Tre anni fa la morte di Michele Fanini. La famiglia: “Vogliamo giustizia”

I parenti del meccanico e dirigente sportivo lucchese: “Confidiamo nella procura”
Ricorrono domani (4 novembre) i tre anni dalla morte di Michele Fanini, scomparso a 74 anni all’ospedale San Luca di Lucca dove era ricoverato da alcuni giorni a causa di un malore. Una perdita di un grande persona che ha lasciato un vuoto immenso, incolmabile per i figli Cristina, Lorenzo e Manuel per fratelli Pietro, Brunello e Ivano e per i nipoti.
Il noto meccanico e dirigente sportivo lucchese fu scopritore insieme al padre Lorenzo ed appunto ai fratelli Ivano, patron di Amore e Vita, Pietro e Brunello, organizzatore del Giro della Toscana femminile, di numerosi talenti diventati poi campioni ed indiscussi protagonisti del ciclismo mondiale. Tra i tanti, vanno ricordati soprattutto Michele Bartoli e Mario Cipollini, di cui Michele fu proprio il primo in assoluto a metterli in bicicletta all’età di sei anni.
Passano gli anni ma il ricordo di Michele, persona buona, umile e grandissimo conoscitore di ciclismo e della bicicletta, rimane e rimarrà sempre indelebile nel cuore e nella mente dei familiari, degli amici e di tutte le tantissime persone che gli volevano bene e che puntualmente arrivavano al suo negozio da tutto il mondo per affidarsi a lui nel farsi “mettere in sella”.
Non passa però il dolore per la sua improvvisa perdita: i familiari non riescono ancora a darsi pace per la sua morte, per la quale quattro medici erano finiti sotto indagine. La famiglia chiede giustizia e spera “nella procura che – spiegano i familiari – intanto ha proceduto con l’imputazione coatta per ipotesi di negligenza a carico dei professionisti che lo avevano in cura”.
Nel frattempo non si fermano le iniziative per onorarne la memoria, proprio per il lavoro prezioso di mastro artigiano nella costruzione di bici Fanini grazie agli insegnamenti di papà Lorenzo. Michele, anche se molto riservato e schivo ai riflettori dei mass-media, ha contribuito e fatto conoscere in tutto il mondo le proprie bici Fanini utilizzate da molte rappresentative nazionali dei team Fanini, e corridori negli anni 70-80, che, per le particolarità nella realizzazione artigiana di telai in acciaio Fanini. Inoltre, nel tempo, importanti aziende di settore ne hanno appreso la qualità e la validità della lavorazione artigiana ai telai Fanini che poi nel tempo, ne hanno presso spunto e studiato modifiche di miglioramento con appositi brevetti. È per tali motivi che lavorazioni artigianali per la maestria nella realizzazione e montaggio delle bici Fanini conosciute in tutto il mondo tra gli anni 70-80 da parte di Michele Fanini, vanno valorizzate nel ricordo della memoria per tutta la comunità. Infatti nel 2020, è stato presentato da parte del carissimo amico di famiglia, nonché suo ex corridore Stefano Bendinelli, una richiesta al Comune di Capannori per ricordare la figura di Michele Fanini attraverso una titolazione prendendo spunto della cittadella dello sport e della pista in fase di realizzazione dall’amministrazione Menesini.