Pistola sottratta al vigile urbano al comando della municipale, assolta l’ispettrice accusata di averla rubata

Per il tribunale non fu lei a far sparire l’arma dal comando e a farla ricomparire dopo qualche giorno con un messaggio minatorio
Una pistola d’ordinanza sparita dall’armadietto ad un agente della polizia municipale di Lucca e poi ricomparsa nel giro di pochi giorni. Con un messaggio inquietante, scritto a mano su un foglietto: “Stai attento la prossima volta”.
Un caso, che fece un certo scalpore nel 2017, scoppiato in un momento in cui l’ex comandante Stefano Carmignani veniva travolto dalle inchieste giudiziarie. Dell’episodio fu accusata all’epoca l’ispettore Francesca Fambrini, assistita dall’avvocato Andrea Da Prato, per la quale l’ipotesi di reato era quella di furto. Accuse da cui il tribunale di Lucca oggi (15 giugno) l’ha assolta con formula piena. Non fu lei, per il giudice, a sottrarre l’arma e a farla riapparire qualche giorno.
Insieme a lei per omessa custodia dell’arma d’ordinanza era finito nel registro degli indagati anche il nome del vigile urbano che aveva in consegna la pistola.
Secondo quanto era stato ricostruito all’epoca, era stato lo stesso agente ad accorgersi della scomparsa dell’arma, rientrando al lavoro dopo il fine settimana libera. La rivoltella, una 21×9 marca Tanfoglio, pistola di ordinanza della polizia municipale, era scomparsa dalla cassetta dell’armadietto dove il vigile l’aveva riposta prima di concludere l’ultimo turno. Tornato in servizio non l’aveva più trovata al suo posto. Al comando erano subito scattate le ricerche e un’indagine interna, che ben presto attraversò i confini di piazzale San Donato, finendo sul tavolo del magistrato. L’agente aveva sostenuto, fin da subito, che qualcuno gli avesse rubato l’arma e aveva poi formalizzato una denuncia.
Qualche giorno dopo – circa 72 ore dopo – la pistola fu ritrovata all’ingresso del comando, con il messaggio destinato al proprietario. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Lucca, avevano preso subito una direzione ben precisa, che dal tribunale tuttavia è stata smontata con la sentenza di assoluzione. All’epoca furono ascoltate diverse persone, comprese l’agente, e l’attenzione si concentrò sull’ispettore, alla quale vennero anche sequestrati documenti in ufficio per confrontare la sua calligrafia con quella del messaggio lasciato sul foglietto che accompagnava la pistola scomparsa e riapparsa nel giro di pochi giorni. Venne iscritta anche lei nel registro degli indagati, ma le accuse adesso sono completamente cadute.