Lo fa lavorare al bancone 9 ore al giorno per un mese per 500 euro: giovane barman vince la causa contro il titolare

2 dicembre 2022 | 12:50
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Lo fa lavorare al bancone 9 ore al giorno per un mese per 500 euro: giovane barman vince la causa contro il titolare

Mai un giorno di pausa per il dipendente che ha deciso di rivolgersi al tribunale

Sempre più esercenti, anche a Lucca, si lamentano di non trovare personale che abbia “voglia di lavorare”. Il caso finito di recente nelle aule del Galli Tassi, tuttavia, racconta una storia molto diversa e, per molti versi, è il rovescio della medaglia. E’ quello di un barman che aveva lavorato 63 ore a settimana per un mese di fila senza un giorno di riposo ma che alla fine si era visto pagare con appena 500 euro. Adesso il giudice Antonella De Luca del tribunale di Lucca ha stabilito in oltre 3mila euro i soldi che dovrà avere dal datore di lavoro. Si tratta di un noto stabilimento balneare della Versilia che nel mese di agosto del 2020 avrebbe sfruttato il lavoratore che si è poi rivolto al tribunale cittadino per vedere riconosciuti i suoi diritti.

Nel giudizio, arrivato a sentenza il 30 novembre scorso, è emerso che il giovane avrebbe lavorato una media di 9 ore e 15 minuti al giorno per sette giorni la settimana e di aver percepito per l’intero periodo di lavoro l’importo complessivo di 550 euro lordi. Una miseria. A quel punto si è rivolto ad un avvocato di fiducia stante il comportamento della società ed ha avviato una causa vera e proprio non essendo riuscito a convincere i suoi datori di lavoro a dargli il dovuto. Il giovane ha affermato che di fatto a suo dire avrebbe svolto mansioni di barman, prestando la propria attività lavorativa dietro al bancone del bar dove preparava e serviva gli aperitivi e tutti i prodotti di caffetteria, riceveva gli ordini per i tavoli e svolgeva, sempre da solo e in piena autonomia, il servizio di cassa, riscuotendo il prezzo delle consumazioni e preparando il cosiddetto “preconto”.

Si legge in sentenza che il lavoratore si era lamentato “di non aver goduto del riposo settimanale per tutto il periodo di lavoro alle dipendenze della società convenuta, fatta eccezione per il 27.8.2020, di non aver mai goduto delle ferie, salvo per il 30 ed il 31 agosto 2020, di non aver mai percepito tredicesima e quattordicesima mensilità né il trattamento di fine rapporto”. La società regolarmente citata non si costituiva in giudizio e veniva dichiarata contumace. Deve preliminarmente darsi atto come la sussistenza del rapporto di lavoro sia stata ampiamente provata dal ricorrente attraverso la produzione della lettera di assunzione, a fronte della mancata costituzione della società resistente su cui gravava l’onere di provare l’adempimento e quindi lo svolgimento dell’orario come dedotto in contratto nonché la corresponsione della retribuzione spettante al ricorrente.
La versione descritta in ricorso ha trovato riscontro nelle deposizioni rese dai testi. Il ricorso deve pertanto essere accolto”. Il tribunale cittadino ha condannato la società a pagare 3200 euro al giovane e circa 1500 euro di spese legali. Questa la sentenza di primo grado che ha fatto giustizia per un ennesimo caso di presunto sfruttamento.