Affari dei clan in Lucchesia, al vaglio le rivelazioni di un pentito

L’uomo si spostava tra la provincia e Santa Croce sull’Arno: ha fatto condannare un ex poliziotto corrotto
Un neo collaboratore di giustizia ritenuto attendibile, sta facendo tremare alcuni clan di camorra per i quali agiva sia in Campania sia in Lucchesia e nel Pisano a Santa Croce sull’Arno. Un ex poliziotto infedele, per gli inquirenti, condannato in Appello a Napoli a 6 anni di reclusione per essere un informatore del clan camorristico Moccia, in attesa della sentenza definitiva da parte della Cassazione, è stato condannato anche a un maxi risarcimento nei confronti del Viminale. La corte dei Conti, infatti, ha condannato Salvatore Zimbaldi alla restituzione della metà dei compensi percepiti in dieci anni di attività, che si traducono in 255mila euro.
Il 50enne originario di Casoria, in provincia di Napoli, per la magistratura si era costruito una vita professionale di copertura prestando le competenze acquisite in polizia e mettendole a servizio del clan Moccia. Dalle indagini è emerso anche che l’ex poliziotto favorisse anche l’incontro tra i clan, trasmettendo i contatti, come pure è noto il suo legame con imprenditori legati ai Moccia.
Legami da cui sarebbero scaturiti diversi favori. Dai processi penali in primo e secondo grado, è emerso che il poliziotto era “asservito al clan, svolgendo attività tale da valergli una condanna per associazione per delinquere di stampo mafioso”. Come anticipato pochi giorni fa dal sito web di Repubblica. Per i magistrati contabili si configura il danno da disservizio, che vuol dire: “La distrazione delle energie lavorative del dipendente dai suoi compiti istituzionali, in favore di attività di carattere illecito di rilievo penale, con conseguente disutilità della spesa sostenuta” dal ministero dell’Interno. L’avvocato di Zimbaldi ha respinto le accuse al mittente ed ha chiesto “di attendere la sentenza definitiva della Cassazione”. Il legale ha ricordato i riconoscimenti ricevuti dal suo assistito nel corso della carriera, la serietà, la sua condotta e la diligenza mostrata nel lavoro. Tuttavia, questo non è bastato a convincere i magistrati, come neppure la presunta “l’inattendibilità dei collaboratori di giustizia”, in quanto i giudici hanno dichiarato che “l’assunto difensivo non può essere condiviso, risultando evidente l’alterazione del rapporto lavorativo”.
Lucca e Pisa nelle indagini della Dda di Napoli
La città di Lucca e quella di Pisa fanno la loro comparsa sia nelle carte della magistratura contabile sia in quelle della Dda napoletana proprio per via di un collaboratore di giustizia. Salvatore Scafuto, infatti, temendo per la sua vita ha saltato il fosso e deciso di pentirsi, nei mesi scorsi, raccontando ai giudici antimafia napoletani molte cose a sua conoscenza. Tante le domande che gli inquirenti gli stanno facendo anche in riferimento al periodo in cui viveva in Toscana, tra Lucca e Pisa, Si parla degli anni a cavallo del 2012. Il camorrista ora pentito sta svelando molti retroscena e fatti tra cui anche quelli riferiti all’ex poliziotto ora condannato anche di giudici contabili.
Le rivelazioni del pentito e il periodo toscano tra la Lucchesia e il Pisano nelle carte del processo della Dda napoletana e tuttora al vaglio sia dei giudici antimafia campani sia di quelli fiorentini
Si legge nelle carte processuali sul processo al clan Moccia, finite anche in quelle della corte dei Conti. “La stessa sentenza d’Appello dà conto, altresì, delle convergenti dichiarazioni di un altro collaboratore di giustizia (Scafuto Salvatore, ex senatore del Clan Moccia) riguardo la posizione dello Zimbaldi all’interno del clan Moccia; lo Scafuto, oltre a riconoscerlo in foto, lo descrive quale latore di imbasciate per conto dei germani Moccia Antonio e Moccia Luigi (in particolare riferisce che nel 2012, a seguito dell’agguato ai propri danni da parte dell’Angelino e della sua successiva fuga in Toscana, Moccia Luigi e Mazza Anna avevano inviato a Lucca il predetto Zimbaldi per invitare Scafuto a rientrare in gioco… e collaborare col Pellino e l’Angelino, una volta rientrato ad Afragola, il predetto poliziotto si era inoltre recato a fargli visita circa venti di volte per riportargli imbasciate del gruppo dirigenziale dei Moccia). Il medesimo Salvatore Scafuto faceva poi ulteriori, importanti precisazioni attinenti lo Zimbaldi: in quel periodo, dopo aver subito l’attentato mi ero trasferito in Toscana, precisamente tra Pisa e Lucca; e lì venne a trovarmi Salvatore il poliziotto detto Totore il chiattone di cui ho parlato, parente di Franco Vilardi, altro poliziotto. Questo Salvatore è ancora in servizio (poi destituito nel 2020 ndr) ed è stato anche scorta del presidente della Regione Caldoro. Attualmente è molto dimagrito. Questo Salvatore l’ho visto sempre a casa dei Moccia, da quando lo conosco. Se non sbaglio sta in Questura alla Medina. Venne da me a riferirmi che aveva parlato con Gigino Moccia che mi mandava a dire che non dovevo preoccuparmi, che dovevo dare una mano ai ragazzi, che in quel momento operavano sul territorio, e che dovevo stare tranquillo e aiutarli. Nella parte in cui fanno riferimento al fatto che io non dovevo occuparmi del servizio ma solo di Afragola, intendeva dire che non mi sarei dovuto occupare del traffico di stupefacenti ma solo di portare a compimento le estorsioni che loro ponevano in essere e che non riuscivano a chiudere. Salvatore il poliziotto mi ha chiamato al telefono e mi chiese dove potevamo incontrarci, ed io gli diedi appuntamento a Santa Croce sull’Arno, ovvero in un posto diverso rispetto a quello in cui stavo”.
Le dichiarazioni dello Scafuto concernenti gli incontri avvenuti con lo Zimbaldi in circa una ventina di occasioni nell’arco dell’anno successivo a quello avvenuto in Toscana, in alcune delle quali era presente altro esponente del clan Pasquale Puzio, hanno trovato rilevante riscontro, secondo i giudici, nella circostanza che lo stesso Zimbaldi dava atto nel corso di alcune intercettazioni ambientali di conoscere bene il predetto Pasquale Puzio. Sul lungo periodo vissuto tra Pisa e Lucca del neo collaboratore di giustizia e sulle sue rivelazioni riguardanti la Toscana se ne saprà di più nelle prossime settimane perché le sue “cantate” sono tuttora al vaglio sia della Dda napoletana sia di quella fiorentina.