L’avvenente impiegata gli gestisce i conti, spariscono 380mila euro. Accesi anche tre prestiti

La vittima è un 76enne a cui dopo anni di raggiri rimangono appena i soldi per vivere
In circa sei anni, avrebbe sottratto alla vittima dei suoi raggiri ben 380mila euro. Protagonista della vicenda finita sulla scrivania del pubblico ministero Antonio Mariotti che coordina le indagini, è un’avvenente impiegata di un ufficio postale di Lucca, che nel corso degli anni, dopo aver probabilmente sedotto o comunque circuito un uomo di 67 anni, è riuscita a impossessarsi di tutti i suoi soldi e lo ha fatto anche indebitare con delle finanziarie.
Le Poste, ovviamente, sono estranee ai fatti e anzi forse in futuro, a seconda di quanto emergerà dalle indagini, potrebbero ritenersi parte lesa. La vittima invece, che è stata vessata per oltre 6 anni, è un uomo, single e senza parenti, che al tempo degli eventi aveva 67 anni e oggi, dopo essere stato ridotto in miseria dall’avvenente impiegata, invece ne ha 76 e ha a malapena le sostanze per sopravvivere.
La vicenda, come emerge dal fascicolo del magistrato, comincia nel 2013, quando l’allora 67enne che vive nell’immediata periferia di Lucca e a cui la famiglia di origine ha lasciato una piccola fortuna, conosce l’avvenente impiegata quando si reca a fare le sue piccole operazioni bancarie all’ufficio postale, dove ha il conto corrente. La donna, al tempo dei fatti aveva 55 anni, giorno dopo giorno riesce a instaurare un rapporto di fiducia con l’uomo, forse approfittando anche di un’infatuazione della futura vittima e gradualmente lo convince a lasciarle amministrare le sue sostanze e così, in breve, la donna si impossessa del bancomat e dei codici di accesso al conto corrente del malcapitato.
Poi, anni dopo, si fa fare una procura speciale, con tanto di atto notarile, per gestire a tutti gli effetti il patrimonio del suo spasimante. Questa situazione va avanti per anni e nel frattempo il tenore di vita dell’impiegata assume una brusca impennata: comincia ad avere a disposizione abiti costosi e accessori firmati e in generale a permettersi ciò che con uno stipendio da impiegata risulta improbabile poter acquistare.
Non solo, la donna impedisce al malcapitato spasimante di accedere al proprio conto corrente, tanto che periodicamente lei gli consegna del denaro contante per le sue spese. La situazione va avanti così fino al 2019 quando, pochi mesi prima che scoppi la pandemia, gli amici del pensionato solo al mondo, si accorgono durante una gita che lui sul conto corrente non ha più un euro e uno di loro pochi giorni dopo lo accompagna da un avvocato per capire meglio che fine abbiano fatto le cospicue sostanze di cui disponeva pochi anni prima e che gli amici sapevano gli avesse lasciato la famiglia di origine. Soprattutto, visto il tenore di vita che faceva l’uomo estremamente parsimonioso, non era giustificabile che fossero spariti tutti i suoi soldi.
L’avvocato denuncia subito la situazione alla Guardia di Finanza e la cosa finisce davanti al pubblico ministero che, come prima cosa, accerta che qualcosa nei conti dell’uomo non torna e nomina un amministratore di sostegno, l’avvocato Francesca del Carlo del foro di Lucca, oltre a sottoporre l’anziano a una perizia psichiatrica da cui emerge che non è pienamente capace di gestire le sue sostanze. Da lì partono gli approfondimenti sulle indagini e viene alla luce uno scenario grave, che se dovesse essere confermato in aula durante il dibattimento, risulta disumano per i raggiri a cui sarebbe stato sottoposto il pensionato.
Dalle indagini preliminari condotte fino ad ora infatti emerge che l’impiegata avrebbe sottratto dal conto corrente della vittima negli anni 380mila euro con acquisti, prelievi e bonifici di migliaia di euro a favore di altre persone con cui l’uomo non aveva mai avuto rapporti e che non conosceva neppure. Non solo, l’impiegata non soddisfatta di averlo depredato di quasi 400mila euro, gli fa accendere ben 3 prestiti per un totale di 25mila euro, in modo che poi a restituirli sarebbe stato lui.
Secondo quanto riferito dalla vittima agli inquirenti inoltre, lei lo faceva vivere con poche centinaia di euro al mese e quando lui le chiedeva dei suoi soldi, alla fine lo rabboniva con varie scuse e pretesti: l’uomo infatti si fidava della bella impiegata proprio perché lei di fatto con i soldi ci lavorava. Al momento la donna è indagata per circonvenzione di incapace e le indagini dovrebbero essersi avviate verso la conclusione.
Piccola nota di colore alla fine di questa vicenda, quando all’avvenente impiegata è stata revocata la nomina speciale per amministrare i beni della vittima è emerso che lei negli anni in cui amministrava i beni dello sfortunato anziano, aveva acquistato anche una casa. In una frazione di Lucca.