Battaglia per la nuova antenna di telefonia a Lucca: il Comune vince al Tar contro il colosso dei ripetitori

Per i giudici la società non avrebbe rispettato la procedura prevista dal piano comunale
La Hightel Towers spa, colosso dell’installazione di torri e ripetitori per i principali operatori telefonici italiani, ha perso la causa contro il Comune di Lucca che aveva negato nel 2018 il permesso di costruire un nuovo impianto nel territorio comunale. I giudici amministrativi del Tar hanno respinto nel merito il ricorso della società che è stata condannata anche a 3mila euro di spese di giudizio.
Il contenzioso era nato appunto nel 2018 quando la Hightel aveva richiesto a Palazzo Orsetti il permesso di costruire un ripetitore nel cuore della città ma non lo aveva ottenuto. A quel punto la società ha deciso di impugnare al Tar di Firenze il diniego comunale affermando che, a suo dire, “nel sistema delineato dalla l. 36 del 2001, il potere di fissare limiti di esposizione uniformi alle onde elettromagnetiche generate dagli impianti spetta esclusivamente allo Stato, mentre non è consentito ai Comuni derogare a tali limiti attraverso il formale utilizzo degli strumenti di natura edilizia-urbanistica”.
Il Comune di Lucca aveva invece rappresentato ai giudici che la localizzazione prescelta dall’operatore non sarebbe inibita in assoluto dalla disciplina regolamentare, considerato che nella medesima area è stato assentito un precedente impianto di Vodafone. L’operatore non si è però conformato al preciso iter previsto dal regolamento, a norma del quale ogni autorizzazione all’installazione degli impianti è subordinata al previo aggiornamento (con cadenza annuale e in contraddittorio con gli operatori) del piano comunale e annessa mappa delle localizzazioni.
E per il Tar ha ragione il Comune. Si legge infatti chiaramente nella sentenza pubblicata ieri (2 novembre) che esiste un iter ben preciso da seguire per poter richiedere tali installazioni che partono da leggi statali ma che si “uniscono” ai regolamenti comunali in materia per cui Palazzo Orsetti poteva, nel caso di specie, negare l’autorizzazione richiesta dalla società. Scrivono i giudici: “Il provvedimento ha negato l’autorizzazione richiesta dall’operatore in espressa applicazione dell’art. 10-bis del regolamento comunale per l’installazione ed il controllo degli impianti di telefonia mobile, che stabilisce il divieto dell’installazione degli impianti in aree o siti diversi da quelli indicati nel Piano comunale degli impianti – Mappa delle Localizzazioni. Di tali documenti si occupa, in particolare, l’art. 6 del regolamento, che ne disciplina il contenuto e le modalità di aggiornamento. La disposizione prevede che ciascun operatore presenti (entro il 31 ottobre di ogni anno) il proprio programma annuale di sviluppo delle reti ovvero del piano delle installazioni degli impianti e che sulla base di tali programmi il Comune elabori (nei successivi 90 giorni) il piano comunale degli impianti, elaborato di cui la mappa delle localizzazioni costituisce la rappresentazione”. E ancora: “Al Comune spetta, in particolare, il compito di valutare la compatibilità tra le localizzazioni prescelte dagli operatori e i criteri preferenziali di cui all’art. 8 del regolamento potendo altresì individuare nel contraddittorio con gli operatori eventuali soluzioni alternative per la collocazione degli impianti”.
Ed infine: “Alla luce di quanto sopra esposto, inoltre, non si riscontra alcuna violazione diretta della legge 36 del 2001. Con il piano comunale di settore non si intende, infatti, derogare ai limiti di esposizione ai campi elettromagnetici fissati dallo Stato, ma si perseguono gli obiettivi espressamente consentiti dalla medesima legge 36 del 2001 (art. 8 comma 6:“assicurare il corretto insediamento urbanistico territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici) attraverso l’esame congiunto e la valutazione coordinata delle diverse istanze, anche alla luce dei criteri di localizzazione preferenziale stabiliti dalle fonti regionali e locali”. Se ci sarà appello al Consiglio di Stato o meno si potrà sapere solo nelle prossime settimane.