Derubano un esercizio commerciale utilizzando l’auto di proprietà e ne denunciano il furto: condannate

False dichiarazioni ai carabinieri che indagavano sul furto. Anche una 46enne di Lucca ritenuta responsabile di simulazione di reato
Derubano un esercizio commerciale di notte utilizzando l’auto di proprietà di una di loro, poi la mattina dopo denunciano anche il furto del mezzo. Condannate a seguito di patteggiamento per il furto ora sono state riconosciute colpevoli anche di simulazione di reato in via definitiva.
La 48enne lucchese si trovava a Torino quando decise insieme a una sua amica di svaligiare un negozio utilizzando una loro auto. Le due maldestre ladr la mattina successiva al colpo avevano deciso di denunciare il furto del mezzo perché non si sentivano sicure di non aver lasciato tracce. E avevano ragione, non erano state “scrupolose” durante il furto nel negozio e i carabinieri le hanno denunciate e sono finite sotto processo.
Solo che a quel punto i reati commessi erano diventati due e dopo aver patteggiato la pena per aver derubato il negozio ora sono state condannate anche per la simulazione del furto dell’auto. L’imputata per i giudici avrebbe reso nel 2015 ai carabinieri di un comune in provincia di Torino dichiarazioni mendaci e funzionali a supportare la condotta simulatoria della sua complice che aveva denunciato il furto della sua autovettura, in realtà utilizzata per il furto in un negozio; all’interno della macchina erano stati trovati i documenti personali della imputata e dei suoi figli.
Scrivono in sentenza i giudici della suprema corte di Cassazione che hanno respinto il ricorso: “I giudici di merito hanno spiegato che all’interno dell’autovettura utilizzata per il furto di merce ai danni di un esercizio commerciale durante la notte del 30 dicembre 2015, di proprietà di una delle due imputate, furono trovati i suoi documenti e quelli dei figli di lei, e nel corso della mattinata del giorno seguente la donna formalizzò la denuncia con cui fu dichiarato falsamente il furto dell’autovettura; alla redazione della denuncia assistette anche la 46enne di Lucca, che, successivamente, fu assunta a sommarie informazioni con cui sostanzialmente confermò la versione della sua complice; l’imputata partecipò anche al furto. Sulla base di tali elementi è stato configurato il concorso morale dell’imputata nel delitto di simulazione di reato commesso materialmente dall’altra donna imputata”.
Un coinvolgimento diretto nel delitto di furto, un interesse comune e far apparire falsamente quella autovettura usata per il furto della merce come oggetto di furto, una conseguente compresenza al momento della denuncia del falso delitto di furto della autovettura, una successiva conferma della falso furto dell’auto, per i giudici di piazza Cavour condizioni necessarie e sufficiente per la condanna definitiva.
Le due donne sono state condannate anche al pagamento delle spese processuali.