Non si accorgono della spina nel piede del paziente, due medici condannati

Non l’avevano notata durante le visite, dovranno risarcire l’uomo
I medici non si accorgono subito che aveva una spina nel conficcata nel piede destro, e solo al secondo intervento chirurgico riusciranno a eliminare il problema. Ma nel frattempo passano oltre tre mesi, per il tribunale di Lucca e per la corte d’Appello di Firenze i due medici che lo hanno avuto in cura sono responsabili di non essersi accorti del fastidioso corpo estraneo e sono stati condannati, in solido, a risarcire il paziente dei danni subiti, circa 3mila euro, e delle spese legali sostenute.
L’uomo in secondo grado aveva richiesto una somma maggiore ma non gli è stata accordata. Passeggiando sull’arenile di un bagno di Viareggio pesta a piedi nudi una foglia di palma, e avverte dolore al piede, ma pensando a qualche irritazione era entrato in acqua per lenire il fastidio. Ma in realtà stava per iniziare un’estate che difficilmente dimenticherà. Solo il 2 settembre infatti era poi riuscito a risolvere, dopo ben due interventi. Dai resoconti processuali, infatti, è emerso il quadro completo della vicenda.
Il consulente della corte d’Appello, che nelle scorse settimane ha emesso la sentenza che ha confermato quella di Lucca, ha spiegato di aver appreso dal paziente che questi, il 25 maggio del 2011, in un primo momento, pur avendo percepito una sensazione di puntura al piede, si limitava ad immergere l’estremità nell’acqua di mare, continuando la passeggiata. Non ricorreva ad accertamenti sanitari fino al 30 maggio, quando il piede si gonfiava ed il dolore si acuiva. Veniva in un primo momento visitato dal medico curante che prescriveva terapia antibiotica, quindi si rivolgeva successivamente a un dermatologo, che il 22 giugno procedeva ad un primo intervento al piede, di cui però il perito dei giudici ha rilevato non sussistere univoca documentazione, che secondo l’attore si tratterebbe di “xeresi mediante laser di neoformazione sul dorso del piede”; secondo il medico invece “toilette del processo flogistico in atto”.
Dalle successive prescrizioni del medico, nelle date del 22 giugno, 28 giugno, 29 giugno e 5 luglio, risultano ulteriori medicazioni, fino alla data del 11 luglio, quando fu eseguita una ecografia al piede che permetteva di accertare come “in senso prossimale rispetto alla ferita cutanea si rileva la presenza di una immagine lineare, iperecogena nel contesto dei tessuti molli sottocutanei, lievemente deviato verso l’esterno…[…]…compatibile, data l’anamnesi, con la presenza di un corpo estraneo (per forma e storia verosimile spina di palma); discreto edema dei tessuti molli circostanti”.
Nella ricostruzione cronologica degli eventi il ctu ha dato quindi atto che in data 15 luglio l’uomo veniva ricoverato presso una casa di cura di Lucca, dove era sottoposto ad intervento chirurgico al piede condotto dal medico coadiuvato da un secondo medico. “Durante il suddetto atto operatorio non veniva reperito nessun corpo estraneo, nonostante si riferisse anche di un ulteriore esame radiografico intraoperatorio, effettuato estemporaneamente dal secondo medico, chiamato al tavolo operatorio. Era in tal senso riportato nell’elaborato stralcio del relativo registro di sala operatoria da cui risultava “si esplora una cavità esiti di flogosi posta tra i tendini flessori (I e II dito) fino al piano osseo. Non si reperta corpo estraneo evidenziato all’ecografia, ma solo tessuto molliccio, probabile esito di reazione granulomatosa”. Il paziente, informato dell’insuccesso dell’intervento, veniva dimesso con esiti da ascesso e prescrizioni antibiotiche. Il 25 agosto, però i problemi non finivano, e il dolore nemmeno, e allora eseguiva nuova ecografia del piede che confermava la persistente presenza “di corpo estraneo verosimilmente vegetale di 37 mm di lunghezza” specificando che lo stesso si presentava “adiacente al tendine del tibiale anteriore, tra questo e il tendine dell’estensore lungo l’alluce”.
Ulteriori esami radiografici eseguiti il 30 agosto e il primo settembre, sempre del 2011, ribadivano la persistenza del corpo estraneo e il 2 settembre, finalmente, l’uomo, che si era nel frattempo rivolto a altri medici, veniva nuovamente sottoposto ad un secondo intervento chirurgico durante il quale veniva poi estratto il fastidioso e doloroso corpo estraneo. “Il corpo estraneo era ben evidente, una ricerca più meticolosa ed attenta ne avrebbe verosimilmente consentito l’individuazione”, da qui la condanna dei due medici al risarcimento del danno che non è stato però aumentato in Appello come avrebbe voluto il paziente. Forse la Cassazione scriverà la parola fine sulla singolare vicenda.