Pronto soccorso del Versilia, verso un’estate con oltre 250 accessi giornalieri

11 maggio 2022 | 11:00
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Pronto soccorso del Versilia, verso un’estate con oltre 250 accessi giornalieri

Il dottor Pepe: “Attese? Nessun paziente con una vera emergenza si è mai lamentato. Il problema sono gli accessi impropri di chi non ha una urgenza”

E’ il numero uno del pronto soccorso dell’ospedale Versilia, che dirige dal dicembre del 2016, il dottor Giuseppe Pepe.  Salernitano di origine, ottimo medico, doti innate, un’enorme dose di umanità verso i pazienti. Quarantotto anni, un master ad Harvard in medicina d’urgenza nel curriculum, il dottor Pepe ha iniziato la sua carriera a Firenze al dipartimento di emergenza di Careggi con Il dottor Stefano Grifoni.  Un incarico importante poi quello di direttore del pronto soccorso al Versilia, ospedale unico della costa, con afflussi enormi di pazienti (85mila all’anno), che crescono a dismisura durante l’estate. 

E visto l’avvicinarsi della stagione estiva, ormai alle porte, la redazione di Lucca in Diretta gli ha posto qualche domanda. 

Quanti accessi, di media, fa il pronto soccorso? In estate a quanto salgono le “punte”?

“Nel mese di aprile scorso poco meno di 6000 visite. Si prevede già una media di oltre 250 accessi giornalieri nei prossimi mesi. Ad agosto si spera di non sfiorare le 400 visite in un giorno come già accaduto negli anni pre/pandemia, perché anche con una organizzazione perfetta non si percepirebbe la qualità nelle cure comunque erogate”.

Quanti medici ci sono, attualmente, nel suo staff?

“Dovrebbe comporsi di 30 medici, ma rimaneggiato dai pensionamenti, dai trasferimenti, dalle malattie e dalle gravidanze, ad oggi si contano 16 medici operativi. Il problema di carenza medici è certamente nazionale ma intanto abbiamo il dovere di garantire assistenza, con massima organizzazione e flessibilità. Con quelli in servizio attivo si garantisce senza problemi l’intervento immediato nei casi a rischio di vita molto gravi cosi come l’assistenza necessaria nelle ore successive”.

Alcuni pazienti, pur avendo l’ospedale Versilia fama di qualità nelle cure, lamentano disagi in tema di attesa per le visite, è forse dovuto alla carenza di personale, oppure al fatto che molti, soprattutto la notte, vanno al pronto soccorso, impossibilitati, come ci segnalano al giornale, a contattare la guardia medica? 

“Il personale del pronto soccorso lavora per consolidare questa fama di eccellenza nella qualità delle cure. Nessun paziente con una vera emergenza urgenza si è mai lamentato. Anzi.  Le lamentele partono da coloro i quali si presentano per avere una risposta immediata ad un problema non urgente. Questa attesa è percepita come impropria anche se è in realtà inferiore a quella che si è disposti ad accettare, oppure a quella che abitualmente si tollera presso servizi dedicati a risolvere quel problema di salute.
Riguardo alla guardia medica probabilmente andrà comunque organizzata ed assicurata nonostante la mancanza di medici interessati, così come si fa in pronto soccorso”.

Il lavoro del pronto soccorso non conosce soste, si lavora h 24, feste incluse. Forse servirebbe un numero maggiore di medici, ed infermieri, un potenziamento per far fronte alle esigenze, oppure sarebbe il caso di collocare all’interno del suo reparto dei locali per la guardia medica, giusto per “separare” le urgenze, i codici rossi, che non possono attendere, dai casi meno gravi, classificati in codici minori? Si parla anche di accessi al pronto soccorso “impropri”…

Personalmente auspico che ognuno faccia cosa deve nel posto giusto ed al momento giusto. Non bisognerebbe concentrare sull’ospedale ma semmai differenziare fuori. Trovare però una soluzione pratica e rapida non è fuori portata e neanche cosa da visionari. Perché intanto il problema si sposta nei pronto soccorso e sui medici delle emergenza rimane la maggiore pressione. Al momento con i medici che “resistono” assicuriamo una risposta immediata alle emergenze e all’assistenza nelle aree di cura ad alta criticità e complessità. Se quindi ci si presenta di notte o di domenica per un piccolo trauma alla caviglia oppure un taglio che ha già smesso di sanguinare, senza consultare alternative o attendere il giorno successivo, si verrà comunque visitati da un medico specialista.  Ma appena sarà disponibile e senza necessità di alzare la voce”.

Le lamentele, soprattutto dai pazienti, riguardano persone, spesso anziani, “barellati” per ore, addirittura giorni, in attesa sia di risposte degli esami clinici che di un eventuale ricovero. Come ovviare? 

