di chirurgia estetica e ricostruttiva”. Questo hanno stabilito i giudici del tribunale di Lucca, Martelli, Croci e D’Ettore, nella sentenza pubblicata ieri (23 marzo), con l’intervento del pubblico ministero per la tutela giudiziaria del minore.
Il cambio sesso per disforia di genere, come in questo caso, può essere preso in considerazione a partire dai 14 anni circa (anche se nulla esclude che possa avvenire prima, sebbene in Italia non vi siano precedenti). Nessuna legge fissa un’età ben precisa. Sul punto è intervenuta anche la Corte Costituzionale con la sentenza180 del 2017 che ha ribadito la legittima rettifica anagrafica in assenza di intervento chirurgico così argomentando: “l’intrapreso articolato percorso psicologico e la connessa terapia ormonale e farmacologica hanno portato alla consapevole, profonda ed irreversibile scelta di genere, determinando piena identificazione nel sesso opposto”.
In buona sostanza, a fronte del più recente orientamento giurisprudenziale, ognuno ha facoltà di scegliere la propria identità di genere sulla base della percezione della propria sessualità e le caratteristiche anatomiche e biologiche assegnate dalla Natura non costituiscono più un ostacolo invalicabile per il cambiamento.
La sentenza
Si legge in sentenza il ricorso dei genitori che hanno appoggiato la decisione della figlia di diventare maschio e che è fondamentale per la legge italiana al fine di richiedere la rettifica anagrafica e l’eventuale intervento chirurgico al giudice competente: “I genitori hanno esposto che la figlia ha presentato sin dall’infanzia una natura psichica e comportamentale tipicamente maschile, manifestando di volersi riconoscere nel nome maschile scelto; che la suddetta è seguita presso il Consultorio Transgenere della Lucchesia ed è in procinto di avviare la sospensione della pubertà attraverso i bloccanti ipotalamici e, successivamente, la terapia ormonale mascolinizzante tramite l’assunzione di testosterone; che l’identificazione con il sesso maschile ha raggiunto una completa consapevolezza alla fine dell’estate 2019 e che ella da allora vive stabilmente nel ruolo maschile, avendo completato un processo di coming out in tutti gli ambiti della vita, familiare, scolastico e relazionale; che le è stata diagnosticata la disforia di genere di tipo FtM. Hanno dedotto che la conversione anagrafica dei documenti nel genere maschile garantirebbe l’armonia tra l’identità di genere psicologica ed il riconoscimento sociale ed hanno dunque concluso come sopra riportato. Il percorso psicologico di sostegno è documentato agli atti di causa”.
Tali valutazioni risultano confermate all’esito dell’ascolto della minore, condotto dai giudici lucchesi all’udienza del 21 gennaio 2022. “La medesima ha infatti dato atto dell’ormai stabile e serena identificazione nel genere maschile e dell’utilizzo, nell’ambito della sua vita sociale, del nome maschile scelto, avendo peraltro ottenuto il riconoscimento della “carriera alias” nell’istituto scolastico che frequenta, ossia l’utilizzazione del nome maschile nel percorso scolastico. La minore ha anche rappresentato le difficoltà legate ai dati femminili riportati sui propri documenti identificativi, facendo anche riferimento all’alternanza scuola lavoro, al certificato verde, all’iscrizione alle attività sportive ed ha affermato “quando avrò completato questo percorso e assunto formalmente il nome scelto e il genere maschile mi dedicherò alle attività che mi interessano”, posto che ad oggi “non mi sento a mio agio con il mio nome attuale e non si sa mai che persone puoi trovare”, con ciò evidenziando come l’incongruenza tra l’identità di genere percepita e quella formale venga a costituire un limite nell’esplicazione della sua personalità nei diversi ambiti della vita, come del resto attestato dalle certificazioni prodotte. Sussistono quindi i presupposti per dare esito favorevole alla domanda”.
I giudici di Lucca pertanto, dopo il complesso, delicato e rigoroso iter giudiziario in casi simili, hanno autorizzato la rettificazione del sesso anagrafico e del nome. Una decisione che come sempre in questi casi non mancherà di far discutere, ma senza perdere mai di vista il benessere e la felicità del minore e i suoi diritti.