Asse suburbano, si va al Consiglio di Stato: il Comune impugna la sentenza del Tar che ha annullato l’ok al progetto

Dopo la diffida dei Monteriso, anche la nuova amministrazione tira dritto: in ballo 7 milioni di euro per l’infrastruttura
Asse suburbano, il contenzioso arriva sul tavolo del Consiglio di Stato. Il Comune di Lucca, infatti, ha impugnato la sentenza del Tar di Firenze dello scorso autunno, che aveva annullato la delibera comunale di reiterazione del vincolo espropriativo per alcuni terreni all’interno del progetto di fattibilità tecnica ed economica relativo ai lavori di realizzazione della nuova infrastruttura tra la rotatoria di via dell’Acquacalda e la rotatoria di viale Castracani, per un valore di oltre 7 milioni di euro.
Il consiglio comunale aveva approvato la spesa con 20 voti a favore e 4 astenuti, sui 24 consiglieri presenti al momento del voto la scorsa primavera. Il Tar aveva annullato la delibera di marzo scorso, quando era ancora al governo della città l’amministrazione di centrosinistra. La mancanza di motivazioni specifiche che spieghino bene il perché della riproposizione del vincolo espropriativo ha fatto la differenza. I giudici amministrativi hanno sottolineato in sentenza che sul punto controverso e accolto va evidenziato che la delibera impugnata si limita ad argomentare che l’approvazione del progetto di cui trattasi, in variante al regolamento urbanistico, comporta la reiterazione del vincolo preordinato all’esproprio, senza valutare alternative del tracciato che pur esistono e sarebbero più “logiche”. Un mistero quello alla base della vicenda e del contenzioso giudiziario, perché c’è una strada che invece di andare dritta da un punto all’altro fa una inspiegabile curva spaccando in due una proprietà privata, ma il progetto originario del 1958 prevedeva ovviamente un tracciato in linea retta.
Chissà perché è poi comparsa nei progetti successivi questa curva. Una stranezza ancora da chiarire. E anche i giudici sottolineano in sentenza le possibili alternative come da piano regolatore del 1958 che conteneva il progetto originario poi modificato. Ad ogni modo, è stato quindi accolto dal Tar di Firenze uno dei tre motivi di ricorso della signora Lea Fontana e dei figli Massimo e Andrea Monteriso, contro la delibera del Comune di Lucca, esattamente la delibera 19 del 15 marzo scorso. L’atto revocava la precedente delibera 110 del 16 novembre del 2021 e contestualmente approvava il progetto di fattibilità tecnica ed economica, da 7 milioni di euro, di un’opera pubblica inerente la realizzazione del nuovo asse suburbano tra la rotatoria di via Dell’Acquacalda e la rotatoria di viale Castracani e contestuale adozione di variante al regolamento urbanistico “con riferimento al tracciato del tratto B e nella parte in cui lo stesso attraversa la proprietà dei ricorrenti, da via Vecchia Pesciatina (dove risiedono i ricorrenti) fino alla rotatoria di via Castracani”.
Una vicenda che si trascina da tempo ma che si ripropone all’attualità. Già dopo l’annuncio del novembre dello scorso anno che si sarebbe proceduto con la realizzazione dell’opera, la famiglia Monteriso si era di nuovo rivolta ad un legale, l’avvocato Veronica Dini, e dopo un incontro avuto in Comune, aveva presentato una diffida a Palazzo Orsetti. Chiedendo di non approvare il progetto dell’asse suburbano così come concepito. Suggerendo di modificare il tracciato nel punto in cui rischia di dividere in due la proprietà dei Monteriso. Il progetto, come ormai noto, partito 15 anni fa, riguarda la strada di collegamento, dalla via del Brennero al futuro casello autostradale di Mugnano, che ha la finalità di ridurre il carico di traffico sulla circonvallazione, collegando la Garfagnana all’autostrada.
Un’ordinanza del Consiglio di Stato di ieri (19 gennaio) ha sospeso tutto, al momento, nella fase cautelare del processo di secondo grado, ma solo in attesa della fissazione della data per l’udienza di merito. Anche la nuova amministrazione comunale ha proseguito, come la precedente, nel non “trattare” con la famiglia come confermato dall’avvocato Veronica Dini che invece era disponibile a un incontro per provare almeno a cercare una soluzione stragiudiziale al contenzioso. La parola passa dunque ai giudici di Palazzo Spada per la decisione finale.