Rapinarono anche una filiale della Banca del Monte di Lucca: condanna definitiva per due

Sono stati riconosciuti colpevoli di rapina aggravata in concorso anche dalla suprema corte di Cassazione e condannati rispettivamente a 8 anni e 6 anni e 10 mesi di reclusione
Rapine in trasferta, arriva la pronuncia della Cassazione. Condanne definitive per due rapinatori di origini siciliane che negli anni passati avevano messo a segno alcuni colpi, tra cui uno alla Banca del Monte di Lucca.
Alessandro Diaccioli e Emanuele Giuseppe Di Maria sono stati riconosciuti colpevoli di rapina aggravata in concorso anche dalla suprema corte di Cassazione e condannati rispettivamente a 8 anni e 6 anni e 10 mesi di reclusione. La pena in questo procedimento per Diaccioli tiene conto anche di un altro colpo commesso ad Ancona. Entrambi sono stati condannati anche 3600 euro di multa, il primo e a 2300 euro il secondo, più spese processuali. I due erano stati già condannati dal gup del tribunale di Lucca e dai giudici della corte d’Appello di Firenze.
Gli ermellini hanno ricondotto i fatti al paradigma della rapina sulla base del compendio testimoniale del direttore della filiale della Banca del Monte di Lucca e di una impiegata che hanno concordemente riferito delle urla e dello stato di alterazione della persona che si era introdotta dell’agenzia per ottenere il denaro, scavalcando anche il banco della cassa nonché della violenza sulla porta di ingresso, nel frattempo bloccata, usata dal complice all’esterno per poter accedere.
“Le circostanze segnalate nella sentenza impugnata e non contestate dai ricorrenti dal punto di vista fattuale giustificano le conclusioni conformi dei giudici di merito che hanno riconosciuto la valenza intimidatoria dei comportamenti dei due imputati e la idoneità a influire sulla determinazione del personale dell’istituto di credito che, difatti, non ha in alcun modo ostacolato l’azione predatoria. Anche il tono di voce, l’atteggiarsi aggressivo, la violenza sulle cose possono, infatti, integrare l’elemento oggettivo del reato di rapina in quanto espressivi di un messaggio minatorio funzionale a coartare la persona offesa in vista del conseguimento del profitto”.
Le immagini estrapolate dalle riprese della telecamera, attesa la loro nitidezza, avevano poi consentito di individuare in Di Maria, il complice di Diaccioli, che fece ingresso nei locali della banca rapinata. Determinante è risultato il raffronto fra il cartellino fotosegnaletico dell’imputato e l’immagine della telecamera, raffronto che ha consentito di pervenire al convincimento della sua partecipazione all’episodio. Il giorno successivo a quello della rapina, Di Maria e Diaccioli venivano controllati da una pattuglia della polizia stradale di Lamezia Terme lungo l’autostrada A3 in uscita a Cosenza, mentre viaggiavano insieme su un’autovettura presa a noleggio da Di Maria.
Si legge infine in sentenza: “Da qui l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio, con rideterminazione della pena nei confronti di Alessandro Diaccioli in otto anni di reclusione e 3666 euro di multa e nei confronti di Emanuele Giuseppe Di Maria in sei anni, dieci mesi e 20 giorni di reclusione ed 2366 euro di multa; nel resto i ricorsi vanno dichiarati inammissibili”.
Il caso è chiuso.