Caso Gambirasio – Bossetti, il consulente viareggino si “scaglia” contro i media: “Troppe falsità”

15 gennaio 2023 | 12:15
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Caso Gambirasio – Bossetti, il consulente viareggino si “scaglia” contro i media: “Troppe falsità”

Il professor Sergio Novani: “Gli stessi consulenti dell’accusa riconoscono come quel Dna fosse validissimo per nuovi accertamenti”

Sul caso di Yara Gambirasio il consulente viareggino, professor Sergio Novani, insegnante di procedura penale all’università Insubria, si scaglia contro i media: “Si sentono troppe falsità sul caso di Massimo Bossetti”.

Ho visto nell’ultimo periodo diverse trasmissioni televisive, nelle quali si parla del provvedimento di Venezia, con il quale il gip ha ordinato l’iscrizione della pm del processo Bossetti, dottoressa Letizia Ruggeri, al registro degli indagati per il reato di frode processuale – spiega -. Si sente dire, un po’ dappertutto, che questo provvedimento è solo e soltanto un semplice “atto dovuto”… insomma, un atto che doveva necessariamente essere adottato, facendo emergere l’idea che si tratti di un provvedimento che non ha nessun rilievo, né importanza per il processo Bossetti. Credo che considerare quel provvedimento come un semplice e irrilevante “atto dovuto”, sia decisamente gravissimo. Un giudice esamina i fatti che gli vengono sottoposti e non ordina, senza giustificazione, l’iscrizione a ruolo di un qualsiasi cittadino. Il gip di Venezia ha accertato un fatto penalmente rilevante, in merito alle 54 provette contenenti il Dna misto di Ignoto 1 e della povera Yara  estratto da slip e leggins, ndr),spostate dall’ospedale San Raffaele, in cui erano custodite, ad 80 sotto zero, all’ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo, dove sono state conservate a temperatura ambiente. Quindi, sentir parlare dell’ordine di iscrizione della pm come semplice ed irrilevante atto dovuto, credo che sia davvero minimizzare un fatto gravissimo. Il gip ha ordinato quella iscrizione perché evidentemente ritiene che ci siano indizi tali da determinare una iscrizione al registro degli indagati. Altro che atto irrilevante e dovuto”.

Si sente poi dire sui media – prosegue Novani – che le 54 provette non contengono materiale biologico necessario per l’identificazione, insomma, non contengono Ignoto uno, quindi sarebbe inutile fare accertamenti. Anche qui è bene fare chiarezza una volta per tutte. Il professor Casari, consulente dell’accusa, che conservava quelle 54 provette all’ospedale San Raffaele, e il comandante dei Ris Lago, interrogati dal procuratore generale di Venezia, hanno riconosciuto, senza alcun dubbio, che quel materiale biologico fosse assolutamente idoneo per effettuare nuove analisi per identificare Ignoto 1.Diffondere la notizia che quel Dna non sia idoneo ai fini dell’identificazione è gravissimo, perché non corrispondente alla verità dei fatti. Far passare poi l’ulteriore notizia che in realtà quelle 54 provette contengono solo materiale di scarto, è altrettanto gravissimo, visto e considerato che gli stessi consulenti dell’accusa riconoscono come quel Dna fosse validissimo per nuovi accertamenti. Inoltre, far passare l’ulteriore notizia che, in ogni caso, le analisi di quelle 54 provette, non determinerebbero nessuna conseguenza per Massimo Giuseppe Bossetti, è altrettanto falso. Per tre gradi di giudizio le sentenze ci hanno detto che il materiale biologico fosse esaurito. Oggi sappiamo come il materiale ci fosse e fosse idoneo perché la prova si formasse in dibattimento, e non si formasse, come è accaduto, nella fase di indagini. Far passare tutto questo come qualcosa di irrilevante, costituisce un’offesa ai cittadini, tenuto conto che le sentenze vengono pronunciate in nome del popolo italiano”.

“Lo ripeto fino allo sfinimento – ribadisce -: la prova contro una persona si deve formare in dibattimento. A Massimo Bossetti è stato negato il diritto sacrosanto di veder formare la prova della sua colpevolezza in dibattimento. Lo sappiamo tutti, nessuna analisi è stata consentita a Bossetti, il quale non ha neppure potuto analizzare i reperti, in primis slip e leggins, dai quali erano state estrapolate le tracce di dna. La consulenza dei Ris è stata acquisita al fascicolo del dibattimento, nonostante si sapesse che ci fosse materiale biologico, le famose 54 provette, idoneo ad effettaure accertamenti in dibattimento. Insomma, quella consulenza mai sarebbe potuta entrare nel processo se solo si fosse detta la verità, ovverosia che c’era materiale biologico a sufficienza per effettuare nuove analisi. Tutto questo dovrebbe essere sconvolgente ed invece viene minimizzato”

“Si è sentito dire, sempre dai media – aggiunge- che Bossetti ed il suo team hanno poco da lamentarsi, perché il miglior materiale biologico, il famoso 31 G20, è stato consumato nella fase delle indagini. Ma si smarrisce il punto fondamentale: non solo le 54 provette contengono materiale per fini identificativi per effettuare analisi ma si dimentica che se il 31 G20, dichiarato in quantità abbondante, è stato esaurito per analisi, ciò significa che qualcuno ne abbia utilizzato una quantità sconsiderata, sottraendo questo materiale all’accertamento nel processo. Anche questo fatto dovrà essere indagato opportunamente dalla Procura di Venezia.Sento dire, infine, che non ci sia quindi nessun elemento nuovo per sostenere una revisione del processo. Ebbene, forse si dimentica che le sentenze hanno ritenuto esaurito il materiale biologico, materiale che, invece, è contenuto nelle famose 54 provette. Quindi sono stati falsati tre gradi di giudizio e l’elemento nuovo, per la revisione, consiste proprio nel fatto che quel materiale biologico, le 54 provette, se conosciuto dai giudici nei tre gradi di giudizio, poteva essere utilizzato per far emergere la prova in dibattimento. In conclusione, si sentono troppe notizie false”.

“La verità  – conclude – è che a Massimo Bossetti è stata negata la possibilità concreta di difendersi, è stato negato il diritto sacrosanto ad un processo equo”.