Le ferite si infettano dopo l’accoltellamento da parte del cliente del bar: riconosciuto il diritto a un extra sul risarcimento

Il medico che lo ha curato male obbligato in solido con l’Asl a versare oltre 4400 euro al paziente: lo ha confermato la Corte d’Appello
Nel maggio 2008 era stato accoltellato da un cliente del suo pub, in Lucchesia, che lo aveva aggredito dopo aver scatenato una vera e propria rissa per futili motivi, pare legati a una donna, e lo aveva colpito ben 4 volte tra l’addome e le braccia.
L’aggressore era stato arrestato la sera stessa dalla polizia intervenuta sul posto e nel gennaio del 2009 era stato condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione per tentato omicidio. Il proprietario del locale era stato trasportato d’urgenza in ospedale dove era stato sottoposto ad intervento chirurgico per le gravi lesioni riportate durante l’aggressione che era avvenuta con un coltello di ben 30 centimetri di lunghezza. Ma chiusa la vicenda giudiziaria relativa al grave episodio che lo aveva visto in pericolo di vita per l’uomo inizia un altro tipo di calvario. Purtroppo a volte nella vita va veramente tutto storto e in tutte le direzioni contemporaneamente. Il medico che lo cura nell’ospedale dell’Asl Toscana nord ovest commette alcuni errori e le ferite si infettano, o meglio le protesi innestate per le ernie fuoriuscite all’addome per via dell’accoltellamento gli provocano una infezione che andrà avanti parecchi mesi.
Anche in questo caso l’uomo è costretto a rivolgersi al tribunale di Lucca per avere giustizia. Prima che inizi la causa però l’Asl si assume la responsabilità dell’accaduto e dell’errore del suo medico e in via transattiva offre 10mila euro all’uomo come risarcimento dei danni subiti a causa dell’infezione. L’uomo li accetta ma nel giudizio di merito i giudici stabiliscono che il risarcimento totale deve essere di circa 15mila euro più interessi e spese legali. Mancano quindi circa 5mila euro per completare il risarcimento stabilito dal tribunale cittadino. Questo avveniva nel 2019 dopo 4 anni di udienze.
A quel punto è l’assicurazione dell’epoca a impugnare in appello la decisione dei giudici di primo grado e la sentenza di secondo grado è arrivata nei giorni scorsi. A pagare il resto della cifra dovrà essere il medico in solido con l’Asl. Si legge infatti nella sentenza della corte d’appello di Firenze a firma dei giudici Covini, Conte e Caporali: “Il giudice di primo grado, ritenuta una malpractice da parte del dottore nella gestione dell’infezione della protesi collocata per la cura di un laparocele, a seguito di accoltellamento da parte di terzi della vittima, e, sulla scorta della ctu, la sussistenza di postumi di natura iatrogena nella misura del 5 per cento e di un danno da invalidità temporanea, tra assoluta e relativa, di un anno e due giorni, in applicazione della tabella ministeriale ha quantificato il danno non patrimoniale nella somma di euro 12.059,99, poi incrementata del 20% al fine dell’integrale risarcimento, che tenga conto dei risvolti psichici delle sofferenze fisiche patite, così arrivando a quantificare il danno nel complessivo importo di euro 14471,99, e dunque, stante il pagamento da parte dell’azienda in via transattiva, ante causam, dell’importo di 10mila euro, a riconoscere un residuo credito in favore di parte attrice di euro 4435,52”.
Anche questa causa è terminata a meno di improbabili ricorsi per Cassazione.