Furti e ricettazione, a 30 anni già condannata 16 volte

Quattro le sentenze del tribunale di Lucca per fatti commessi sul territorio, altre 2 a Firenze
Ben sedici condanne in un arco temporale che va dal 2007 al 2018, cioè da quando aveva 15 anni fino al compimento del suo ventesimo anno d’età, una lunga “carriera” che alla attuale 30enne, nata in Italia ma di origini straniere, alla fine è costata cara.
La donna, M. R. classe ’92, ha chiesto alla suprema corte di Cassazione di poter applicare la disciplina della continuazione dei reati commessi e per i quali è stata condannata in via definitiva, in modo da poter avere una pena finale ridotta, ma gli ermellini hanno rigettato il suo ricorso. Il giudice dell’esecuzione ora dovrà sommare gli anni di reclusione oggetto delle varie condanne e sottrarre solo quelli già scontati per stabilire la pena definitiva che risulterà inevitabilmente a ridosso dei 10 anni, cioè la somma matematica delle condanne emesse contro di lei e non scontate ancora.
I reati commessi sono per la maggior parte riferibili a furti aggravati, ma la donna è stata condannata anche per ricettazione e false dichiarazioni. L’imputata ha agito prevalentemente tra Roma e la Lucchesia. Dalla sentenza della Cassazione risultano infatti 4 condanne per furto aggravato e ricettazione da parte del tribunale di Lucca, e altre due da parte del Tribunale per i minorenni di Firenze per furto aggravato e false dichiarazioni. Gli altri reati risultano commessi a Roma, tranne in un caso, sempre di furto, commesso ad Ancona.
I giudici di piazza Cavour non le hanno concesso il beneficio della continuazione perché tra i reati commessi non vi era alcun collegamento, non sussistendo quegli elementi sintomatici del medesimo disegno criminoso, che la giurisprudenza di legittimità ha individuato nella vicinanza cronologica tra i fatti, nelle modalità delle condotte, nella tipologia dei reati, nel bene tutelato, nella omogeneità delle violazioni, nella causale, nelle condizioni di tempo e di luogo, condizioni indispensabili per tale beneficio di legge.
Si legge infatti in sentenza: “Il giudice dell’esecuzione, in modo ineccepibile, ha argomentato la propria decisione sul fatto che dalla lettura delle sentenze di merito si evinceva che i reati erano stati commessi in un ampio arco temporale e che, anche quelli commessi a distanza temporale ravvicinata, avevano ad oggetto fatti commessi in luoghi distanti tra loro ed erano stati il frutto di scelte estemporanee”. La donna è stata condannata anche a 3mila euro di spese. Ora dovrà attendere l’esito definitivo del calcolo della pena totale da scontare da parte del giudice dell’esecuzione a cui gli ermellini hanno rinviato gli atti per la cancellazione di un reato e per quantificare quindi la condanna definitiva.