Operaio ucciso dallo scoppio di uno pneumatico, condannato il datore di lavoro

21 aprile 2022 | 09:53
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Operaio ucciso dallo scoppio di uno pneumatico, condannato il datore di lavoro

Sentenza confermata dalla Cassazione

Morti bianche, confermata anche dalla Cassazione la condanna a 1 anno e 8 mesi per omicidio colposo nei confronti del datore di lavoro dell’uomo deceduto. Nel 2014 aveva perso la vita sul posto di lavoro mentre stava cambiando una ruota ad un trattore, a soli 55 anni.

La vittima padre di 4 figli lavorava da 30 anni nella ditta in provincia di Lucca e per il tribunale cittadino non si era trattato solo di una tragedia e aveva incriminato il datore di lavoro per omicidio colposo, dopo le indagini di rito. In aula i periti incaricati dai giudici avevano spiegato che l’aumento della pressione aveva fatto scoppiare la camera d’aria, facendo volare via il cerchione che aveva poi travolto e ucciso l’operaio. Il giudice del tribunale di Lucca, al termine del dibattimento, aveva riconosciuto il settantenne proprietario della ditta dove lavorava l’uomo, colpevole di omicidio colposo e violazione delle norme di sicurezza, condannandolo a un anno e otto mesi e al risarcimento provvisorio di 80.000 euro a ciascun familiare della vittima.

Condanne confermate anche in Appello e ora in via definitiva dalla suprema corte di Cassazione. In sede civile la quantificazione definitiva dei danni da risarcire agli eredi da parte dell’assicurazione e dell’Inail in solido con l’imputato. In particolare, si è contestato al datore di lavoro , di avere disposto o, comunque, consentito che l’operaio effettuasse interventi di adattamento e montaggio di una coppia di cerchi con gomme usurate a un trattore, mediante impiego di giunti realizzati artigianalmente, interventi eseguiti con una saldatrice generante calore e scintille, con la quale, con lo pneumatico sotto pressione, l’uomo aveva saldato al cerchione di una ruota per trattore agricolo due golfari in metallo, generando per conduzione un surriscaldamento del cerchione, della camera d’aria aderente allo stesso e dello pneumatico, surriscaldamento che, a sua volta, aveva determinato un aumento di pressione e lo scoppio della camera d’aria, con eiezione violenta del cerchione sul qualche l’uomo stava lavorando, che finiva per investirlo, determinando la precipitazione del corpo contro il trattore e il suo immediato decesso per politrauma.

Scrivono gli ermellini in sentenza: “Il ricorso è inammissibile. All’inammissibilità segue, la condanna del ricorrente anche al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende, non ravvisandosi assenza di colpa in ordine alla determinazione della causa di inammissibilità, nonché la rifusione delle spese sostenute dalle costituite parti civili, liquidate come da dispositivo, con accessori secondo legge”. Il caso giudiziario sulla tragedia dell’ennesima morte sul posto di lavoro è ora definitivamente chiuso.

(La foto è d’archivio)