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Caso Yara verso l’istanza di revisione, il consulente: “A Bossetti negata la possibilità di fare altre analisi”

6 gennaio 2023 | 11:00
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Caso Yara verso l’istanza di revisione, il consulente: “A Bossetti negata la possibilità di fare altre analisi”

Il professor Sergio Novani: “Il processo è stato falsato in tre gradi, secondo noi è sufficiente per presentare la richiesta”

La notizia, annunciata giorni addietro, il 29 dicembre scorso, dell’iscrizione nel registro degli indagati per depistaggio e frode processuale del pubblico ministero Letizia Ruggieri, resa nota dal professor Sergio Novani, insegnante di procedura penale all’università dell’Insubria e consulente del team difensivo di Massimo Bossetti, ha creato non poco “scompiglio”, e commenti, sulle pagine social.

Il gip di Venezia ha chiesto nuove verifiche in merito alla conservazione dei 54 reperti con tracce di Dna che, di fatto, rappresentarono l’architrave dell’impianto accusatorio a carico di Massimo Bossetti,e che, nel dicembre 2019 furono spostati dalle celle frigorifere dall’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio corpi di reato di Bergamo.Spostamento che, secondo la difesa, avrebbe interrotto la catena del freddo deteriorando il materiale biologico e rendendolo inutilizzabile, ma che, da quanto emerso, è avvenuto un anno e due mesi dopo la sentenza definitiva all’ergastolo pronunciata a Roma dalla Corte di Cassazione

L’istanza per chiedere la revisione del processo del muratore di Mapello, condannato all’ergastolo per la morte di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate, in provincia di Bergamo, scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata, tre mesi dopo, morta in un campo, è in fase di stesura.  

Depistaggio sul Dna di Bossetti, il pm indagato per frode processuale. Il consulente viareggino: “A breve la revisione del processo”

Le due vicende processuali, l’indagine sul pm, e il ricorso per la revisione del processo, sono, comunque, due cose separate. Ed è proprio il professor Sergio Novani a fare a chiarezza. 

Cosa vi aspettate dall’indagine di Venezia?

“Abbiamo sentito molti interventi. Credo che sia necessario fare ordine sulla situazione. Il gip ha ordinato l’iscrizione nel registro indagati della pm per frode processuale perchè, e questo sarà oggetto di indagine da parte della procura veneziana, il materiale biologico perfettamente conservato e utile per eventuali analisi è stato nel corso del 2019 oggetto di una serie di provvedimenti che lo hanno destinato definitivamente all’ufficio corpo di reati, il 2 dicembre 2019, dove non c’erano strutture idonee per la conservazione dei 54 campioni, per conservarlo a una temperatura di 70 gradi sotto zero.  Purtroppo non sono stati fatti accertamenti, ma probabilmente non sarà piu’ utilizzabile. Si tratta di un’indagine per fare luce sulle responsabilità di chi ha determinato la distruzione del materiale. La situazione che si è venuta a creare è questa. Ho sentito e letto alcuni interventi di chi ha affermato che se il gip di Venezia avesse individuato situazioni gravi avrebbe sicuramente adottato provvedimenti diversi e più invasivi. Io come semplice professore di procedura penale penso di poter dire che l’unica possibilità per il gip fosse proprio quella di ordinare l’iscrizione nel registro degli indagati del pm e che non avesse altre possibilità, richiamando espressamente una pronuncia della Cassazione. Esclusa, quindi, l’imputazione coatta: il gip non poteva farlo e infatti non lo ha fatto”.

Rispondo cosi a chi ha voluto minimizzare questo provvedimento – prosegue Novani -, io credo che sia davvero “scorretto” considerare questo provvedimento debole: significa non conoscere la procedura penale. Si chiede l’iscrizione nel registro degli indagati solo se ci sono elementi che lo giustificano. Questo deve passare come notizia. Se il gip avesse ritenuto che la persona non dovesse essere iscritta non avrebbe ordinato l’iscrizione”.

