La lite nel parcheggio, poi le coltellate e il tentativo di dare fuoco al cadavere: il figlio del meccanico davanti al gip

Domani l’interrogatorio di garanzia. E’ stato il 30enne a indicare ai carabinieri dove aveva abbandonato il corpo
Sarà interrogato dal gip domani (14 dicembre) il 30enne fermato dai carabinieri di Pistoia con l’accusa di aver ucciso il padre, Massimiliano Matteoni, 54 anni, residente a Spianate, nel comune di Altopascio. E’ stato lui, incalzato dagli inquirenti, a dire dove aveva abbandonato il cadavere del meccanico, dopo avergli inferto 8 coltellate nel parcheggio dove i due si erano incontrati e aver tentato di dare fuoco al cadavere. La terribile verità è emersa dopo che il giovane si è presentato spontaneamente alla caserma dei carabinieri.
Un orrore che si è consumato, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, attorno alle 23 di domenica sera (11 dicembre). Padre e figlio si sono incontrati in un parcheggio di Chiesina Uzzanese. Qui è scoppiata una furibonda lite tra i due, per motivi da chiarire ma che potrebbero aver a che fare con questioni di denaro: secondo l’accusa, è stato a quel punto che il 30enne ha estratto un coltello e colpito più volte il padre. Poi con l’auto lo avrebbe trasportato in località Cessana, nel comune di Buggiano, dove avrebbe tentato di dargli fuoco. Non riuscendoci lo ha poi abbandonato, secondo i carabinieri, nella scarpata dove poi è stato ritrovato dai militari del nucleo investigativo di Pistoia e da quelli della locale stazione.

Il sopralluogo nel bosco degli orrori è stato lungo e complesso, perché lo scenario che si è presentato davanti agli investigatori si è rivelato piuttosto composito: c’erano anche tracce di trascinamento del cadavere, che sarebbe stato gettato già da una strada di campagna, nella boscaglia. Mentre si cerca ancora il coltello di cui il figlio si sarebbe disfatto dopo il delitto, la salma della vittima è stata trasferita all’ospedale di Pistoia, in attesa degli esami autoptici. Ad Altopascio i conoscenti e gli amici di Matteoni sono sotto choc. Il meccanico viveva in un’abitazione di via Bruno Nardi a Spianate, con la attuale compagna con la quale si era rifatto una vita dopo il matrimonio da cui era nato il 30enne fermato dai carabinieri.
Cordoglio è stato espresso dalla sindaca Sara D’Ambrosio: “Ho letto alcune cose che amici e conoscenti hanno scritto su di lui e immagino quanto possa essere grande il dolore. Un dolore che attraversa più famiglie, che lascia senza parole, che riempie di domande, di perché. Come comunità restiamo ancora una volta attoniti, raccolti in questa tragedia familiare che fa male ed esprimiamo tutta la nostra vicinanza e tutto il nostro affetto ai familiari di Massimiliano, ai suoi amici, a tutti coloro che gli volevano bene. Mi rendo conto che non ci sarà mai giustizia capace di ripagare il senso di disperazione, ma la giustizia farà il suo corso. Deve fare il suo corso”.