Imprenditore sequestrato e segregato in una baracca sul Serchio: condanna definitiva per due

8 luglio 2022 | 12:00
Share0
Imprenditore sequestrato e segregato in una baracca sul Serchio: condanna definitiva per due

La banda pensava che l’uomo avesse sottratto loro 30 chili di hashish: ma avevano sbagliato persona

Lo aveva sequestrato e pestato a sangue secondo i giudici in una baracca del fiume Serchio a Lucca, dove era stato minacciato con un fucile, legato e picchiato per ore da tre malviventi.

Un incubo per un imprenditore della Val di Magra, ritenuto colpevole di aver sottratto 30 chili di hashish alla gang, che poi però si è accorta di aver sbagliato persona. Definitive le condanne per due dei tre arrestati, Jauad Atimi, classe ’82, e Brahim Rachid, classe ’96, per sequestro di persona, rapina e lesioni. Per entrambi 6 anni di reclusione, per il capo della banda, Mihai Orbulescu, 58enne di origini rumene, 8 anni di reclusione. Le stesse pene comminate dalla corte d’assise di Lucca nel febbraio del 2020, presieduta dal giudice Giuseppe Pezzuti, e poi confermate in appello.

I tre sono stati ritenuti responsabile anche dalla Cassazione dell’aggressione sono stati arrestati dai carabinieri di Sarzana, dove è iniziato tutto. In manette erano finiti all’epoca del blitz delle forze dell’ordine i due marocchini di 40 e 26 anni e il rumeno 58enne, per sequestro di persona a scopo di estorsione e rapina aggravata in esecuzione di un ordine di custodia cautelare del gip di Lucca. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, a cui l’imprenditore aveva denunciato l’accaduto, l’uomo aveva affittato ai tre un rudere dove però gli ospiti avevano nascosto la droga. Nel luglio del 2019, secondo l’accusa, l’imprenditore, del tutto ignaro, era stato prelevato dalla propria abitazione in Val di Magra e portato in una baracca sulle sponde del fiume Serchio a Lucca dove è stato minacciato con fucile, legato e picchiato per ore dai 3, convinti che li avesse derubati della droga. Quando hanno capito che non c’entrava nulla gli hanno comunque intimato di dare loro dei soldi come ‘rimborso’.

A quel punto, l’imprenditore, pur terrorizzato aveva sporto denuncia e fatto scattare le indagini. Da lì i processi e ora la sentenza definitiva.