Ripulisce il conto della donna di cui è tutore legale: noto avvocato radiato dall’albo

Pugno duro del consiglio nazionale forense: “Ha violato la legge e i principi di correttezza e lealtà della professione”
Noto avvocato del foro di Lucca radiato dall’albo in attesa del calcolo definitivo della pena. Nonostante la momentanea riduzione della condanna penale il consiglio nazionale forense ha rigettato il ricorso del legale della Lucchesia contro il provvedimento di radiazione dall’albo precedentemente disposto dal consiglio distrettuale di disciplina di Firenze.
Il professionista 70enne era finito nei guai per essersi appropriato, secondo i giudici, di ingenti somme di denaro di una donna di cui era tutore perché interdetta dal Tribunale di Lucca. La corte di Cassazione lo scorso anno aveva rinviato gli atti del procedimento penale per peculato alla corte d’Appello fiorentina che già aveva diminuito la pena comminata dai giudici lucchesi, riducendola a 3 anni 9 mesi di reclusione, per un nuovo processo di secondo grado, su richiesta della Procura generale che aveva ritenuto eccessiva la diminuzione della condanna di primo grado.
Scriveva infatti la Cassazione accogliendo in parte il ricorso della Procura generale della corte d’Appello di Firenze: “La Corte di appello di Firenze è incorsa in un evidente errore giuridico nel commisurare la pena base per il delitto di peculato, muovendo da una pena inferiore al minimo edittale di quattro anni di reclusione, previsto dall’articolo 314 del codice penale (peculato)”. In primo grado era stato condannato a 5 anni e 6 mesi e 100mila di provvisionale nei confronti della vittima e dei suoi parenti ed eredi dopo il suo decesso. Ma il consiglio nazionale forense a prescindere dal calcolo definitivo della pena che spetterà quindi nuovamente alla corte d’Appello fiorentina stabilire su indicazioni della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati commessi dall’ex avvocato fino al 16 maggio 2008, ha inteso procedere comunque alla sua radiazione.
Lapidarie e dure le parole usate nel provvedimento, assunto “per aver violato la legge penale ed aver agito in dispregio dei doveri di correttezza, lealtà e probità e decoro che l’avvocato deve rispettare nell’esercizio della professione; nonché per aver trattenuto ed utilizzato, per fini diversi dall’incarico ricevuto, denari di proprietà della parte assistita, perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso si appropriava di somme di denaro delle quali aveva il possesso in ragione del suo ufficio di tutore e quindi di pubblico ufficiale di una donna e sua ex assistita interdetta dal Tribunale di Lucca”.
In particolare, stando ai vari resoconti processuali, l’ex avvocato tra il 13 giugno del 2006 e il settembre del 2009, operando sul conto corrente intestato alla signora, avrebbe incassato e comunque utilizzato quali mezzi di pagamento per scopi estranei alla tutela, ben 48 assegni bancari ed uno circolare per un ammontare complessivo di 145mila euro. Inoltre sempre da questo conto corrente tra il 2010 e il 2014 avrebbe prelevato somme contanti per complessivi 38milaeuro per scopi ignoti, ma certamente estranei alla tutela, per i giudici. Con l’aggravante di aver approfittato delle condizioni personali della signora, affetta da gravissima infermità mentale che ha totalmente compromesso le sue funzioni intellettive e critiche. Fatti commessi per i giudici a Viareggio nelle epoche sopra indicate. Per il consiglio nazionale forense a questo punto attendere il calcolo definitivo della pena non ha più importanza e scrive nella sentenza che conferma il provvedimento di radiazione: “I fatti visti sotto l’aspetto disciplinare, integrano certamente le violazioni deontologiche richiamate nei capi di incolpazione, atteso che sono stati commessi in dispregio dei più elementari doveri di correttezza, lealtà, probità e decoro, comportamenti questi ultimi che dovrebbero caratterizzare sempre e comunque l’agire degli avvocati. A nulla rileva poi che le appropriazioni indebite e le omissioni contestate siano state poste in essere nella qualità di tutore e non come avvocato, giacché anche i comportamenti del professionista nella vita privata si riflettono negativamente sull’attività professionale e compromettono l’immagine dell’avvocatura e la credibilità della categoria”. Nessuna prescrizione infine è stata concessa dal consiglio nazionale forense all’ex avvocato. In attesa delle decisioni definitive dei giudici penali, la radiazione comporta la cancellazione del libero professionista dal relativo albo con la conseguente impossibilità di esercizio legittimo della professione.