Altra questione di cui sento parlare in questi giorni è quella relativa al contenuto di queste 54 provette, il cui materiale ( si afferma, sarebbe assolutamente inutile sotto il profilo degli accertamenti) è stato definito come scarti, rimasugli inservibili, residui di lavorato, e che la difesa si è accanita per ottenere i reperti – aggiunge il professore – Lo stesso gip si è chiesto se il materiale fosse o no sufficiente per successive analisi. Ed è lo stesso gip che ha ricordato le dichiarazioni convergenti del professor Casari e del comandante Lago dei Ris, consulenti nel processo per l’accusa, dove entrambi affermano in modo inequivocabile che il materiale fosse sufficiente per successive analisi. Il gip cosa fa? Sottolinea che queste affermazioni sono state rese senza tentennamenti da persone che hanno preparazione tecnica. Quindi materiale servibile.  Quindi no scarti, no residui. Si tratta di materiale idoneo per nuove analisi, e non si discute”.

Il punto quale è allora?

“Durante il processo la difesa ha chiesto a più riprese di effettuare analisi, analisi mai concesse in tre fasi di giudizio. Nelle sentenze si afferma non ci fosse più materiale biologico. Il materiale di Ignoto 1, le tracce estratte dagli indumenti della povera Yara, si dice sia identico al Dna di Bossetti. Con invito alla difesa di desistere dalle richieste. Cosa è accaduto?Il nostro processo non è inquisitorio. Ci sono gli elementi raccolti senza contradditorio, dal pm, che servono per la richiesta di rinvio a giudizio, ma la prova si forma in dibattimento. In questo processo, invece, il pm ha fatto i suoi accertamenti, per rinviare a giudizio Massimo Bossetti. Abbiamo chiesto l’ incidente probatorio, poi, arrivati alla prima udienza dibattimentale, la consulenza dei Ris, che contiene tutti i risultati del Dna trovati su Yara, è entrata a far parte del fascicolo come accertamento irripetibile, in quanto si è ritenuto che il materiale biologico fosse esaurito. Questa circostanza di assenza di materiale viene confermata anche dalla sentenza di secondo grado e in Cassazione. Nessuno in tre gradi di giudizio ha detto, invece, che il materiale per fare altre analisi c’era, negando all’imputato, poi condannato, la possibilità di vedersi formare la prova in dibattimento”.

Il Dna di Ignoto 1 è uguale a quello di Bossetti, è sempre stato detto

I nostri genetisti non sono d’accordo. Ma non mi interessa questo, mi interessa che nel processo sia stata negata la possibilità di fare altre analisi sulle 54 provette. Per 3 gradi di giudizio nessuno ha ritenuto opportuno alzare la mano, per dire che i reperti biologici c’erano per fare nuove analisi. I tre gradi di giudizio sono stati falsati”

Ultima questione, la richiesta di revisione

“Ci stiamo lavorando, sarà depositata nei prossimi mesi”.

Su quali prove nuove?

“Io penso che a qualcuno sfugga il particolare della revisione: il condannato non deve trovare prove della propria innocenza, negatagli, ma deve minare la prova della propria colpevolezza. Che il processo sia sfalsato in tre gradi, secondo noi è sufficiente per presentare istanza di revisione. Nessuno punta il dito contro nessuno, meno che mai contro il pm, siamo garantisti. Ma lo spostamento dei reperti al corpo di reati è un fatto che va indagato. Ora, dopo 3 anni, non saranno utilizzabili. La prova si forma in dibattimento e ciò è stato negato. Lo ribadisco, e questo sarà oggetto di richiesta di revisione. L’esistenza dei 54 reperti, se fosse stata conosciuta dai giudici durante i 3 gradi, mai sarebbe entrata la consulenza Ris come irrepetibile. E’ in dibattimento che nasce la prova”.