Carenza di personale negli ospedali e nei pronto soccorso, l’ordine dei medici si rivolge a prefetto e sindaci: “Sanità al collasso, misure decise o sarà esodo di operatori”
Allarme di Quiriconi: “Con la pandemia che torna a galoppare a rischio i servizi. La colpa è di una cattiva programmazione”
Servizi “rimodulati” negli ospedali della Valle, i pronto soccorso di Lucca e Versilia che vedono un personale “praticamente dimezzato” e la pandemia che torna a correre. Sono questi gli elementi di nuova preoccupazione sul tavolo del presidente dell’ordine dei medici di Lucca, Umberto Quiriconi, che adesso si rivolge non tanto all’Asl quanto ai sindaci e in particolare al prefetto perché trovino soluzioni ad una situazione definita come “drammatica”.
Il cahiers de doléance dell’ordine dei medici inizia dalla Garfagnana e, in particolare, “dalla paventata chiusura del reparto di cardiologia dell’ospedale di Castelnuovo Garfagnana ancorchè smentita dalla dirigenza Asl”, sottolinea Quiriconi.
“Tale nefasta prospettiva – osserva – si inserisce nella generale drammatica carenza di personale sanitario, medico e non, in seno al servizio sanitario nazionale e regionale legato principalmente ad errori di programmazione avvenuti in passato nella predisposizione dei processi formativi dei professionisti, ma anche alle scarse prospettive di crescita professionale, a stipendi cinque-sei volte inferiori alla media europea e a condizioni di lavoro impossibili; tutti fattori questi che favoriscono la fuga dall’Italia di circa mille medici ogni anno”.
“Purtroppo non ci consolano le rassicurazioni dell’Asl Nordovest – aggiunge Quiriconi – la quale parla di ‘rimodulazione dell’attività che porterà comunque ad un ampliamento dell’offerta ambulatoriale e di day hospital’ che francamente non riusciamo ad intravedere alla luce della situazione attuale e delle prospettive future. Né è servito finora il progetto denominato Proximity Care che ha visto coinvolti i cardiologi della Fondazione Monasterio e che non ha avuto seguito come del resto prevedibile visti i presupposti”.
“Il proposito inoltre di sostenere il servizio sfruttando prevalentemente il meccanismo del teleconsulto a distanza specie in orario notturno (strumento peraltro utilissimo nel monitoraggio della patologia cronica a domicilio) cozza violentemente con la necessità di garantire una risposta specialistica qualificata in presenza ai cittadini della Valle del Serchio e della Garfagnana non solo come organico del reparto di cardiologia, ma anche come consulenza qualificata in pronto soccorso dato che tale funzione in questo contesto non è vicariabile con sistemi di telemedicina. È necessario quindi reperire cardiologi che possano prendere servizio in modo stabile all’ospedale S. Croce; infatti a causa della carenza di questi ultimi già nell’ultimo anno è risultata ostacolata l’attività ambulatoriale e day hospital cardiologico, tant’è che numerosi pazienti sono stati costretti a rivolgersi a sedi distanti. Come sopra accennato inevitabilmente anche il Pronto Soccorso risentirà di tale situazione con la probabile assenza di un cardiologo, l’anestesista solo reperibile, la mancanza di uno psichiatra reperibile, la carenza di ambulanze ed i supporti informatici ancora non efficienti”.
Poi si arriva alla nota dolente: “Il quadro è ancor meno rassicurante se consideriamo i pronto soccorso degli ospedali di Lucca e Versilia anch’essi affetti dalla piaga della mancanza di personale con organici pressoché dimezzati e senza possibilità oggettiva di rimedio a tale situazione se non ricorrendo ad altre figure mediche peraltro poco indicate per tali funzioni, per di più, poi, alla vigilia di una ripresa della pandemia ed in piena stagione vacanziera. La mancanza di medici comunque si evidenzia un po’ in tutti i reparti dei nosocomi della provincia condizionando pesantemente in modo negativo la funzionalità di questi ultimi, con allungamento delle liste d’attesa, procrastinazione dei controlli, rinvio degli interventi chirurgici; i risultati sono sotto gli occhi di tutti: incremento ed aggravamento dei casi di patologia cronica e in alcuni casi dei decessi. E di questi giorni lo spostamento ad altra funzione anche del direttore amministrativo dell’ospedale Versilia che fa seguito alla perdita del primario di nefrologia e prima ancora a quello di urologia, l’uno destinato ad altro incarico, l’altro dimessosi”.
“Ad acuire questo stato di cose – suggerisce il presidente dell’ordine dei medici – c’è la scarsità di medici nell’emergenza territoriale cosicchè questo servizio è svolto per svariate ore al giorno (specialmente in media valle del Serchio nei turni di notte) dal solo infermiere con i pochi medici a disposizione oltretutto impiegati anche per i trasporti sanitari e quindi non disponibili per le emergenze vere e proprie. Anche in questo ambito le previsioni sono tutt’altro che rosee visto che nelle intenzioni della regione, nonostante le pubbliche affermazioni contrarie, c’è il progetto di una sostanziale demedicalizzazione delle ambulanze riservando la presenza del medico prevalentemente sulle automediche; inoltre, visto che non è stato a tutt’oggi istituito dall’Asl Nordovest il corso di formazione per medici dell’emergenza territoriale deliberato dalla Regione Toscana addirittura nell’ottobre dello scorso anno, non si sa veramente cosa pensare”.
“Non dobbiamo dimenticare poi – aggiunge – l’insufficiente numero di colleghi del servizio di continuità assistenziale e della medicina generale, veri capisaldi dell’assistenza sanitaria territoriale, la cui assenza inceppa il meccanismo di cura favorendo il ricorso improprio al Pronto Soccorso e la soppressione delle Usca, strumento importantissimo nella gestione della scorsa pandemia. Tutto ciò si ripercuote in modo negativo prima di tutto sull’assistenza alla persona, ma anche sulle condizioni di lavoro divenute in alcuni contesti veramente inaccettabili e favorisce il fenomeno delle dimissioni e del pensionamento precoce di tanti professionisti della sanità con danni inenarrabili al servizio sanitario nazionale. In conclusione questi sono solo alcuni esempi, ma la situazione occupazionale è veramente drammatica un po’ in tutti i contesti per cui c’è davvero da temere per la sussistenza del sistema sanità pubblica; il servizio sanitario nazionale universalistico si è retto in questi ultimi anni principalmente sul senso di responsabilità di chi ci lavora, merita di essere amministrato meglio, non lasciamo che si deteriori”.
Da qui nasce un appello” accorato ai funzionari, ma anche ai sindaci (massima autorità sanitaria del comune che amministrano) ed al Prefetto – scrive Quiriconi – affinchè si adoperino in ogni modo a porre un rimedio alla situazione prima che sia troppo tardi e si verifichi un esodo in massa degli operatori sanitari“.