Pagava i dipendenti e i collaboratori “a nero”, condannata società di eventi

11 novembre 2022 | 19:00
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Pagava i dipendenti e i collaboratori “a nero”, condannata società di eventi

Contestata all’imprese della Versilia una cifra di un milione e 400mila euro di sommerso

Avrebbe pagato per alcuni anni i propri dipendenti e collaboratori “in nero” per circa 1 milione e mezzo, ora la sentenza di primo grado di condanna. Nota società toscana di eventi con sede principale in Versilia perde in Tribunale la causa contro l’Inps e l’ispettorato del lavoro che a seguito di una ispezione congiunta con la guardia di finanza nel 2018 avevano accertato una contabilità “in nero” di 1 milione e 400mila euro. Queste somme secondo gli investigatori erano serviti, dal 2013 al 2017, a pagare “in nero” i dipendenti, e da questi accertamenti era venuta fuori una maxi sanzione totale da 700mila euro.

La guardia di finanza di Viareggio aveva accertato che la società, oltre alla normale contabilità aziendale, teneva anche una seconda contabilità “nell’ambito della quale riportava una specifica gestione aziendale relativa alle retribuzioni extracontabili dei dipendenti, analiticamente divisa per giornata e tipologia di servizio; i resoconti esaminati erano strutturati in cartelle informatiche contenenti diversi fogli elettronici denominati: “personale serate”, “personale extra serate”, “pulizia notte”, “extra lavori pulizie”, “personale a servizio”, “dipendenti e mese riferimento” o solo “mese riferimento”, riportanti i giorni lavorati, i nominativi dei lavoratori, i settori d’impiego e gli emolumenti erogati”. Da queste risultanze investigative era venuto fuori anche un contenzioso civile tra la società e l’Inps che ora è arrivato a sentenza. Il giudice del Tribunale di Lucca, Alfonsina Manfredini, ha infatti emesso la sentenza di primo grado che è stata pubblicata ieri (10 novembre), nella quale: “Condanna la società obbligata in solido con l’amministratore unico al pagamento della somma in essa indicata di euro 716.907,00 per le causali specificate nell’ordinanza e oltre spese di notifica”. La società e l’amministratore sono stati inoltre condannati a 18mila euro di spese di giudizio nei confronti dell’Inps e a 19mila euro nei confronti dell’ispettorato del lavoro.

Si legge in sentenza: “Il legale rappresentante della società ha espressamente ammesso che tutta la documentazione extracontabile cartacea e informatica reperita dalla guardia di finanza era relativa alla gestione dell’attività e basta solo scorrere i tanti file portati in allegato dal verbale redatto dalla gdf o anche quelli allegati alla memoria di costituzione di Inps (e mai contestati dalla difesa della parte opponente) per avere piena certezza che a quella gestione tutta questa documentazione contabile afferiva davvero e che si trattava di scritture contabili (se pur non ufficiali), come tali idonee a far prova contro l’imprenditore dei fatti da essa risultanti a norma dell’art. 2709 c.c. per cui I libri e le altre scritture contabili delle imprese soggette a registrazione fanno prova contro l’imprenditore”. Il collegio degli avvocati nel processo era formato dai legali: Ilaria Raffanti, Rossella Quarta, Giulio Guarnieri e Annamaria Venezia. Queste le decisione di primo grado.