Da Corleone ad Altopascio: condannato in via definitiva per sfruttamento della prostituzione

1 agosto 2022 | 18:32
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Da Corleone ad Altopascio: condannato in via definitiva per sfruttamento della prostituzione

Un uomo di 56 anni è stato riconosciuto responsabile ed è stato confermato dalla Cassazione il cumulo di pene

Per i giudici gestiva, insieme ad altre persone, alcuni night club, e non solo, dove in realtà donne italiane e straniere e trans si prostituivano pagando una commissione per ogni prestazione a sfondo sessuale.

Per questi motivi un 56enne originaio di Corleone è stato condannato in via definitiva a cinquje anni di reclusione e 16mila euro di sanzione per sfruttamento della prostituzione continuata e in concorso.

L’uomo aveva accumulato condanne irrevocabili tra il 2016 e il 2020 e aveva proposto ricorso per Cassazione contro il provvedimento del giudice dell’esecuzione del tribunale di Pisa, la provincia dove è detenuto, che sommando le varie pene aveva stabilito il quantum totale da scontare.

Queste le due sentenze riunite per quantificare la pena definitiva: sentenza di condanna alla pena di due anni di reclusione, emessa dal tribunale di Lucca il 3 maggio 2016 (irrevocabile il 17 ottobre 2016) per fatti commessi ad Altopascio dal 10 agosto 2013 al 5 dicembre 2013;  sentenza di condanna alla pena di 4 anni di reclusione emessa dal tribunale di Pisa l’8 giugno 2016 (irrevocabile il 10 ottobre 2020) per fatti commessi a Castelfranco di Sotto, sino al 4 giugno 2013.

Gli ermellini hanno respinto il suo ricorso contro la pena definitiva totale da scontare, dichiarandolo inammissibile e condannandolo anche alle spese processuali e a 3mila euro di multa in favore della cassa delle ammende. Il tribunale pisano gli aveva revocato anche il beneficio della sospensione condizionale della pena inflitta con la prima sentenza, poiché nel termine di legge l’uomo aveva riportato un’ulteriore condanna a una pena che, cumulata con la precedente, superava i limiti previsti per legge.

Il 56enne era finito nei guai quando i carabinieri lo avevano arrestato durante un blitz specifico per questa tipologia di reato quando insieme a un suo complice dopo una serie di appostamenti era stato scoperto a portare sul luogo di lavoro, nei pressi di una stazione ferroviaria del Pisano, due transessuali di origini brasiliane, per poi tornare a riprenderli “a fine turno” e contare gli incassi della giornata, come se si trattasse di una normale attività lavorativa. Da quell’arresto la prima condanna per la quale però aveva beneficiato della sospensione della pena. Ma tornato in libertà si era rimesso nuovamente a “lavoro” questa volta cambiando solo zona e territorio e scegliendo la Lucchesia per le sue attività. Era stato successivamente beccato dalle forze dell’ordine e aveva subito un secondo processo la cui condanna ha fatto decadere il beneficio del primo processo. In sede di esecuzione, quindi, quando entrambe le condanne erano divenute irrevocabili il giudici aveva stabilito in 5 anni la pena complessiva. Ora la suprema corte di Cassazione ha scritto la parola fine sulle sue attuali vicende giudiziarie.