Non può partecipare a Lucca Comics dopo l’infortunio: il giudice fa risarcire l’operaio con la passione dei fumetti

Oltre al danno biologico il tribunale riconosce al 48enne che l’incidente gli ha impedito di praticare i suoi hobby e quantifica in 100mila euro il dovuto al lavoratore
Dalla febbre dei Comics, si sa, non si può guarire. Lo sa bene un 48enne di origini lucchesi che dopo l’infortunio al piede durante le sue attività lavorative non ha più potuto svolgere la sua vita di prima e fare tutte le cose che adorava fare: andare a Lucca Comics era in cima alla lista dei suoi desiderata, insieme ad andare a pesca, giocare a calcio e recarsi nei boschi a cercare funghi. Dopo 13 anni di battaglie giudiziarie il tribunale ha condannato l’assicurazione della cooperativa dove lavorava a risarcirlo con circa 100mila euro, per danni biologici e danni non patrimoniali, proprio a causa delle sue mutate condizioni e abitudini di vita, tra cui l’essere privato del piacere di recarsi, senza problemi, a visitare stand e padiglioni del festival lucchese noto in tutto il mondo.
I giudici di Arezzo, competenti per territorio, hanno riconosciuto i danni all’operaio nel contenzioso civile che ora è arrivato a sentenza, pubblicata ieri (19 ottobre) a firma del giudice Giorgio Rispoli, dopo un procedimento penale che si era concluso in tutte le sue fasi con la condanna del datore di lavoro (la cooperativa aretina) ma che era finito in prescrizione, pur riconoscendo “il nesso tra l’omissione colpevole della cooperativa e la causazione dell’evento, posto che, qualora il macchinario fosse stato utilizzato conformemente alla sua funzione, l’aggancio del piede della parte offesa non sarebbe stato possibile”.
Processo penale e processo civile seguono due strade parallele e a meno di precise indicazioni non si influenzano a vicenda. Il fatto era accaduto nel 2009 quando l’operaio stava lavorando per conto della cooperativa con sede in provincia di Arezzo alla pulizia di un torrente. Un macchinario non era a norma e gli aveva quasi tranciato il piede destro. Dopo alcuni interventi chirurgici e molta fisioterapia i medici non sono riusciti però ad evitare alla fine l’amputazione dell’avampiede destro e nulla era tornato più come prima nella sua vita, malgrado la protesi. Già l’Inail era intervenuta per la parte di sua competenza con indennizzo e vitalizio, e restava da chiarire solo quale somma fosse dovuta dalla cooperativa e in particolare alla sua assicurazione. Nel corso dell’istruttoria testimoniale è emerso che il ricorrente ha dovuto accantonare talune sue passioni, come il jogging, la pesca e le partite di calcio dilettantistico a cadenza settimanale o bisettimanale, e ancora: “Ha anche rinunciato al passatempo delle lunghe escursioni nei boschi per cercare i funghi, nonché all’abitudine di recarsi ad eventi di fumettistica come il Lucca Comics, il suo preferito. Si tratta di avvenimenti che non possono che aver determinato una profonda disistima verso di sé, un notevole senso di vergogna, di dolore e che dunque rilevano ai fini del risarcimento del danno non patrimoniale”.
Prosegue ancora la sentenza: “Egli ha inoltre limitato i giochi con la figlia al parco, cessato di coltivare il proprio orto e, in generale, ha registrato un notevole cambio di umore. Peraltro, ha sviluppato un acuto senso di vergogna per la protesi, che in effetti si rende molto evidente soprattutto nelle località marine”. Alla luce di quanto venuto fuori nel processo civile, scrivono i giudici aretini: “Il ricorso deve dunque essere accolto e, a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale l’assicurazione della cooperative deve corrispondere al ricorrente la somma di 97.969 euro, più interessi”. La cooperativa è stata condannata anche a circa 13mila euro di spese di lite. Dopo 13 anni l’uomo avrà anche il risarcimento dovuto oltre agli indennizzi Inail.