Parco di Sant’Anna, il Consiglio di Stato: niente maxi risarcimento alla Valore

7 dicembre 2022 | 15:44
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Parco di Sant’Anna, il Consiglio di Stato: niente maxi risarcimento alla Valore

La sentenza chiude il contenzioso con l’amministrazione comunale dopo l’annullamento del progetto

Definitivo pericolo scampato per il Comune di Lucca a cui erano stati richiesti oltre 23 milioni di euro di risarcimento danni dalla Valore spa di Prato, attualmente in liquidazione. Già 5 anni fa il Tar aveva bocciato il ricorso della società ma ora anche il consiglio di Stato ha respinto l’appello principale e dichiarato improcedibile l’appello incidentale, con la sentenza pubblicata ieri (6 dicembre) chiudendo la fase di merito del contenzioso milionario che verteva su alcune delibere poi revocate per la realizzazione di un complesso immobiliare a Sant’Anna.

La vicenda è iniziata in realtà con la nota inchiesta della procura che aveva portato ad arresti e indagati a piede libero nell’operazione Volpe nel deserto, terminata poi con le assoluzioni definitive da parte della suprema corte di Cassazione nel 2019.

Nel mirino all’epoca erano finiti anche l’allora sindaco e l’allora assessore, poi assolti in via definitiva. In particolare erano finite nella lente di investigatori e inquirenti anche due operazioni urbanistiche legate alla Valore spa: quella per ristrutturare lo stadio e quella per realizzare un mega complesso immobiliare nel parco di Sant’Anna. Dopo le fine delle vicende penali ora si registra anche la fine del contenzioso amministrativo con la sentenza dei giudici di Palazzo Spada che hanno dato torto alla società e ragione al Comune di Lucca che ora può decisamente tirare un sospiro di sollievo.

La vicenda era partita con l’adozione del piano attuativo da parte del commissario prefettizio: soltanto nel 2011 il consiglio comunale approvò una variante al regolamento urbanistico e una al piano strutturale che, come ricapitolano i giudici, “dopo aver preso atto che, in alcune Utoe, tra cui quella ove si colloca il Parco Sant’Anna, si erano verificati degli sforamenti delle capacità edificatorie residenziali consentite dallo stesso piano strutturale e dopo aver, altresì, riconosciuto che tali sforamenti erano dovuti ad incongruenze ed errori materiali interni allo stesso piano strutturale, redistribuiva, tra le Utoe che le avevano consumate, le volumetrie in eccedenza non utilizzate in altre Utoe, nel rispetto del complessive capacità edificatorie del territorio comunale”.

Ma già il 17 gennaio del 2012 venne notificata alla Valore la comunicazione di avvio del procedimento di annullamento d’ufficio della delibera del commissario straordinario di adozione del piano e, nonostante le osservazioni presentate dall’interessata, il consiglio comunale di Lucca, nella seduta del 15 marzo, aveva la delibera di adozione del piano.

Nella stessa seduta, il Consiglio revocò anche la variante al piano strutturale adottata nel 2011 ed approvò una variante al regolamento urbanistico, privando sostanzialmente l’area di proprietà della società delle sue originarie destinazioni urbanistiche. Secondo i giudice del Tar si agì legittimamente in autotutela. Secondo l’esame di quegli atti da parte dei giudici infatti “gli standard urbanistici risultano allocati in maniera difforme alle previsioni del regolamento urbanistico, oltre che risultare del tutto sottodimensionati. Invero, a fronte degli standard stabiliti pari a 39.516 metri quadrati, quelli previsti nel progetto di piano attuativo adottato sono di soli 27.238,38 (doc. 24 e doc. 23) ed anche la perimetrazione del comparto si palesa diversa considerata l’assenza di una particella invece inserita nel perimetro tracciato dalla scheda grafica”. Per il Tar quindi il Comune di Lucca fece bene ad annullare tutto. E soprattutto ora anche secondo il consiglio di Stato.

Dopo aver chiuso con 700.000 euro il contenzioso con l’Ati- Associazione temporanea di imprese Pa.Co., alla quale erano stati appaltati i lavori ex Piuss alla caserma Lorenzini e che chiedeva oltre 7.000.000 di euro per lo scioglimento del contratto avvenuto nel 2016, adesso l’amministrazione Pardini può tirare un sospiro di sollievo. “La conclusione di questo contenzioso è per noi di fondamentale importanza – dichiara l’assessore alle finanze Moreno Bruni – . Se infatti è vero che già la sentenza del Tar del 2017 aveva dato una direzione precisa alla vicenda, tuttavia con il pronunciamento del Consiglio di Stato possiamo dire di aver rimosso una sorta di spada di Damocle che pendeva sui conti del Comune. Adesso rimane aperto dinanzi al Consiglio di Stato un contenzioso con un privato cittadino e altre piccole cose rimangono ancora da sistemare, ma nel complesso siamo soddisfatti”.