La festa in spiaggia era abusiva, albergatrice condannata

Dovrà sborsare tra ammenda e spese legali oltre 30mila euro per il party con oltre 200 persone
Una festa in spiaggia che le è costata cara perché ritenuta abusiva. La donna, una imprenditrice della Versilia, nel 2018 aveva organizzato nella spiaggia privata dell’hotel di sua proprietà una serata per i suoi ospiti, e non solo, con tanto di concerto musicale e buffet. Ma ora è arrivata la condanna definitiva da parte della Cassazione a 1 mese e 20 giorni di arresto e a ben 13mila euro di ammenda per “apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o intrattenimento e disturbo del riposo o delle occupazioni delle persone”, più 3mila euro per l’inammissibilità del ricorso.
Sommando anche le spese legali sostenute la donna ha dovuto tirar fuori oltre 30mila euro. Una festa molto più cara e costosa di quello che aveva preventivato. Per gli ermellini la donna avrebbe organizzato tutto in assenza dell’autorizzazione di pubblica sicurezza, per un intrattenimento musicale, cui presero parte alcune centinaia di persone, circa 200, e che comportò, stando all’impostazione accusatoria, disturbo al riposo delle persone. I giudici hanno, innanzitutto, ritenuto che l’evento, per le sue intrinseche caratteristiche e le concrete modalità di svolgimento, si connotò in termini tali che avrebbero imposto alla donna di munirsi della preventiva autorizzazione, in ragione della pubblicità dell’intrattenimento, rivolta ad una platea indiscriminata, anziché, come sostenuto dall’imputata, ai soli clienti dell’hotel della Versilia, secondo quanto emerso dal tenore del volantino pubblicitario nell’occasione distribuito, che, con l’utilizzo dell’espressione “ingresso riservato ai tavoli con buffet offerto dal ristorante, “lasciava univocamente intendere che chiunque avesse voluto fruire, nell’occasione, del servizio di ristorazione avrebbe potuto godere anche del successivo spettacolo musicale e danzante, in ossequio, peraltro, a quanto confermato, nella sostanza, dalla stessa donna. La corte – prosegue la sentenza – ha escluso che possa discutersi, nella circostanza, di piccolo intrattenimento e che l’autorizzazione mancante possa ritenersi compresa in quella prevista dall’articolo 86 tulps, avente oggetto e finalità diverse, e ha ritenuto che il rilevante afflusso di pubblico, presente in almeno 200 unità, avrebbe imposto la necessaria verifica, da parte della autorità amministrativa preposta, circa l’adozione delle misure volte a garantire l’incolumità delle persone”.
La Cassazione ha aggiunto che tale esigenza non è esclusa dal fatto che lo spettacolo si sia svolto sulla spiaggia, tenuto conto che l’allestimento della manifestazione aveva determinato l’installazione di strumentazioni di vario tipo, sia per la musica sia per l’illuminazione, e che vi erano comunque strutture di contenimento, quali rappresentate da quelle dell’esercizio di somministrazione di alimenti e bevande annesso al bagno. “La corte ha, altresì, condiviso con il primo giudice di Lucca e i secondi di Firenze sulle conclusioni raggiunte in ordine al residuo addebito sul rilievo che la musica venne somministrata a volume molto alto e sino a tarda notte, ciò che infastidì numerosi passanti i quali, nei giorni successivi, ebbero modo di rivolgere, al riguardo, espresse rimostranze alle autorità locali”. La festa è finita, il caso è chiuso.