Si intascano per anni i soldi del premio assicurativo di una coppia: tre agenti condannati a risarcire

Responsabile in solido anche la compagnia: ora le vittime potranno recuperare il maltolto
Versano per anni ai loro agenti le quote di due assicurazioni sulla vita, ma i soldi non finivano alla compagnia assicuratrice ma su conti correnti paralleli. Ora, dopo 4 anni di processi, la coppia riuscirà a recuperare i soldi, circa 40mila euro, che ormai considerava perduti.
Questo grazie alla sentenza della corte d’Appello di Firenze che ha respinto il ricorso della nota compagnia assicuratrice straniera, ma con agenzie in tutta Italia, che ha confermato la sentenza di primo grado del tribunale di Lucca che l’aveva condannata in solido con i tre agenti a risarcire la coppia lucchese di tutti i soldi versati ai 3 rappresentanti infedeli che avevano trattenuto su conti correnti propri il denaro senza mai versarlo.
La condanna per i tre agenti e la compagnia di assicurazione era avvenuta in solido e proprio questo ha ora spalancato le porte al recupero vero e proprio delle somme. La condanna infatti è la condizione indispensabile per poter provare a recuperare soldi in una causa civile. Se poi il soggetto non ha beni, o è riuscito ad occultarli, o mille altre possibilità, diventa poi molto complesso se non impossibile rientrare in possesso delle somme dovute in sentenza. Si parla di soggetti non pignorabili. Completamente diverso il discorso se invece, come in questo caso, i giudici condannano anche una famosa compagnia di assicurazione che è invece assolutamente pignorabile. Il termine obbligato in solido indica un soggetto che risponde a un creditore per conto di un soggetto debitore. In altri termini, il creditore ha la possibilità di poter scegliere nei confronti di quale soggetto esercitare il suo diritto di ottenere il credito che gli spetta. E infatti in questi casi il soggetto condannato paga prima della fase esecutiva eventuale, e dopo una sentenza di condanna, per evitare ulteriori aggravi di spese, attesa la capacità economica di risarcire che va ben a di là di queste cifre nel caso di specie.
Scrivono infatti i giudici d’appello, Edoardo Monti, Dania Mori e Annamaria Loprete, nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi: “La responsabilità del preponente (assicurazione, ndr) può essere esclusa nel solo caso in cui la condotta del preposto (i tre agenti, ndr) risulti essere assolutamente imprevedibile e totalmente esorbitante dall’incarico ascrittogli ovvero quando il terzo tenga una condotta anomala da cui emerga la sua consapevolezza circa la violazione da parte del preposto delle regole e del rapporto che lo legano al preponente tale da scindere ogni rapporto di occasionalità tra l’illecito commesso dal preposto e la funzione svolta per conto di quest’ultimo. Tanto premesso, nel caso di specie è evidente come il pregiudizio patito dai due clienti sia derivato dall’esercizio, seppur abusivo e per fini personali, dell’attività di assicuratore svolta dai tre agenti, titolari della società di assicurazioni che aveva sede a Lucca e che era mandataria della compagni assicurativa”.
Il denaro era stato sempre consegnato ai tre agenti in contanti come prevedeva il contratto. Ora la coppia lucchese sarà risarcita. I tre agenti e l’assicurazione sono stati condannati anche a circa 6mila euro di spese legali.