Arrestato per rapina a mano armata, era innocente: dopo 11 anni risarcito con quasi mezzo milione

31 ottobre 2022 | 14:50
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Arrestato per rapina a mano armata, era innocente: dopo 11 anni risarcito con quasi mezzo milione

Ad accusarlo era stato la vittima che il giorno dopo sosteneva di averlo riconosciuto in un bar, ma grazie all’avvocato e ad un ispettore di polizia è stato scagionato

Per tre anni di fila è stato privato della sua libertà, tra carcere e detenzione domiciliare, per un crimine che non aveva commesso: ora la suprema corte di Cassazione, dopo un lungo, delicato e complesso iter giudiziario, ha stabilito che lo Stato deve risarcirlo con 490mila euro, per l’incredibile errore giudiziario commesso ai suoi danni.

Immaginate di avere 32 anni e di trovarvi nel vostro bar preferito per prendere il solito caffè prima di andare a lavorare, a Viareggio, 11 anni fa, e di trovarvi dopo pochi minuti letteralmente catapultati in un incubo ad occhi aperti che terminerà solo il 16 dicembre del 2019. Questa è la storia, personale e giudiziaria, di Mounir Knani, muratore di origini tunisine che il 7 settembre del 2011 stava solo facendo colazione ma che poco dopo è stato arrestato con l’accusa di rapina a mano armata, perché la sua vittima che si trovava anche lui all’interno dello stesso bar quella mattina, chiama il 113 dicendo di aver riconosciuto l’uomo che la sera prima lo aveva assalito, pistola in pugno, per rapinarlo.

Mounir non crede ai suoi stessi occhi ma è fiducioso, sa di non aver fatto  nulla e pensa di riuscire a chiarire in poco tempo l’assurdo equivoco, ma non è così. Non poteva nemmeno immaginare cosa gli stesse per succedere da lì a poco. E andrà sempre peggio. Le forze dell’ordine prima e i giudici del Tribunale di Lucca poi si convincono della veridicità delle accuse che gli muove la vittima e il 30 maggio del 2012 Mounir viene riconosciuto colpevole dal Tribunale cittadino e condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per rapina a mano armata. E purtroppo anche il verdetto di secondo grado, emesso dalla corte d’Appello di Firenze il 27 giugno 2014, è contro di lui. La pietra tombale arriva infine dalla corte di Cassazione, il 7 aprile 2016. Game over. Tutto ormai sembra privo di speranza per lui che si era sempre professato innocente e che aveva anche fornito un alibi per la sera della rapina: era a casa con la sua compagna. Perché Mounir si era integrato bene, lavorava, era fidanzato e a 31 anni pensava di essersi lasciato alle spalle tante cose poco piacevoli che aveva vissuto in Tunisia. Ma dietro l’angolo il peggio doveva ancora venire.

La svolta

Forse ognuno di noi ha un angelo custode e Mounir ne ha avuti due, uno scontato che lo fosse è il suo avvocato Stefano Gambini che non ha mollato mai, l’altro ha dell’incredibile e qui la storia diventa un romanzo, o una sceneggiatura di un film di Hollywood, perché il secondo angelo è un ispettore di polizia, Luca lombardi a cui non tornavano i conti e troppe cose non quadravano. Allora per onorare la sua divisa ha svolto indagini collaborando con l’avvocato di Mounir e insieme dopo un duro e paziente lavoro trovano una traccia che si rivelerà fondamentale per scrivere un nuovo finale a questa storia assurda, un finale di verità e giustizia, finalmente.

Insieme riescono a rintracciare in Germania una giovane donna tedesca che conosce bene il vero autore della rapina. Si tratta del suo ex fidanzato, anche lui tunisino, che non a caso compare più volte nelle riprese delle telecamere della stazione nei pressi dell’accaduto. L’uomo era stato arrestato 20 giorni dopo la rapina imputata a Mounir Knani perché responsabile di un altro colpo alla stazione di Viareggio, portato a termine con le stesse modalità: impugnando un’ascia e un coltello. È la conferma tanto attesa che Mounir non c’entra nulla che è assolutamente innocente. Il 16 dicembre 2019 la Corte d’Appello di Genova, competente sul distretto toscano, ha assolto Mounir Knani per non aver commesso il fatto e il 28 ottobre scorso il gran finale, stavolta positivo, perché la suprema corte di Cassazione, pur respingendo alcune ulteriori richieste di risarcimento da parte di Mounir, ha scritto l’ultima parola riconoscendo 490mila di riparazione per l’errore giudiziario e la sua totale innocenza rispetto alle accuse, in un tilt giudiziario che lo aveva portato in carcere e bollato per sempre come rapinatore. Risarcimento che ha tenuto conto dei giorni di carcere, tra il San Giorgio a Lucca e la casa circondariale di Massa, e la detenzione domiciliare, più i danni patrimoniali e non patrimoniali. Il colpo di scena finale chiude la vicenda giudiziaria, quella umana è tutto un altro discorso.