Non era suo padre: scopre tutto a 28 anni e lo trascina in tribunale

Choc per una giovane di Lucca che ha voluto che i giudici accertassero la verità
Scopre a 28 anni che quello che credeva fosse il padre in realtà non lo era. Otto anni fa la madre le confessa di aver avuto una relazione extraconiugale e le dice il nome del vero padre, quello biologico, e le racconta tutto, ma probabilmente in ritardo.
La ragazza, oggi 36enne, infatti finisce in terapia per lo choc emotivo e all’inizio non reagisce bene anche perché scopre che entrambi sapevano e non le hanno mai nulla, tacendo per anni. La scoperta traumatica è riuscita a farla solo dopo che i due si sono separati. A quel punto dopo aver raccolto un po’ di energie prima chiede al prefetto di Lucca di cambiare il cognome e poi visto che tutte quello che le era stato raccontato era rimasto solo un segreto svelato tra le mura domestiche ha deciso di trascinare tutti in tribunale e fare accertare la situazione da un giudice.
Forse la sfiducia aveva ormai preso il sopravvento e voleva certezze al di là delle tante, troppe parole ascoltate e decisamente in ritardo secondo i suoi canoni. Stanca e delusa, amareggiata per quella omissione così grave e ancora scossa per il trauma contatta un legale e intenta una causa, nel 2019, per chiedere l’accertamento della verità, al di là di ogni ragionevole dubbio. Il tribunale di Lucca, formato dai giudici D’Ettore, Giuntoli e Morelli, nella sentenza pubblicata ieri (29 settembre) hanno chiarito l’intera vicenda, dopo tre anni di udienze e fugato ogni dubbio. Scrivono i giudici lucchesi: “Il tribunale, definitivamente pronunciando, ogni altra istanza ed eccezione disattesa o assorbita, dichiara che l’uomo non è padre della ricorrente; ordina all’ufficiale di Stato civile di provvedere alle trascrizioni ed annotazioni di legge”.
A tali conclusioni si è arrivati in aula dopo aver ascoltato tutte le parti in causa e soprattutto grazie al test sul dna. Prosegue infatti la sentenza: “Il quadro probatorio trova conforto anche nel test genetico di paternità i cui esiti sono versati in atti, in cui si legge che dall’analisi di campioni biologici rilasciati dal presunto padre emerge che è praticamente impossibile che l’uomo sia il padre biologico della ricorrente, ed è escluso come padre, biologico con un’affidabilità del 100%”. La ragazza ha avuto la sua risposta ufficiale e per iscritto, e ora forse potrà trovare un po’ di pace in una vicenda che probabilmente poteva essere gestita in modo diverso anche se si sa che è sempre facile parlare dall’esterno. Chissà se riuscirà anche ad avere un sano rapporto con il vero padre biologico. Il collegio difensivo delle parti era formato dagli avvocati Matteo Baldacci, Laura Deri, Matteo Lorenzi e Maria Luci Esposito. Da un punto di vista giudiziario il caso è terminato perchè il test sul dna non lascia spazio a ricorso alcuno quando è eseguito correttamente.