Cancro al seno, al Versilia la “Mindfulness”: percorso psico-oncologico dedicato alle donne per vivere positivamente la malattia




La dottoressa Sara Donati, responsabile del progetto: “I dati dimostrano il beneficio in termini di riduzione di ansia, depressione, insonnia, vampate di calore e fatigue”
Il cancro alla mammella, un tumore tra i più frequenti. Da quanto riportato dal Ministero della Salute i numeri confermano che il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (30%) è un tumore mammario. Secondo i dati del report “I numeri del cancro in Italia 2021”, sono stimate circa 55.000 nuove diagnosi di carcinomi della mammella femminile nel 2020 e nel 2021 sono stimati 12.500 decessi. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%.
Ci sono diversi tipi di tumore al seno, che possono svilupparsi in diverse parti del seno. Una prima importante distinzione può essere fatta tra forme non invasive e forme invasive. Le forme non invasive, dette anche carcinoma in situ, si sviluppano nei dotti e non si espandono al di fuori del seno. Difficilmente questa forma dà luogo a noduli palpabili al tatto, più spesso viene identificata attraverso la mammografia. La più comune forma di carcinoma in situ è il carcinoma duttale in situ. Il cancro al seno invasivo ha la capacità di espandersi al di fuori del seno. La forma più comune è il carcinoma duttale infiltrante, che rappresenta circa i 3/4 di tutti i casi di cancro della mammella. Il cancro al seno può diffondersi ad altri organi, in genere attraverso i linfonodi. Raramente dà dolore. Spesso il primo sintomo riconoscibile è un nodulo o un’area ispessita nel seno. Per fortuna la maggior parte dei noduli, circa il 90% non sono forme tumorali.
Sono tante le donne che ne vengono colpite. L’ospedale Versilia, in questo campo, ha tre fiori all’occhiello: lo screening, il reparto di senologia e quello di oncologia che segue, dopo gli interventi, chi è stato operato. C’è chi, presa in tempo, sconfigge il male senza bisogno di ulteriori percorsi teraputici, chi deve affrontare la radioterapia ma anche chi deve sottoporsi alla chemio, con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche.
Cancer positivity, ossia vivere al meglio la vita, nonostante il cancro, è il progetto portato avanti all’ospedale Versilia dalla dottoressa Sara Donati, medico oncologo del reparto diretto dal primario Domenico Amoroso, responsabile delle attività oncologiche nei tumori femminili, soprattutto quelli al seno, col quale si cerca di dare alle donne colpite dalle formi più gravi del “mostro”, quelle in stato avanzato, con metastasi, una metodologia di vita, denominata “Mindfulness”.
Dottoressa, ci spiega in cosa consiste?
“La “cancer positivity” è un concetto che ho coniato quando io stessa sono stata diagnosticata con un cancro. Sono sempre stata contraria all’uso di termini mutuati dal linguaggio militaresco nella descrizione della malattia. E’ noto che il solo pronunciare termini quali, ad esempio, guerra, battaglia, combattimento, aumenta il rilascio di ormoni legati alle situazioni di stress che certo non favoriscono lo stato d’animo calmo e sereno di cui sia ha bisogno nella gestione quotidiana della malattia. Peraltro, purtroppo, siamo spesso noi medici i primi ad usare tale linguaggio, senza considerare l’impatto negativo che questa terminologia può esercitare sul paziente. Al contrario, la mindfulness, che altro non è che la consapevolezza che si raggiunge ponendo attenzione intenzionale e non giudicante al momento presente, è una tecnica che chiunque può apprendere e praticare con grande beneficio per la mente e non solo“.
Le pazienti vengono “selezionate” o viene proposto a tutte?
“Il progetto Mindfulness promosso dall’Unità Operativa di Oncologia dell’Ospedale Versilia, rientra in realtà in un programma di più ampio respiro, nato alcuni anni fa dalla collaborazione spontanea ed entusiasta tra oncologi, cardiologi, fisioterapisti, chirurghi senologi, psico oncologo, con il contributo fondamentale della Onlus Mi Curo di Me, presieduta da Siria Perretti, specialista in estetica oncologica. Grazie a tutte queste figure professionali, sono stati realizzati incontri pomeridiani dedicati ad un approccio olistico alla donna, con sedute di estetica oncologica, reflessologia plantare (per la riduzione dell’edema da chemioterapia), esercizio fisico controllato, e supporto psico-oncologico. Il tutto nell’ottica di propiziare un atteggiamento di “positività” utile ad affrontare al meglio la malattia”.
Quante donne seguono questo percorso?
“Il progetto si è inizialmente rivolto alle donne in trattamento chemioterapico per carcinoma mammario, la forma più frequente di neoplasia nel sesso femminile. All’ultimo incontro hanno partecipato circa 30 donne. Purtroppo, causa pandemia e conseguente limitazione all’accesso alla struttura ospedaliera, negli ultimi due anni non è stato possibile offrire tutte le attività. Contiamo tuttavia di ripartire al più presto e di poter coinvolgere nell’iniziativa un numero sempre più alto di pazienti di entrambi i sessi”.
Quali benefici trae la donna che segue il percorso? Ci sono evidenze scientifiche sull’efficacia di questa sorta di “meditazione oncologica”?
“In occasione del congresso monotematico sul carcinoma mammario tenutosi a San Antonio, nel Texas, nel 2020, peraltro il congresso più importante dell’anno, sono stati presentati i primi dati che dimostrano il beneficio della Mindfulness in termini di riduzione di ansia, depressione, insonnia, vampate di calore e fatigue , quella spossatezza estrema che impatta così drammaticamente sulla qualità di vita, in giovani donne con diagnosi di carcinoma mammario. Lo studio è stato accolto con grande interesse da clinici ed associazioni pazienti”.
Il percorso viene proposto anche a chi ha avuto altri tipi di cancro o solo alle donne colpite alla mammella?
“Nonostante ad oggi la maggior parte dei dati pubblicati si riferiscano a pazienti affetti da carcinoma mammario, il campo di ricerca si sta ampliando verso altre patologie.
Il mio personale desiderio è quello di offrire a più persone possibile uno strumento per poter vivere al meglio nonostante la malattia“.