“La correggo subito. Nessuno ha mai atteso più di sei ore per completare gli accertamenti necessari a capire l’entità del problema clinico. Cosa diversa è l’attesa di chi necessita di un ricovero urgente in ospedale e che attende insieme a noi in barella il posto letto in reparto adeguato. Questo problema da sempre non dipende dal pronto soccorso, che, semmai subisce questa attesa, permanendo in carico a medici ed infermieri questi ammalati che si mescolano a quelli che continuamente sono in arrivo. Si intuisce quindi che l’unica soluzione anche temporanea è da cercarsi altrove e probabilmente con la integrazione da parte degli altri professionisti che lavorano in ospedale, prendendo in carico la casistica specifica non prioritaria verso percorsi veloci fuori dal pronto soccorso. Parallelamente anche prendendo in aree dedicate quegli ammalati che attendono un posto letto, lasciando spazio e tempo agli altri che  in arrivo hanno bisogno di immediata assistenza”.

E’ vero che è difficile trovare medici disposti a lavorare in pronto soccorso? E se si, perchè?

“Lei consiglierebbe a suo figlio laureato in medicina di scegliere la Medicina di Emergenza Urgenza, dove si lavora tutti i week end, con almeno 6-7 notti al mese? Guadagnando meno degli altri specialisti che fanno anche libera professione, senza alcuna indennità o sbocco carrieristico?
Ed intanto a metterci sempre la faccia perché vera prima linea della sanità ospedaliera, e sempre più esposti a denunce e reclami…? La risposta è scontata. Quelli già nel sistema ne vogliono uscire quanto prima. Nessuno altrove però è probabilmente disposto a cambiare prospettiva ed atteggiamento nei confronti di questo professionista che svolge il lavoro più bello del mondo, ma nel peggiore dei contesti. E deve continuare a farlo mentre si cerca una soluzione… perché il pronto soccorso non può chiudere”.

Forse chi viene al pronto soccorso, non conosce i motivi delle attese… Occorrerebbe, secondo lei, maggiore informazione, e magari anche “consigli” dai propri medici di base?

“Attendere 6 ore l’esito degli esami sembra spropositato, seppur altrove o nel privato si attende anche di più.  Siamo sempre stati disponibili a spiegare alla utenza i veri percorsi del pronto soccorso e della medicina di emergenza urgenza. Cosi come al resto dell’ospedale.  Un infarto cardiaco o un ictus sono una diagnosi del pronto soccorso che richiede ricovero urgente senza attesa. La richiesta di ricovero invece per accertamenti per un problema non acuto e non critico può essere evasa anche senza passare dal pronto soccorso e con la giusta attesa secondo priorità scandite dalle altre specialità. Se si mescolano le cose si rischia che poi aspettano tutti insieme”.

Quando al pronto soccorso del Versilia è arrivato il 20enne, poi morto a Livorno dopo poche ore, il medico del pronto soccorso in turno notturno ha avuto la prontezza, e la bravura, di diagnosticare con esattezza che si era trattato di un aneurisma cerebrale, mentre in sala visita  c’erano almeno altre 50 persone …

La prontezza è innata in pronto soccorso ma è impossibile assicurarla a tutti indiscriminatamente. Al momento non possiamo aumentare il numero di medici di notte… farebbero altrimenti ì il 50% del lavoro in orario notturno ed è impensabile. I due medici in turno notturno hanno in carico spesso 50, 60, anche picchi di 100 pazienti a notte. Non sono mai tutte urgenze. Per fortuna.  Si pensa infatti che presentandosi di sera si aspetta meno o probabilmente per non perdere tempo prezioso nelle ore del giorno … Fortunatamente chi è grave non attende e assorbe tutte le risorse necessarie e quindi va bene così..
Nessuno è mai morto per avere atteso dopo poche ore da una distorsione di caviglia. Purtroppo è difficile farlo comprendere …. Così come accaduto la notte in cui è arrivato per una vera emergenza il giovane Raoul e parte del personale si è concentrato su quel caso, nonostante le “distrazioni  delle lamentele” ….”.

L’emergenza Coronavirus a quanto pare, sembrerebbe passata… Quanti Covid positivi arrivano ancora al pronto soccorso? Ci sono ancora “momenti caldi”?

“Il Covid al pronto soccorso non è mai calato, neanche nei momenti di tregua tra le ondate di contagi nè d’estate. Rimane una parte pesante del nostro lavoro, ma siamo più tranquilli ora quando è possibile rimandarli a casa senza necessita di un ricovero. Questo è stato possibile grazie ai vaccini, ma anche grazie alle nuove terapie antivirali, che hanno cambiato la prospettiva ed il decorso della malattia, e così il margine di intervento dei medici in pronto soccorso”.

All’utenza quale appello?

“Di affidarsi al pronto soccorso con fiducia e quando è indispensabile. L affollamento non è dovuto a disorganizzazione, ma ad un eccesso di domanda, spesso impropria. Ogni minuto di attesa è tempo dedicato ad un ammalato grave. Ogni accesso improprio è tempo sottratto ad un nostro familiare  che sta molto male”.